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スクエア 公式

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a breve sarà reso disponibile un numero di conto corrente intestato a me.
causale: "per l'istituto assistenza anziani aspiranti commodori"

fai poco il furbo e caccia fuori il'iban che babbo natale arriva in anticipo...!!!:biggrin:

approfitto oggi che sono a casa per motivi familiari e vi posto tutto "l'ensemble" di quadrato ufficiali al quale però, mi è sembrato necessario cambiare il titolo.
trovate quindi allegato il pdf:

il grande illusionista.

il testo è stato rivisitato, sono state aggiunte alcune note, immagini tratte da internet e la bibliografia di riferimento.


ssslurrpppp!!!!!

ho dato una rapidissima scorsa. veramente fatto in modo eccellente!!!!
chissa' se ti adottassero come testo di storia contemporanea alternativo!! se uno con 25 lettori con un mediocre e sdolcinato romanzetto romantico e' diventato un simbolo della letteratura italiana, tu con uno stuolo di lettori come noi minimo meriteresti il nobel!!
 
ma avendo l'iban si può solo versare, o si potrebbe "riuscire" anche a prelevare? :biggrin:
 
riapro questa discussione per "colpa" di un mio amico.
costui è un dirigente scout e mi ha fornito stimoli, spunti e materiale, per aggiungere un capitolo a "il grande illusionista" di cui troverete la versione aggiornata al termine di questo capitolo.
spero che il mio amico abbia una colpa "lieve" :-)



