il valore dello spread
forse qualcuno si era illuso che alla decisione di non far rientrare i due fucilieri, l’india avrebbe tacitamente e passivamente accettato la presa di posizione.
forse qualcuno credeva che l'india si sarebbe rassegnata e avrebbe tacitamente accettato la nostra presa di posizione.
forse qualcuno pensava che ci avrebbero applaudito per il coraggio e l’italianità ritrovata.
forse…
sicuramente, non forse, grande deve essere stata invece la delusione/sorpresa alle inattese parole della “italiana” sonia ghandi che lapidaria dichiarava “li riprenderemo ad ogni costo, non sottovalutate l’india”.
così la tardiva esibizione di “attributi” è svanita alle prime minacce e la delusione per la mancata rassegnazione di new delhi di fronte a una tale esibizione di forza, così tanta determinazione, si è trasformata in una cocente, scottante, realtà.
il quirinale, titolare del comando supremo delle forze armate, ha dato priorità alla “soluzione amichevole” piuttosto che alla tutela di due dei suoi uomini.
quirinale che ha accettato il ricatto (accettazione che prevede sanzioni anche nel nostro codice penale visto che chi subisce un ricatto è obbligato e denunciare fatti e persone), quirinale che ha tradito la costituzione estradando cittadini italiani in un paese che contempla la pena di morte (e non ci vengano a raccontare di assicurazioni scritte che fino ad ora non sono state esibite ma bensì, regolarmente smentite dall’india).
di fronte a questo quadro desolante e distruttivo dell’identità nazionale, secondo alcuni cialtroni, dovevamo solo rispettare la parola data.
ma la parola data a chi?
iniziamo a chiederci, una volta deciso di non far rientrare in india i militari, cosa ci saremmo dovuti rimproverare e aspettare, cercando di capire i fatti.
i fatti sono che per oltre un anno l’india ci ha preso in giro con abusi e soprusi indegni di una nazione che si ritiene civile e democratica.
i fatti dicono che l’india non rispetta le convenzioni di diritto internazionale, non rispetta le immunità di cui godono i militari inviati in missione all’estero (anche i suoi cooperano alle missioni onu, farebbe bene a ricordarsene), non rispetta l’immunità di cui gode un ambasciatore (una delle norme più antiche tra quelle che regolano i rapporti tra nazioni, valida anche in caso di guerra), non rispetta le regole unclos, bara sulle perizie, sulle autopsie, sulla posizione della nave, attira con l’inganno la enrica lexie, ci minaccia neanche troppo velatamente, ci ricatta…
di fronte a tutto questo non abbiamo battuto ciglio, non abbiamo restituito ad esempio la mossa di sequestrare i diplomatici indiani in italia.
di chi è la responsabilità di questa colossale figuraccia?
l’ho già detto, di un governucolo lobotomizzato, ostaggio della sua stessa incompetenza e, sotto scacco delle lobby industriali che temono di vedere svanire, contratti non sempre limpidi e trasparenti.
si trattava di scegliere tra l'orgoglio e l'interesse.
e' inutile dire cosa ha prevalso.
nei post precedenti avevo applaudito alla decisione di far rimanere in italia i nostri anche se avevo sottolineato che forse si poteva scegliere un'altra via.
mai avrei immaginato un voltafaccia così rapido.
la credibilità di un paese, di un intero popolo, si basa anche su come lo stesso si pone di fronte al mondo. non è solo questione di debito pubblico o di spread, ma anche e soprattutto della serietà che la nazione ha nei rapporti internazionali.
ma chi può avere interesse a fare affari con un popolo di quaquaraquà che di fronte a chi fa la voce grossa traballa, vacilla, balbetta e si posiziona prontamente a strapparadicchio?
e che cosa ci stanno a fare a bruxelles i nostri 75 ben remunerati parlamentari europei? dove erano quando l’unione europea ha detto che “trattasi di questione bilaterale”? cosa siamo noi, con tutto il rispetto, il pakistan? non siamo noi un membro europeo, anzi, uno degli stati fondatori dell’europa?
allarghiamo un po’ il tiro… anche obama ha detto che “non sono affari nostri ma una questione tra italia e india”. bisognerebbe ricordargli che l’11 settembre non fu propriamente un affare italiano ma piuttosto una questione tra usa e terroristi, ma noi siamo andati, e siamo tutt’ora, in iraq e in afghanistan. che la solidarietà sia solo una parola vuota e senza senso?
sapete quante sono le missioni che ci vedono impegnati all’estero?
afghanistan, eau, bahrein, qatar, tampa, iraq, balcani, mar mediterraneo, oceano indiano, uganda, somalia, bosnia, georgia, rafah, niger, mali, libano, india, pakistan, israele, darfur, marocco, cipro, sudan, egitto, palestina, albania, malta, libia. alcune sotto egida dell’onu, altre europee, nato, bilaterali. sono oltre 5.500 i soldati italiani impegnati.
proviamo a ritirare le nostre navi dal corno d’africa e dall’oceano indiano e lasciamo i traffici internazionali alla mercè dei pirati, facciamo rientrare le truppe dall’afghanistan, dall’iraq, dal libano, dal kosovo, da tutte le missioni di pace in cui siamo chiamati e coinvolti e mandiamo a fanculo la pseudo solidarietà internazionale.
scusate lo sfogo ma ho scritto centinaia di pagine sul forum cercando di evidenziare quanto di buono abbiamo nel nostro passato e mai avrei immaginato uno schifo simile.