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Startup innovative | Rifinanziate le agevolazioni Smart&Start


È stata rifinanziata con 108 milioni di euro Smart&Start, la storica misura agevolativa che, dal 2014, supporta i progetti delle startup innovative in ambito digitale, favorendo la nascita di nuove realtà.

Nell’ultimo decennio, in un mercato sempre più orientato all’innovazione, le startup sono diventate destinatarie di importanti misure agevolative.

In Italia vengono emanati costantemente bandi che favoriscono la crescita e l’affermazione delle “imprese emergenti”.

In realtà, però, lo strumento per eccellenza, che rafforza e supporta la crescita delle startup innovative e di tutte le attività imprenditoriali innovative, è la misura Smart&Start, attiva dal 2014, con uno sportello costantemente ricettivo, senza graduatorie o scadenze.

Gestita da Invitalia a valere sui fondi del MIMIT, l’agevolazione ha subìto, nel corso degli anni, alcuni cambiamenti, con l’introduzione di specifici oneri ma anche di aspetti migliorativi, tra cui la riconversione del debito a determinate condizioni.

Da ultimo, la principale novità riguarda il rifinanziamento della misura, nel mese di giugno 2023: con due Decreti, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha movimentato 108 milioni di euro, provenienti dal Fondo per la crescita sostenibile e del Programma nazionale “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027”.

In particolare, 8 milioni sono stati destinati agli investimenti di startup innovative localizzate nelle regioni del Centro Nord (compreso l’Abruzzo), mentre i restanti 100 milioni finanzieranno le iniziative imprenditoriali e innovative delle regioni insulari e del Sud.

I sette requisiti di una startup innovativa

  • società di capitali (non derivante da fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda)
  • impresa nuova o costituita da non più di 5 anni (società di capitali)
  • residenza in Italia o in un altro Paese SEE (con filiale o sede produttiva o in Italia)
  • fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
  • nessuna quotazione
  • nessuna distribuzione di utili (passati o presenti)
  • oggetto sociale esclusivo o prevalente: sviluppo, produzione e commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico

Fonte: articolo 25 del DL 179/2012

I beneficiari dell’incentivo

Smart&Start è una misura agevolativa che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative ad alto contenuto tecnologico. Con i fondi vengono finanziati i progetti e i piani d’impresa che presentino caratteristiche precise, finalizzati allo stimolo di una innovativa cultura imprenditoriale che punti sull’economia digitale.

Le spese ammissibili all’agevolazione dovranno essere comprese tra i 100mila euro e il milione e mezzo (1,5 milioni).

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Il finanziamento alla startup è regolato a tasso “0” e non richiede alcuna garanzia.

Il richiedente dovrà risultare una startup innovativa, secondo la definizione normativa (v. riquadro correlato), ovvero una giovane realtà operativa da meno di cinque anni, iscritta nella Sezione speciale del Registro delle Imprese. In realtà è possibile richiedere l’agevolazione anche senza il requisito costitutivo.

Infatti, possono presentare domanda anche le persone fisiche, organizzate in team, a condizione che si impegnino formalmente a costituire una startup innovativa, entro e non oltre trenta giorni dalla comunicazione ufficiale di ammissione alle agevolazioni.

Se non si rispettano i termini, il beneficio decade. Il bando, poi, non stabilisce limiti geografici, ammettendo alla partecipazione anche gli italiani residenti all’estero: si favorisce il rientro dei cosiddetti cervelli nazionali – strategia politica e operativa su cui si punta da qualche anno, soprattutto da quando, nel 2020, è stata evidenziata l’importanza delle risorse umane italiane.

Se il Bel Paese ha bisogno di innovazione, la contropartita da offrire ai ricercatori deve essere valida: le competenze che, oggi, arricchiscono i competitor internazionali vanno pagate bene per far sì che questi decidano di tornare a casa.

