Exatem
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gli inglesi scappano?
24 ottobre 1940 xviii.
dopo il discorso di mussolini dal balcone di piazza venezia con cui annunciava l’entrata in guerra dell’italia, negli stati maggiori di berlino e tokyo, nessuno riesce a mascherare la propria impazienza. tutti sono convinti che l’italia darà l’annuncio di una grande operazione militare nello stile che la guerra lampo di invenzione germanica oggi impone. pure gli agenti tedeschi del servizio segreto agli ordini dell’ammiraglio canaris fremono.
cosa stanno progettando gli italiani?
la risposta è nella logica delle tattiche e delle strategie che la guerra impone. malta sarà occupata dagli italiani fin dal primo giorno di guerra.
infatti, quella minuscola macchia sulle carte nautiche, rappresenta una vera spina nel fianco nelle operazioni italiane in libia. anche l’alleato tedesco è della stessa convinzione.
il generale enno von rintelen, addetto militare a roma, viene incaricato di scoprire le intenzioni degli italiani ma le sue ricerche non approdano a niente; tanto che canaris risponde “evidentemente gli italiani sanno custodire i loro segreti meglio dei tedeschi”.
a malta il 10 giugno fa un caldo torrido ma da quando la radio ha annunciato la notizia dell’entrata in guerra dell’italia, gli inglesi si affannano a fare fagotto e allontanarsi dall’isola. tutti i familiari della guarnigione sono evacuati e aerei e navi abbandonano malta.
nella fretta di evacuare l’isola, la portaerei inglese “glorius” dimentica tre aerei “gladiator” smontati dentro un magazzino.
saranno i tre aerei destinati a diventare famosi con i soprannomi di “fede”, “speranza” e “carità” (gli ultimi due dei quali, saranno abbattuti dalla nostra caccia, mentre “fede” sopravviverà al conflitto ed è tutt’ora esposto nel museo della valletta). i nomi con cui sono stati battezzati questi tre aerei sono sintomatici dello stato d’animo dei difensori dell’isola. nessuno a londra è disposto a scommettere un penny sulla sorte di malta. d’altronde con la sicilia a 80 km e i bombardieri italiani a mezz’ora di volo è inutile farsi illusioni.
ma accade l’incredibile.
i comandi italiani rivolgono le loro attenzioni esclusivamente alla barcollante francia e trascurano l’unico obiettivo che potrebbe capovolgere a nostro favore la guerra in mediterraneo.
stranamente quello più deluso è l’addetto militare a roma dell’impero nipponico che non riesce a spiegarsi la decisione italiana. “mussolini ha dichiarato il giorno 10 che l’italia avrebbe iniziato le ostilità il giorno successivo. perché avvertire con anticipo il nemico? poi è venuto l’11, il 12, il 13, il 14 e io aspettavo ancora l’inizio delle operazioni contro malta. tutto ciò è assolutamente incomprensibile”.
anche gli inglesi inizialmente non credono all’errore italiano, ma quando se ne rendono conto, seguendo le indicazioni di churchill, iniziano a fortificare l’isola trasformandola in breve tempo in una micidiale arma offensiva.
il 9 luglio 1940 per la prima volta dall’inizio del conflitto, una formazione navale italiana entra in contatto con la “mediterranean fleet” ossia, la flotta inglese in mediterraneo. per una casualità le due formazioni si avvistano a 30 miglia da punta stilo in calabria. l’incontro è definito casuale perché nessuna delle due è uscita per dare la caccia all’avversario. gli italiani rientrano da bengasi dopo aver scortato un convoglio di rifornimenti mentre i nostri avversari sono usciti da alessandria per andare in contro ad un loro convoglio partito da malta.
il rapporto di forze appare abbastanza equilibrato.
il comandante britannico andrew cunningham dispone delle corazzate “warspite”, “malaya” e “royal sovereign”, della portaerei “eagle” con 17 aerei, cinque incrociatori leggeri e quattordici caccia.
inigo campioni, ammiraglio italiano, dispone di due corazzate, la “cavour” e la “giulio cesare”, sei incrociatori pesanti ; “trento”, “fiume”, “zara”, “pola”, “gorizia” e “bolzano”, otto incrociatori leggeri, sedici cacciatorpediniere.
alle 13,15 gli incrociatori italiani sono attaccati senza successo da aerosiluranti della eagle. le successive due ore trascorrono in una relativa calma con gli italiani che manovrano per dare tempo all’aeronautica di intervenire in appoggio. qui si palesa una delle stranezze dell’impostazione strategica italiana rappresentata dalla indipendenza delle varie armi. l'amm. campioni, per ottenere l’appoggio aereo deve chiederne l’autorizzazione al comando marittimo più vicino che a sua volta, deve girare la richiesta al più vicino comando aereo.
