la rotazione tra vite e dado.
si, ok...
ma questo è relativo.
come dire: cos'è che fa avanzare una bicicletta? risposta ovvia: il ciclista che pedala. corretto, ma la vera cosa indispensabile è l'attrito tra ruota e asfalto! posso togliere il ciclista e metterci un motore, posso toglierci i pedali e mettere delle leve, ma senza l'attrito tra ruota e asfalto la bicicletta non si muove!
la vite funziona come una "molla", ne più ne meno.
prendo i due pezzi, li metto vicini e ci metto una "molla" (vite) che li tiene uniti.
bene, la molla-vite precarica il pezzo, generando l'attrito che mi serve per evitare che i due pezzi scorrano tra loro.
questo è il vero elemento indispensabile: l'attrito generato dalla forza di serraggio!
la vite stessa è soggetta a queste forze, visto che la sua testa si becca la stessa forza che si scambiano i pezzi.
analogo discorso per il bullone, ovviamente.
se questa forza è sufficientemente elevata, l'attrito che si genera tra testa (della vite) e pezzo è sufficiente a evitare lo svitamento.
questo funziona sulla carta, ora vediamo di farlo funzionare sul ferro!
in realtà ci sono un paio di cosette da tener conto
primo, le superfici dei pezzi interessati dal discorso. tutto perfettamente piano? tutto lavorato come si deve? rugosità? perpendicolarità? nessuno può garantirle con precisione elevata, a meno di non tirare su la qualità delle lavorazioni con costi che diventano spropositati.
secondo, il serraggio della vite. il precarico della vite è quello "previsto" per avere l'attrito necessario? e come lo misuro, questo precarico? applico estensimetri sulla vite????
terzo, le condizioni di lavoro. il ferro fa il suo mestiere e si dilata, si deforma, si "muove".... ho fatto un accoppiamento perfetto a 15°, ma il mese di agosto (non di quest'anno) sono arrivato a 45° e le deformazioni si sono fatte sentire.... se poi parliamo di macchine con temperature di funzionamento di qualche centinaio di gradi.... "mandi vigj" (cit.)
però..... c'è l'esigenza di sopperire comunque a quest mancanze. magari in maniera economica. e se necessario anche psicologica.
allora ecco che si inventano le rosette, di vario tipo e varia forma
quelle piane svolgono due funzioni. si adattano alle irregolarità del pezzo (fanno da cuscino) così che la testa della vite appoggi correttametne. inoltre, se sono larghe, possono distribuire la forza su un'area maggiore, riducendo la pressione su un eventuale materiale tenero.
poi ci sono le rosette "spaccate", le famose grower. quelle lavorano in due modi. si comportano come una sorta di "molla" aggiuntiva per compensare eventuali dilatazioni dei vari componenti, in più "mordono" i pezzi cercando di evitare che la vite ruoti e si sviti. ha il difetto di "rovinare" i pezzi e creare un piccolo truciolo. per quello non le troverete all'interno dei riduttori, ad esempio
le rosette a tazza, tipo schnorr, ovviano ai problemi delle grower. l'effetto "molla" è più accentuato e l'attrito tra i componenti viene enfatizzato dalle zigrinature.
varie scuole suggeriscono di usare le rosette esclusivamente come molle, quindi si trovano rosette che sono a tutti gli effetti delle molle a tazza, lisce quindi.
poi... esecuzioni speciali per casi speciali. quindi rosette con aletta ripiegabile per bloccare il dado, ad esempio
oppure, in casi estremi, dadi con corona per coppiglia, controdadi, viti forate e legate con fil di ferro...
ognuno adotta le sue tecniche in base alle sue supposizioni, alla sua esperienza, alle sue necessità...