Allo stesso tempo, possono presentare domanda anche i cittadini stranieri in possesso di una “startup Visa” – una sorta di certificazione che il MIMIT concede agli imprenditori extra UE intenzionati ad avviare in Italia, singolarmente o in team, una nuova startup innovativa. Sono altresì ammesse le persone giuridiche straniere, a condizione che abbiano, o si impegnino ad avere, una sede operativa in Italia.

Startup innovativa, la definizione normativa

Nascono negli USA, negli anni ’70, ma solo da 20 anni in Europa si parla di startup, con un’accezione di modernità e progresso tecnologico produttivo. Nel tempo, quindi, è stato necessario ridisegnarne un contorno normativo: in Italia, l’articolo 25 del DL 179/2012 definisce la startup come una società di capitali (non derivante da fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda), anche in forma cooperativa, che risulti newco o costituita da meno di 60 mesi. Deve essere residente sul territorio nazionale o nello SEE, ma la sede produttiva o la filiale dovrà sempre risultare in Italia. Il fatturato annuo dovrà essere inferiore a 5 milioni di euro e non è ammessa la quotazione e la distribuzione di utili; l’oggetto sociale esclusivo o prevalente dovrà afferire allo sviluppo, produzione e commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico. L’aspetto “innovativo” è rinvenibile con la presenza di uno dei tre requisiti proposti: (1) una spesa in R&S pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione, (2) l’impiego di personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 di laureati magistrali), il possesso (deposito o licenza) di almeno un brevetto o un software registrato.

Come per ogni bando pubblico, le imprese richiedenti dovranno possedere i classici requisiti di regolare iscrizione alla CCIAA, il pieno e libero esercizio dei propri diritti, l’assenza di procedure concorsuali e la regolarità in materia di normative edilizie, del lavoro et similia. Non saranno ammesse le imprese in liquidazione o che hanno avuto problemi con precedenti finanziamenti statali, nonché quelle con soci o management condannati in via definitiva per specifici reati.

L’agevolazione, tra progetti e spese

Ma, nel dettaglio, in cosa consiste l’agevolazione prevista da Smart&Start? Ebbene, qualora approvato, il beneficio è rappresentato da un finanziamento, a tasso zero e senza richiesta di garanzia, che copra fino all’80% delle spese ammissibili, con alcune eccezioni.

Il finanziamento non potrà avere una durata superiore ai 10 anni e il rimborso inizia dopo 12 mesi dall’erogazione dell’ultima quota dell’agevolazione, con rate semestrali a fine maggio e a fine novembre. Bisogna, poi, capire quali siano le spese ammissibili e cosa si intende per progetto.

Partiamo proprio da quest’ultimo, che dovrà presentare specifiche peculiarità e, nel dettaglio, almeno una delle tre caratteristiche richieste, ovvero (1) realizzare un significativo contenuto tecnologico e innovativo, (2) essere orientato allo sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’Internet of Things e, infine, (3) mostrare una valorizzazione economica dei risultati della ricerca pubblica e privata.

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Secondo i dati di luglio 2023, in 9 anni l’agevolazione ha raggiunto 1.479 startup, con 582 milioni di euro che hanno attivato investimenti per 757 milioni.

Il progetto, poi, dovrà essere caratterizzato da un piano d’impresa che preveda la produzione di beni e l’erogazione di servizi, anche in collaborazione con Digital Innovation Hub, organismi di ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa.

Per la realizzazione progettuale, la startup dovrà logicamente affrontare delle spese: una quota di queste (fino all’80%) sarà finanziata da Invitalia, il soggetto gestore della misura. Dunque, per poter rientrare tra quelle previste dalla normativa, le spese dovranno riguardare beni di investimento, servizi, spese del personale e costi di funzionamento aziendale.

Potranno anche essere destinate a immobilizzazioni materiali (come impianti e macchinari, esclusivamente nuovi) e immobilizzazioni immateriali, tra cui brevetti, know-how e licenze.

Tra le altre spese coperte dal finanziamento ci sono tutti i servizi funzionali alla realizzazione del piano d’impresa, tra cui consulenze specialistiche tecnologiche, spese del personale dipendente – connesso al progetto innovativo – i costi per il marketing e i servizi di incubazione/accelerazione di impresa.