alle 15,15 si verifica il primo contatto tra incrociatori. il combattimento dura 15 minuti senza che si registrino danni fra le parti escluse alcune schegge sul “neptune” inglese. alle 15,31 i 381 mm inglesi inquadrano i nostri incrociatori che manovrano per portarsi fuori tiro mentre la cavour e la giulio cesare aprono il fuoco da 30.000 metri.
la precisione del tiro italiano consiglia agli inglesi di mantenere una certa prudenza. ma alle 15,37 un colpo della settima salva della warspite centra la giulio cesare sul fumaiolo poppiero. l’incendio che ne consegue causa l’ingresso di gas e fumi in sala macchine così che la velocità scende a 18 nodi.
campioni, per evitare di lasciare sola la cesare, ordina una accostata a sinistra sotto la protezione delle cortine fumogene e lancia all’attacco con i siluri i cacciatorpediniere. il bolzano è raggiunto da tre proiettili uno dei quali danneggia il timone mentre la cesare, rimedia ai danni subiti e riprende la rotta a 22 nodi di velocità. gli italiani continuano a ripiegare verso messina inseguiti fino a 25 miglia dalla calabria dagli inglesi.
a quel punto cunningham decide che è l’ora di sospendere la caccia.
i nostri aerei arrivano, come era logico, quando lo scontro è ormai terminato (anche se 126 nostri aerei attaccano le navi nemiche fino a sera inoltrata). la eagle, la malaya e la warspite sono colpite ma subiscono danni limitati.
i nostri comandi enfatizzarono oltre misura lo scontro e mussolini si convinse che metà della flotta nemica fosse stata messa fuori combattimento.
questa prima battaglia dimostrò invece quanto grave fosse il mancato coordinamento fra le nostre forze armate contro un avversario che al contrario , era riuscito ad amalgamare le proprie.
purtroppo da tale lezione non fu tratto alcun insegnamento.
la guerra va male, il 27 settembre è stato firmato il patto tripartito tra germania, giappone e italia e il 28 ottobre abbiamo invaso la grecia ma la germania ha praticamente perso la battaglia d’inghilterra.
hitler ha dovuto rinunciare alla progettata invasione dell’isola.
24 ottobre 1940 xviii.
dopo il discorso di mussolini dal balcone di piazza venezia con cui annunciava l’entrata in guerra dell’italia, negli stati maggiori di berlino e tokyo, nessuno riesce a mascherare la propria impazienza. tutti sono convinti che l’italia darà l’annuncio di una grande operazione militare nello stile che la guerra lampo di invenzione germanica oggi impone. pure gli agenti tedeschi del servizio segreto agli ordini dell’ammiraglio canaris fremono.
cosa stanno progettando gli italiani?
la risposta è nella logica delle tattiche e delle strategie che la guerra impone. malta sarà occupata dagli italiani fin dal primo giorno di guerra.
infatti, quella minuscola macchia sulle carte nautiche, rappresenta una vera spina nel fianco nelle operazioni italiane in libia. anche l’alleato tedesco è della stessa convinzione.
il generale enno von rintelen, addetto militare a roma, viene incaricato di scoprire le intenzioni degli italiani ma le sue ricerche non approdano a niente; tanto che canaris risponde “evidentemente gli italiani sanno custodire i loro segreti meglio dei tedeschi”.
a malta il 10 giugno fa un caldo torrido ma da quando la radio ha annunciato la notizia dell’entrata in guerra dell’italia, gli inglesi si affannano a fare fagotto e allontanarsi dall’isola. tutti i familiari della guarnigione sono evacuati e aerei e navi abbandonano malta.
nella fretta di evacuare l’isola, la portaerei inglese “glorius” dimentica tre aerei “gladiator” smontati dentro un magazzino.
saranno i tre aerei destinati a diventare famosi con i soprannomi di “fede”, “speranza” e “carità” (gli ultimi due dei quali, saranno abbattuti dalla nostra caccia, mentre “fede” sopravviverà al conflitto ed è tutt’ora esposto nel museo della valletta). i nomi con cui sono stati battezzati questi tre aerei sono sintomatici dello stato d’animo dei difensori dell’isola. nessuno a londra è disposto a scommettere un penny sulla sorte di malta. d’altronde con la sicilia a 80 km e i bombardieri italiani a mezz’ora di volo è inutile farsi illusioni.
ma accade l’incredibile.