lupetti e figli della lupa
a completamento di quanto ricordato nel capitolo dedicato ai patti leteranensi, è interessante approfondire un aspetto poco noto degli anni del ventennio fascista ossia quello che fu il rapporto tra le organizzazioni giovanili già presenti sul territorio e le associazioni che il regime intendeva imporre alle nuove generazioni di italiani. all’epoca una delle realtà maggiormente rappresentate erano quelli che oggi sono noti come “boys scout”.
lo scautismo era nato in inghilterra per volontà del generale baden-powell tra il 1908 e il 1909 e si era in seguito diffuso prima nei paesi del commonwealth poi, nei paesi europei giungendo in italia nella primavera del 1910 a opera di sir francis vane baronetto di hutton. il 12 luglio 1910, con l'aiuto di un maestro locale, remo molinari, il baronetto fondò a bagni di lucca un primo reparto di scout col nome di «ragazzi esploratori» (noti anche come boy knight, ragazzi patrioti, piccoli esploratori della pace, giovani esploratori, piccoli cavalieri del mondo), da cui presero origine i «ragazzi esploratori italiani» (rei), sezione italiana degli inglesi british boy scout.
il 6 novembre 1910 il reparto fu presentato a re vittorio emanuele iii che si trovava in villeggiatura nella vicina tenuta di san rossore. nel 1912 nasceva il corpo nazionale giovani esploratori italiani (cngei) per volontà del prof. carlo colombo il quale aveva avuto modo durante i suoi viaggi in europa, di entrare in contatto con lo scautismo tramite la lettura di opuscoli e pubblicazioni in inglesi e che in seguito, interessatosi al fenomeno, intraprese un viaggio in gran bretagna dove raccolse ulteriore documentazione. maturò così in lui l’idea di importare nel nostro paese il movimento degli scout il cui embrione si sviluppò tra un gruppo di giovani della società sportiva lazio, citta in cui colombo era docente di terapia fisica presso l’università. dopo un avvio stentato e difficile, iniziò ad avere una diffusione nazionale nel 1914 e il punto di svolta fu lo scoppio della prima guerra mondiale, quando l’esercito si accorse di questo movimento giovanile i cui principi erano disciplina, patriottismo, coraggio e, prestanza fisica. colombo si ispirava al criterio per cui l’organizzazione del cgnei, pur mantenendo una matrice originaria ispirata al movimento inglese, doveva sviluppare un proprio “sistema italiano” epurandosi di quelle caratteristiche non confacenti alla gioventù italiana. e se adattamenti dovuti alle necessità e esigenze locali sono inevitabili, altra cosa furono le deviazioni dai concetti originari che ispirarono baden powell. quando colombo presentò ufficialmente la sua organizzazione, dichiarò pubblicamente che i suoi ragazzi sarebbero si stati utili in guerra ma mai e poi mai sarebbero stati dei soldati. poi però militari furono la terminologia, le uniformi, i gradi. militari furono molti suoi dirigenti, la disciplina, il giuramento e, dallo scoppio della guerra, l’addestramento (con bastoni al posto dei fucili). l’elemento base dello scautismo, ossia la “pattuglia”, fu abbandonato a favore della “sezione” mirando essenzialmente ad un “arruolamento” di massa piuttosto che a una educazione individuale. la struttura stessa dell’organizzazione differiva dai concetti di baden powell (secondo cui si doveva mirare a decentrare concedendo ampia autonomia agli organi locali), puntando a un modello centralizzato e fortemente gerarchico.
infine il principio originario che intendeva aprire lo scautismo a tutti i giovani senza distinzione religiosa, si ampliò talmente da toccare l’estremo opposto per cui il cgnei doveva mantenersi “areligioso” escludendo la religione da qualunque attività scout. questo atteggiamento non poteva essere ignorato dalla chiesa la quale, nonostante fossero passati ormai 40 anni dalla presa di roma da parte delle truppe italiane (20 settembre 1870) aveva assunto una posizione intransigente verso la nascente nazione italiana. i papi si era sempre rifiutati di riconoscere l’usurpatore piemontese rinchiudendosi volontariamente all’interno del vaticano. i cattolici si sentivano accerchiati e vittime di continui attentati alla loro unità e dottrina. in un contesto storico di fermenti ideologici come quello a cavallo tra due secoli, maturò la