Exatem
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bisogna pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera.
ernesto che guevara
salvatore girone e massimo latorre sono due fucilieri del battaglione san marco (impropriamente chiamati “marò”), arrestati in india il 19 febbraio dell’anno scorso e attualmente al centro di una “guerra” diplomatica tra italia e india; vediamo come si sono svolti i fatti…
la sera del 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, valentine jalstine e ajesh binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco sulla loro barca a largo delle coste del kerala. nello stesso giorno, la marina italiana comunica che è stato respinto un attacco di pirati da due dei sei militari imbarcati in servizio antipirateria a bordo della petroliera enrica lexie. i due soldati hanno aperto il fuoco su quello che, secondo la loro ricostruzione, assomigliava in tutto a uno ”skiffie”, l’imbarcazione generalmente utilizzata dai pirati nell’oceano indiano per assaltare le imbarcazioni commerciali.
il giorno successivo, 16 febbraio, su sollecitazione della guardia costiera indiana, il comandante della petroliera italiana entra nel porto di kochi ufficialmente per l’identificazione di alcuni pirati sospettati di essere gli assalitori della nostra nave. qui i due militari vengono accusati di aver ucciso due pescatori, accusa che viene subito respinta affermando che sono stati sparati solo colpi d'avvertimento come previsto dalle regole d’ingaggio. il 19 febbraio le autorità del kerala prelevano dalla petroliera i due italiani che vengono fermati, interrogati e, fatti alloggiare in una “guest house” della polizia. secondo l’accusa i due pescatori indiani, scambiati per pirati, sarebbero rimasti uccisi dal fuoco dei nostri militari.
fin dall'inizio le autorità italiane assicurano assistenza legale e sostegno materiale ai due militari, mentre sul posto è inviato il sottosegretario agli esteri staffan de mistura per seguire la vicenda sul posto.
a fine febbraio anche il ministro degli esteri arriva in india, prima a nuova delhi, e poi a kochi, per incontrare latorre e girone.
secondo il nostro paese l’incidente è avvenuto in mare aperto, al largo dello stato indiano del kerala con i due marò in servizio anti-pirateria su una petroliera (vedremo in seguito cosa questo significa), la enrica lexie e l'india non ha giurisdizione sul caso dato che la nave si trovava in acque internazionali.
già in questa fase preliminare si riscontrano le prime discordanze tra la versione indiana e quella italiana. stando alla ricostruzione italiana, sostenuta pubblicamente da vari esponenti del governo italiano oltre che dalle autorità della marina militare italiana, lo scontro a fuoco sarebbe avvenuto a 33 miglia nautiche dalle coste del keral e dunque, non in acque territoriali indiane bensì in acque internazionali e questo è il dato forse più importante e proverò a spiegarlo.
secondo le norme internazionali e le convenzioni di diritto internazionale marittimo tutt’ora vigenti (in particolare la convenzione di montego bay del 1982), ciò escluderebbe la competenza indiana nella gestione delle indagini. ma l’india reclama la propria giurisdizione sull’accaduto affermnando che la sparatoria sarebbe comunque avvenuta in uno spazio marittimo compreso entro le 200 miglia marittime, ovvero in piena “zona economica esclusiva” (zee) indiana.
ma la zee dà allo stato che ne reclama l’esclusività, solo la piena gestione delle risorse naturali, giurisdizione in materia di installazione ed uso di strutture artificiali o fisse, ricerca scientifica, protezione e, conservazione dell'ambiente marino. inoltre se il dato delle 33 miglia fosse confermato, ciò escluderebbe anche il richiamo indiano alla cosiddetta “zona contigua”, ovvero entro le 24 miglia sulle quali lo stato costiero può rivendicare non già diritti sovrani, ma solo diritti di controllo sulle navi in transito, tesi a prevenire o reprimere infrazioni alle sue leggi doganali, fiscali, sanitarie o di immigrazione.
vediamo le altre profonde differenze. secondo l’italia i colpi sparati sarebbero venti, tutti esplosi nel pieno rispetto delle regole d'ingaggio, ossia colpi in aria seguiti da spari in acqua, verso una imbarcazione che trasportava 5 persone armate. la ricostruzione delle autorità indiane invece descrive uno scenario per cui i colpi sarebbero stati oltre 60, sparati da bordo della nave italiana in acque territoriali indiane uccidendo i due pescatori, uno originario del kerala e l’altro del tamil nadu, a bordo di un peschereccio, il st. anthony.
una seconda sostanziale divergenza si ha sull’orario dei fatti. confortati da alcune foto scattate da militari italiani, lo scontro armato sarebbe avvenuto alle 16,00 ora locale a cui ha fatto seguito un rapporto inviato in italia alle 16,30. secondo gli indiani invece la sparatoria sarebbe avvenuta due ore dopo cioè in contemporanea ad un'altra azione di pirateria avvenuta sempre in quelle acque. a smentire la guardia costiera indiana secondo cui il rientro in porto del peschereccio con i due pescatori morti avviene alle 18,00 ci sono le immagini televisive che mostrano come sia buio pesto (in quel periodo il sole tramonta alle 18,35). un falso teso a coprire il fatto che il peschereccio si trovava altrove, non nei pressi della enrica lexie.