Donne, giovani e Sud: le eccezioni

La “regola base” di Smart & Start stabilisce una percentuale di copertura non superiore all’80% delle spese ammissibili. Tuttavia, ci sono le dovute eccezioni: si può arrivare anche al 90 qualora la startup risulti costituita interamente da donne e/o da giovani under 36, ma anche nel caso in cui nel team sia presente un esperto con PhD (conseguito da non più di 6 anni) impegnato stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica da almeno un triennio (e intenzionato a tornare in Italia).

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Da luglio 2022, le imprese potranno richiedere, via PEC, la riconversione del debito in fondo perduto, qualora siano oggetto di investimento da parte di terzi, a condizioni specifiche.

Sono poi previste ulteriori eccezioni in favore di altre due categorie: per le startup innovative residenti nel Mezzogiorno c’è uno “sconto” particolare.

Queste, infatti, dovranno restituire solo il 70% di quanto ricevuto in finanziamento, e potranno godere di un contributo a fondo perduto pari al 30% del mutuo.

Quest’ultima agevolazione (30%) è stata estesa, con il Decreto Rilancio del 2020, anche alle startup innovative localizzate nel Cratere sismico del Centro Italia.

In realtà sarebbe possibile anche finanziare una parte di capitale circolante, non superiore al 20% del totale ammissibile, ma il richiedente dovrà dimostrare la necessità di esigenze finanziarie, per sostenere spese specifiche, quali materie prime, servizi necessari allo svolgimento delle attività dell’impresa (hosting e housing) e godimento di beni di terzi.

Attenzione a un dettaglio temporale: le spese per la realizzazione dei piani d’impresa verranno ammesse al beneficio solo se sostenute entro 24 mesi dalla firma del contratto tra il beneficiario e Invitalia.

Come presentare la domanda?

Smart&Start è un incentivo a sportello, ma non sono previste graduatorie né scadenze. La domanda va presentata solo per via telematica, collegandosi all’apposita pagina di Invitalia dedicata alla misura.

È necessario disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) e se si richiede l’agevolazione in qualità di società già costituita, la domanda va presentata dal rappresentante legale.

Per le società in fieri, ovvero quelle che si costituiranno solo successivamente, deve essere individuata una persona fisica, futuro socio e referente del progetto, in possesso di firma digitale: sarà quest’ultimo ad occuparsi degli aspetti burocratici.

Nei successivi 60 giorni dall’invio dell’istanza segue un’istruttoria, per ordine cronologico. Inizialmente, Invitalia verificherà la formalità della documentazione, l’adeguatezza e la coerenza delle competenze possedute dai soci (ovvero istruzione ed esperienza lavorativa) e, successivamente, passerò alla valutazione tecnica, partendo dal business plan e dal carattere innovativo dell’idea alla base del piano di impresa.

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Fonte: nostra elaborazione DM MIMIT (ex MiSE 24/09/2014)

Nel progetto è fondamentale evidenziare le potenzialità del mercato di riferimento, anche in considerazione del marketing e del posizionamento strategico del business. Questo, perché, in sede valutativa i suddetti aspetti potrebbero offrire maggiori punti, assieme ad altri fattori, tra cui la sostenibilità economica e finanziaria del progetto, e la sua fattibilità tecnologica.

È poi prevista una premialità per le iniziative che attivino collaborazioni con incubatori e acceleratori d’impresa – compresi gli innovation hub e gli organismi di ricerca – e per le iniziative che dispongono di un accordo di investimento con un investitore qualificato.

Sono, infine, favorite le imprese in possesso del rating di legalità e quelle che, operando al Centro-Nord, realizzino piani di impresa al Sud. Terminate le due istruttorie, con esito positivo, verrà allora accordato il finanziamento. In tutti i casi, il progetto sarà costantemente monitorato, durante la sua realizzazione e, qualora si verificassero irregolarità, il beneficio potrebbe essere revocato.