concezione della chiesa della “navicella di pietro” minacciata da un mare ostile che mirava a distruggerla. da qui l’azione intransigente di pio x che intendeva mantenere la struttura basata su una chiesa centralizzata e autoritaria che dividesse nettamente ciò che era cattolico da ciò che non lo era. in particolare andava curata la gioventù sottraendola alle tentazioni perverse e irreligiose. il problema educativo assunse importanza vitale, in particolare quella extrascolastica, il “tempo libero”, di cui lo stato si disinteressava, poteva e doveva essere utilizzato per giungere alla personalità del giovane. assumendo una presa di posizione polemica nei confronti dello stato, accusato di aver secolarizzato la scuola, la chiesa si interessò al problema educativo fuori dalla istituzione scolastica. in questi anni si verificò un fiorire di associazioni e di circoli giovanili tra cui la “juventus juvat”, la fuci (federazione universitaria cattolica italiana) e, la fasci (federazione associazioni sportive cattoliche italiane). agli inizi del 1915 i cattolici si trovavano arroccati su tre posizioni: gli oppositori ad oltranza dello scautismo, coloro che ne richiedono una organizzazione autonoma e infine, quelli che ritenevano auspicabile una trattativa con il cgnei. venne costituita una apposita commissione il cui compito era di tentare un accordo o, in seconda istanza, costituire una organizzazione separata e autonoma. questa condotta ebbe la piena approvazione della santa sede.
mentre si stabilivano i primi contatti tra commissione e cgnei, già pervenivano richieste di apertura di nuove sezioni. ai primi di aprile fu stipulato un accordo di massima; le organizzazioni cattoliche avrebbero formato raggruppamenti secondo le norme del cgnei accettandone statuto e regolamento. rimanevano da risolvere problemi importanti come la gestione della stampa, la formazione dei dirigenti, il ruolo dei cappellani e dei collaboratori ecclesiastici. nonostante autorevoli critiche, l’accordo entrò in funzione con l’apertura di alcune sottosezioni ma dopo poche settimane, apparirono le prime crepe e la giunta cattolica arrivò ad inviare una sorta di ultimatum al cgnei accusato di non rispettare gli accordi, ma la presidenza di questi lo lasciò scadere. i cattolici, che avevano previsto come sarebbe andata a finire, si trovarono di fronte ad una alternativa: creare una nuova organizzazione autonoma o, aprire sezioni scout all’interno delle associazioni cattoliche esistenti.
mario di carpegna, una ex guardia nobile del papa, già presidente della fasci, coetaneo di baden powell, quindi non più giovanissimo, fu inviato a londra per indagare nella patria natia del movimento. incontrò baden powell, visitò gruppi di scout, raccolse documenti e rientrò in patria con un notevole bagaglio di conoscenza e di esperienze. ai primi di gennaio del 1916 presentò al consiglio centrale della società della gioventù cattolica la sua relazione al termine della quale fu deliberata la nascita della associazione scautistica cattolica italiana (asci) alla cui comando fu posto lo stesso carpegna. la juventus juvat confluì nella nuova associazione che iniziò così la sua storia. i rapporti con la cgnei rimasero tesi e tutt’altro che cordiali almeno nei primi anni, le associazioni fingevano ufficialmente di ignorarsi, anche se in realtà erano costantemente in contrapposizione tra loro. gli anni seguenti furono gli anni della prima guerra mondiale poi, tra il 22 e il 25, dopo il periodo di riassestamento post-bellico, si ebbero i così detti “anni d’oro” in cui le tre associazioni maggiori, l’arpi, il cgnei e l’asci si riorganizzarono e si espansero stabilendo rapporti di coesistenza tranquilli e basati sulla reciproca accettazione. poi ci fu il fascismo che ebbe le sue conseguenze anche su queste associazioni. lo scautismo mantenne il suo disimpegno dalle cose politiche (anche se non fare politica in presenza di regimi forti e decisi ha lo stesso significato di rinunciare a fare opposizione) mentre si compiva la marcia su roma e la presa del potere da parte di mussolini. in pratica si accettava la politica del governo e questo per il cngei era abbastanza logico visto l’atteggiamento filogovernativo e l’appartenenza all’associazione di rappresentanti dei ministeri.
 