i comandi italiani rivolgono le loro attenzioni esclusivamente alla barcollante francia e trascurano l’unico obiettivo che potrebbe capovolgere a nostro favore la guerra in mediterraneo.
stranamente quello più deluso è l’addetto militare a roma dell’impero nipponico che non riesce a spiegarsi la decisione italiana. “mussolini ha dichiarato il giorno 10 che l’italia avrebbe iniziato le ostilità il giorno successivo. perché avvertire con anticipo il nemico? poi è venuto l’11, il 12, il 13, il 14 e io aspettavo ancora l’inizio delle operazioni contro malta. tutto ciò è assolutamente incomprensibile”.
anche gli inglesi inizialmente non credono all’errore italiano, ma quando se ne rendono conto, seguendo le indicazioni di churchill, iniziano a fortificare l’isola trasformandola in breve tempo in una micidiale arma offensiva.
il 9 luglio 1940 per la prima volta dall’inizio del conflitto, una formazione navale italiana entra in contatto con la “mediterranean fleet” ossia, la flotta inglese in mediterraneo. per una casualità le due formazioni si avvistano a 30 miglia da punta stilo in calabria. l’incontro è definito casuale perché nessuna delle due è uscita per dare la caccia all’avversario. gli italiani rientrano da bengasi dopo aver scortato un convoglio di rifornimenti mentre i nostri avversari sono usciti da alessandria per andare in contro ad un loro convoglio partito da malta.
il rapporto di forze appare abbastanza equilibrato.
il comandante britannico andrew cunningham dispone delle corazzate “warspite”, “malaya” e “royal sovereign”, della portaerei “eagle” con 17 aerei, cinque incrociatori leggeri e quattordici caccia.
inigo campioni, ammiraglio italiano, dispone di due corazzate, la “cavour” e la “giulio cesare”, sei incrociatori pesanti ; “trento”, “fiume”, “zara”, “pola”, “gorizia” e “bolzano”, otto incrociatori leggeri, sedici cacciatorpediniere.
alle 13,15 gli incrociatori italiani sono attaccati senza successo da aerosiluranti della eagle. le successive due ore trascorrono in una relativa calma con gli italiani che manovrano per dare tempo all’aeronautica di intervenire in appoggio. qui si palesa una delle stranezze dell’impostazione strategica italiana rappresentata dalla indipendenza delle varie armi. l'amm. campioni, per ottenere l’appoggio aereo deve chiederne l’autorizzazione al comando marittimo più vicino che a sua volta, deve girare la richiesta al più vicino comando aereo.
alle 15,15 si verifica il primo contatto tra incrociatori. il combattimento dura 15 minuti senza che si registrino danni fra le parti escluse alcune schegge sul “neptune” inglese. alle 15,31 i 381 mm inglesi inquadrano i nostri incrociatori che manovrano per portarsi fuori tiro mentre la cavour e la giulio cesare aprono il fuoco da 30.000 metri.
la precisione del tiro italiano consiglia agli inglesi di mantenere una certa prudenza. ma alle 15,37 un colpo della settima salva della warspite centra la giulio cesare sul fumaiolo poppiero. l’incendio che ne consegue causa l’ingresso di gas e fumi in sala macchine così che la velocità scende a 18 nodi.
campioni, per evitare di lasciare sola la cesare, ordina una accostata a sinistra sotto la protezione delle cortine fumogene e lancia all’attacco con i siluri i cacciatorpediniere. il bolzano è raggiunto da tre proiettili uno dei quali danneggia il timone mentre la cesare, rimedia ai danni subiti e riprende la rotta a 22 nodi di velocità. gli italiani continuano a ripiegare verso messina inseguiti fino a 25 miglia dalla calabria dagli inglesi.
a quel punto cunningham decide che è l’ora di sospendere la caccia.
i nostri aerei arrivano, come era logico, quando lo scontro è ormai terminato (anche se 126 nostri aerei attaccano le navi nemiche fino a sera inoltrata). la eagle, la malaya e la warspite sono colpite ma subiscono danni limitati.
i nostri comandi enfatizzarono oltre misura lo scontro e mussolini si convinse che metà della flotta nemica fosse stata messa fuori combattimento.
questa prima battaglia dimostrò invece quanto grave fosse il mancato coordinamento fra le nostre forze armate contro un avversario che al contrario , era riuscito ad amalgamare le proprie.
purtroppo da tale lezione non fu tratto alcun insegnamento.
la guerra va male, il 27 settembre è stato firmato il patto tripartito tra germania, giappone e italia e il 28 ottobre abbiamo invaso la grecia ma la germania ha praticamente perso la battaglia d’inghilterra.
hitler ha dovuto rinunciare alla progettata invasione dell’isola.
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