(segue...)
ernesto che guevara
salvatore girone e massimo latorre sono due fucilieri del battaglione san marco (impropriamente chiamati “marò”), arrestati in india il 19 febbraio dell’anno scorso e attualmente al centro di una “guerra” diplomatica tra italia e india; vediamo come si sono svolti i fatti…
la sera del 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, valentine jalstine e ajesh binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco sulla loro barca a largo delle coste del kerala. nello stesso giorno, la marina italiana comunica che è stato respinto un attacco di pirati da due dei sei militari imbarcati in servizio antipirateria a bordo della petroliera enrica lexie. i due soldati hanno aperto il fuoco su quello che, secondo la loro ricostruzione, assomigliava in tutto a uno ”skiffie”, l’imbarcazione generalmente utilizzata dai pirati nell’oceano indiano per assaltare le imbarcazioni commerciali.
il giorno successivo, 16 febbraio, su sollecitazione della guardia costiera indiana, il comandante della petroliera italiana entra nel porto di kochi ufficialmente per l’identificazione di alcuni pirati sospettati di essere gli assalitori della nostra nave. qui i due militari vengono accusati di aver ucciso due pescatori, accusa che viene subito respinta affermando che sono stati sparati solo colpi d'avvertimento come previsto dalle regole d’ingaggio. il 19 febbraio le autorità del kerala prelevano dalla petroliera i due italiani che vengono fermati, interrogati e, fatti alloggiare in una “guest house” della polizia. secondo l’accusa i due pescatori indiani, scambiati per pirati, sarebbero rimasti uccisi dal fuoco dei nostri militari.
fin dall'inizio le autorità italiane assicurano assistenza legale e sostegno materiale ai due militari, mentre sul posto è inviato il sottosegretario agli esteri staffan de mistura per seguire la vicenda sul posto.
a fine febbraio anche il ministro degli esteri arriva in india, prima a nuova delhi, e poi a kochi, per incontrare latorre e girone.
secondo il nostro paese l’incidente è avvenuto in mare aperto, al largo dello stato indiano del kerala con i due marò in servizio anti-pirateria su una petroliera (vedremo in seguito cosa questo significa), la enrica lexie e l'india non ha giurisdizione sul caso dato che la nave si trovava in acque internazionali.
già in questa fase preliminare si riscontrano le prime discordanze tra la versione indiana e quella italiana. stando alla ricostruzione italiana, sostenuta pubblicamente da vari esponenti del governo italiano oltre che dalle autorità della marina militare italiana, lo scontro a fuoco sarebbe avvenuto a 33 miglia nautiche dalle coste del keral e dunque, non in acque territoriali indiane bensì in acque internazionali e questo è il dato forse più importante e proverò a spiegarlo.
secondo le norme internazionali e le convenzioni di diritto internazionale marittimo tutt’ora vigenti (in particolare la convenzione di montego bay del 1982), ciò escluderebbe la competenza indiana nella gestione delle indagini. ma l’india reclama la propria giurisdizione sull’accaduto affermnando che la sparatoria sarebbe comunque avvenuta in uno spazio marittimo compreso entro le 200 miglia marittime, ovvero in piena “zona economica esclusiva” (zee) indiana.
ma la zee dà allo stato che ne reclama l’esclusività, solo la piena gestione delle risorse naturali, giurisdizione in materia di installazione ed uso di strutture artificiali o fisse, ricerca scientifica, protezione e, conservazione dell'ambiente marino. inoltre se il dato delle 33 miglia fosse confermato, ciò escluderebbe anche il richiamo indiano alla cosiddetta “zona contigua”, ovvero entro le 24 miglia sulle quali lo stato costiero può rivendicare non già diritti sovrani, ma solo diritti di controllo sulle navi in transito, tesi a prevenire o reprimere infrazioni alle sue leggi doganali, fiscali, sanitarie o di immigrazione.
vediamo le altre profonde differenze. secondo l’italia i colpi sparati sarebbero venti, tutti esplosi nel pieno rispetto delle regole d'ingaggio, ossia colpi in aria seguiti da spari in acqua, verso una imbarcazione che trasportava 5 persone armate. la ricostruzione delle autorità indiane invece descrive uno scenario per cui i colpi sarebbero stati oltre 60, sparati da bordo della nave italiana in acque territoriali indiane uccidendo i due pescatori, uno originario del kerala e l’altro del tamil nadu, a bordo di un peschereccio, il st. anthony.
una seconda sostanziale divergenza si ha sull’orario dei fatti. confortati da alcune foto scattate da militari italiani, lo scontro armato sarebbe avvenuto alle 16,00 ora locale a cui ha fatto seguito un rapporto inviato in italia alle 16,30. secondo gli indiani invece la sparatoria sarebbe avvenuta due ore dopo cioè in contemporanea ad un'altra azione di pirateria avvenuta sempre in quelle acque. a smentire la guardia costiera indiana secondo cui il rientro in porto del peschereccio con i due pescatori morti avviene alle 18,00 ci sono le immagini televisive che mostrano come sia buio pesto (in quel periodo il sole tramonta alle 18,35). un falso teso a coprire il fatto che il peschereccio si trovava altrove, non nei pressi della enrica lexie.
(segue...)
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