Last edited:
ad un regime che si dichiarava nazionale e il cui intento era il restauro dei valori nazionali, corrispondevano le convinzioni di buona parte del consiglio direttivo del corpo che non mancò di compiacersene. un po’ più complessa era invece la posizione delle associazioni cattoliche considerando la presenza del partito popolare nel primo governo mussolini. in sostanza quando il totalitarismo fascista rivolse le sue attenzioni alle associazioni giovanili, trovò in quest’ultime un atteggiamento benevolo e favorevole. e se nei primi anni i fascisti non ebbero modo di interessarsi delle associazioni giovanili, improvvisamente nel 1926 il governo presentò la legge che istituiva l‘opera nazionale balilla. la nuova organizzazione si sarebbe dovuta interessare dei ragazzi dagli 8 a 14 anni (i balilla) e a quelli dai 14 ai 18 (avanguardisti) con il compito di educarli alla vita militare curandone l’addestramento. il disegno di legge non era molto chiaro su i rapporti con le esistenti associazioni tra cui gli scout, ma l’art. 8 causava alcuni timori in quanto sembrava attribuire all’onb la facoltà di stabilire quali associazioni fossero in contrasto con essa richiedendone lo scioglimento. probabilmente gli stessi capi fascisti non avevano ben chiaro se l’onb avrebbe dovuto avere il monopolio dell’educazione giovanile o se piuttosto il suo sarebbe dovuto essere un ruolo di guida delle altre associazioni, anche perché se la prima soluzione avrebbe aperto un forte contrasto con la chiesa, la seconda avrebbe aperto la porta alla “concorrenza”. a questa indecisione centrale si contrappose l’interpretazione periferica, ben decisa a sopprimere tutte le associazioni lasciando il posto ai balilla e agli avanguardisti. quelli che ne fecero maggiormente le spese furono coloro che si accanivano a “sopravvivere” e che erano in numero superiore alle avanguardie (nonostante quest’ultime godessero dell’appoggio dei fascisti). ne invidiavano la disciplina, lo spirito di corpo, lo spontaneo entusiasmo, tutto ciò che il fascismo si proponeva di ottenere con l’imposizione, con la forza. tra febbraio e aprile 1926 si verificarono incidenti un po’ in tutta italia, a piazza amerina, genova, sassari. ad agosto e settembre incidenti più gravi scoppiarono a mantova dove gli avanguardisti devastarono la sede locale degli scout mentre quest’ultimi risposero con un attacco alla sede avanguardista. fu il pretesto per mussolini di ordinare lo scioglimento delle sezioni dell’asci e in breve altre sezioni condivisero la sorte di quella mantovana. l’asci fu accusata di essere antinazionale, legata al partito popolare, massonica.
la legge del 3 aprile 1926, pur essendo una delle leggi “fascistissime” e in contrario alla prassi fascista di legiferare il più rapidamente possibile, accumulò un ritardo di oltre nove mesi, forse anche per l’incertezza del governo ma, più probabilmente perché dall’agosto dello stesso anno avevano avuto inizio i contatti che porteranno ai patti lateranensi. la santa sede non si mostrò molto interessata alle associazioni di tipo paramilitare e mussolini non intendeva, almeno per il momento, sopprimere quelle a carattere spirituale. per quanto riguardava l’asci, il regime decise di “addolcire la pillola” alla chiesa almeno fino alla conclusione delle trattative sul concordato. due nuovi decreti introducevano il divieto di creare nuove associazioni giovanili e imponevano lo scioglimento di ogni associazione nei comuni con meno di 20.000 abitanti. inoltre la creazione di ogni nuovo reparto asci doveva preventivamente essere autorizzato dall’onb mentre bandiere e gagliardetti dovevano recare un fascio littorio. così l’asci entrò nell’orbita dell’onb mentre contemporaneamente usciva da quella dell’azione cattolica, sulle bandiere comparirono i fasci voluti dal governo, ma nessun reale collegamento venne realizzato tra le organizzazioni.
il cngei invece fu meno capace di difendersi visto che la sua struttura era legata al governo o ne faceva addirittura parte come il suo presidente , un ex liberal-nazionalista passato ora al fascismo, non certamente la figura da cui attendersi una opposizione convinta. così la presidenza dispose lo scioglimento di tutte le sezioni le quali risposero ubbidendo silenziosamente. le bandiere furono consegnate ai musei cittadini, divise tra gli scout, bruciate. anche i fasci si piegarono alla volontà del governo e le sezioni furono sciolte.
dopo un anno la situazione sembrava essersi tranquillizzata, la stampa ormai non attaccava più gli scout e i rapporti con il fascio si mantenevano corretti, quasi cordiali e malgrado l’onb, l’organizzazione si manteneva viva e attiva. proprio per questa ragione il governo decise per la soppressione definitiva che fu decretata il 30 marzo 1928 mentre lo scioglimento dell’associazione avvenne il 6 maggio.
per il fascismo la soppressione dello scautismo rappresentò un successo totale. tutto avvenne senza opposizione, senza che si verificassero reazioni internazionali, senza conseguenze sulle trattative per il concordato. l’ultimo concorrente in campo giovanile era stato eliminato senza grandi clamori.
da qui in poi lo scautismo entrò nella clandestinità mentre l’opera nazionale balilla iniziava a funzionare attivamente, gli istruttori, di chiara fede fascista, erano scelti tra i maestri elementari e gli ufficiali della milizia. i ragazzi erano divisi per età e sesso. le bambine erano “piccole italiane” e “giovani italiane”. i maschi, a cui andavano le maggiori intenzioni del regime, erano divisi in “balilla” (8-12 anni), “balilla moschettieri” (12-14), “avanguardisti” (14-16), “avanguardisti moschettieri” (16-18) e i passaggi di categoria avvenivano il 21 aprile, festa del “natale di roma” dopo di che si passava a far parte dei “giovani fascisti”(18-21), poi nella milizia e quindi nel partito. l’appartenenza alla onb era volontaria obbligatoria nel senso che il “reclutamento” avveniva nelle scuole non senza pressioni sui genitori.
l’onb non fu comunque solo male, ai bambini fu fornita una educazione spirituale-culturale (ancorché di parte) ma potevano contare su una continua assistenza religiosa, usufruivano di attività ricreative, potevano andare alle “colonie” o in soggiorni di cura, avevano assistenza medica preventiva e antinfortunistica, corsi professionali sia diurni che serali, corsi contro l’analfabetismo. insomma, non mancarono i casi in cui l’opera della onb fu utile e all’avanguardia. ma ci fu anche chi ne approfittò affondando le avide mani negli ingenti fondi messi a disposizione.
nel 1937, per porre fine a contrasti tra educatori e partito, l’onb fu sostituita dalla gioventù italiana del littorio (gil). le novità furono l’introduzione dei “giovani fascisti” (18-21) e l’abbassamento dell’età di ingresso che fu portata a 6 anni. in questo modo la gil prendeva i ragazzi alle famiglie appena in età scolastica e li restituiva al partito a 21 anni così ché il ciclo di “educazione fascista” fosse completo.
gli anni passarono e si arrivò al 25 luglio 1943 data che decreta la fine della dittatura. i dirigenti scout, che per vent’anni avevano dovuto reprimere i loro intenti, si ritrovarono improvvisamente “richiamati in servizio”, pronti alla resurrezione del movimento nonostante il profondo stato di prostrazione in cui versava il paese. dopo vent’anni di dittatura, l’italia aveva necessità di essere rieducata alla democrazia e uno degli strumenti rieducativi poteva essere la creazione di un movimento giovanile apolitico (almeno questo è quanto pensarono gli alleati dopo la liberazione). a napoli fu istituita una commissione per la gioventù e nelle intenzioni i “boys scout” americani avrebbero dovuto adottare i vari gruppi aiutandoli nella rinascita.
le difficoltà non mancarono ma lo scautismo italiano riuscì a risorgere e dopo 103 anni dalla prima esperienza italiana, la bandiera del volontariato disinteressato che contraddistingue i gruppi scout, sventola oggi alta e fiera.

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