Le novità e il futuro prossimo

È impensabile che, nel corso degli anni, le normative restino immutate, e Smart&Start non fa eccezione. Nel mese di luglio 2022, alla misura agevolativa sono state apportate importanti modifiche, offrendo alle imprese la possibilità di richiedere la conversione del debito, in casi specifici.

Con un apposito Decreto, il MIMIT ha offerto alle startup – in contratto di finanziamento con Invitalia – la possibilità di modificare parte del “prestito” in contributo a fondo perduto, laddove destinatarie di successivi investimenti, effettuati da terzi o da soci persone fisiche.

La quota da commutare, però, non può superare il 50% delle somme apportate dagli investitori e non potrà risultare maggiore della metà del finanziamento stipulato (e già approvato).

Le startup, costituite da meno di 12 mesi, possono ricevere un tutoring tecnico-gestionale, per rafforzare le competenze grazie a un apposito programma strutturato.

Per procedere con il passaggio da finanziamento a fondo perduto, l’investimento dovrà permanere nel capitale per almeno tre anni e, dettaglio fondamentale, dovrà essere in denaro.

Non sono quindi ammessi investimenti in macchinari, ad esempio, o licenze e know-how (e altro). Brutalmente, quindi, solo soldi, pari ad almeno 80mila euro, senza però determinare una partecipazione di maggioranza in capo all’investitore. Non è semplicissima questa procedura di switch, soprattutto perché caratterizzata da molte variabili: tuttavia, qualora ci fossero le condizioni, risulterebbe davvero conveniente.

Un’altra novità, in corso di perfezionamento, riguarda l’aspetto fiscale degli investimenti in startup. È in fase di approvazione una proposta di Legge che contiene misure per la promozione e lo sviluppo delle startup e delle PMI innovative, mediante agevolazioni e incentivi: agli investitori saranno concessi benefici fiscali, esercitabili in sede di dichiarazione dei redditi. Si tratta indubbiamente di un aspetto importante che può favorire, ulteriormente, la crescita del comparto.

Il tutoraggio tecnico-gestionale

Le startup innovative giovani, ovvero costituite da non più di 12 mesi, possono chiedere un servizio di tutoring tecnico-gestionale nella fase di avvio, per essere supportate nella pianificazione finanziaria, nei progetti di marketing e organizzazione aziendale. L’obiettivo del servizio è quello di rafforzare le competenze dei neoimprenditori, grazie all’apporto di un programma strutturato in base alle diverse esigenze del singolo richiedente. I servizi che verranno erogati sono diversi, e consistono in webinar specialistici su ambiti di interesse o possibili servizi di mentorship, con l’affiancamento di un esperto che coadiuvi l’impresa nella gestione degli aspetti manageriali del piano. Al giovane beneficiario Invitalia abbina anche un tutor, a garanzia del servizio, con il monitoraggio attivo per la realizzazione degli obiettivi. Da un punto di vista economico, il servizio di tutoraggio tecnico-gestionale ha un valore che si attesta sui 7.500 euro e può raddoppiare se il richiedente risiede nel Mezzogiorno.

Già nel 2022, secondo gli ultimi dati del Ministero per le Imprese e il made in Italy – in collaborazione con InfoCamere, Unioncamere e Mediocredito Centrale – le startup innovative in Italia hanno raggiunto un valore record, superando le 14.700 unità, e a fine 2023, i risultati dovrebbero essere confermati, grazie a un trend in costante crescita, favorito ulteriormente dalle recenti novità in materia di incentivi agli investimenti e (prossime) detrazioni fiscali.

Dunque, i risultati, dopo anni, sembrano confermare le intuizioni: puntando sul trasferimento tecnologico e sulla valorizzazione economica della ricerca congiunta tra pubblico e privato, la promozione di una nuova imprenditorialità sul territorio nazionale sta dando ottimi frutti. In questo modo, potranno essere valorizzati i risultati dei progetti innovativi e tecnologici, conferendo all’Italia la tanto meritata leadership a livello europeo.