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f-35 メディソン

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costi astronomici e un commento lapidario del l'addetto alle relazioni pubbliche del pentagono che esordisce con "è il peggior progetto che abbiamo mai realizzato", se lo dicono loro...
 
il servizio è della tv russa di putin, quindi non il massimo in quanto a obiettività, però la dichiarazione dell'incaricato rimane.
 
non si capisce perchè non possano abbandonare il progetto e recuperare le cose buone per qualcos'altro.
messa così sono solo soldi buttati.
 
ma è davvero così scarso questo aereo?

lo dicono da mesi e mesi sia i piloti collaudatori che quelli del pentagono.
qui avevo postato qualche link a documenti ufficilai:
http://www.cad3d.it/forum1/showthread.php?35829-f-35-willdie&p=307189&viewfull=1#post307189

rispetto alle specifiche si può dire che l'aereo per ora sia stato messo insieme con lo sputo e forse, ma proprio forse, in uno scenario operativo reale, con qualche mese di azioni giornaliere da portare a compimento senza tante balle, può tentare di competere con un f16 o un f18 imbarcato.
 
ma è davvero così scarso questo aereo?
non e' scarso in assoluto e' che rispetto alle aspettative (eccessive) non sara' mai adeguato.
le specifiche sono state troppo pretenziose ed i costi gia enormi sono aumentati a dismisura, per dare un paragone un solo f-35 a noi costera' come l'intero programma degli f-104 ai costi odierni.
in tempi di crisi questi sono costi insostenibili e che rischiano di far traballare tutto il sistema difensivo per eccessivo drenaggio di risorse.
 
ma la soluzione piú economica per noi c'era... av8 aggiornati, f16 a noleggio...ecc. ecc. le soluzioni le abbiamo giá eviscerate ed é inutile ripeterle... ma qualche nome bisogna cominciare a farlo.... a chi dobbiamo il contratto capestro degli f 35? tanto per sapersi regolare quando si dovrá votare.
tenete a mente...
 
ma qualche nome bisogna cominciare a farlo.... a chi dobbiamo il contratto capestro degli f 35? tanto per sapersi regolare quando si dovrá votare.
tenete a mente...


giusto, e li mettiamo nell'elenco assieme agli utilizzatori dell'f35: aeronautica e marina, i cui alti papaveri però non possiamo mandare, via elezioni, a fare il bucato e stendere i panni.
bisognerà pure che qualche generale e qualche ammiraglio con relativi consulenti e collaudatori abbiano deciso che gli f35 andavano bene e tutt'ora continuino a sostenere che siano indispensabili. o no?
a meno che le nostre forze armate non lascino compilare nell'indifferenza la "lista della spesa" al primo ministro della difesa che passa (e da noi ne passano a vagonate: 37 dal 1947..) imho la principale responsabilità, se alla fine ci toccherà comprarli ad ogni costo (nel senso letterale) e quali che saranno le loro prestazioni effettive, è da ricercare proprio in chi questi sistemi d'arma dovrà utilizzarli.

http://www.marina.difesa.it/uominimezzi/nuoviprogetti/pagine/jointstrikefighter.aspx
http://www.aeronautica.difesa.it/mezzi/programmifuturi/pagine/programmajfs.aspx

quelli dell'aeronautica italiana dicono che l'f3f "è un risultato di grande importanza strategica che pone il nostro paese in una posizione rilevante nel programma “jsf” in termini di ricadute industriali e occupazionali."

quelli della royal canadian air force ho invece l'impressione che devono avere detto ben altro al loro ministro della difesa.

quanto poi il nostrco contratto sia davvero un contratto capestro qualcuno dovrebbe verificarlo, perchè le specifiche non sono state rispettate e presumo che nel contratto le specifiche fossero indicate, quindi...
 
ho recentemente letto un interessante articolo che ripercorre la storia della nostra partecipazione al progetto f35. ne ho quindi elaborato un riassunto che spero sia utile per riordinare le idee e sia di spunto per ulteriori approfondimenti.

la storia degli f-35 ha radici molto lontane, che risalgono addirittura al 1996 anche se in realtà la storia inizia verosimilmente nel 1993, quando il muro di berlino crolla e l’unione sovietica si divide in numerosi stati indipendenti segnando la fine della guerra fredda. in quel momento ci si rese conto che si poteva forse risparmiare sugli armamenti e l’allora presidente degli stati uniti bill clinton pretese di unire tutti gli studi e i progetti in corso per creare aerei da combattimento, con l’obiettivo di contenere i costi di sviluppo, di produzione e operativi.
il programma, battezzato jast, arrivò alla conclusione che si poteva realizzare un super aereo d’attacco, diversificabile in tre versioni, tutte derivate da una comune base di partenza.
le tre versioni sarebbero state: una convenzionale per l’usaf, una imbarcata per la navy e, una stovl, ovvero un aereo dal decollo corto e atterraggio verticale, per i marines. partendo da una base comune si sarebbe ottenuta una notevole riduzione dei costi di costruzione, soluzione adottata già da tempo dalle industrie automobilistiche.
nel 1996 il programma jast iniziò a "sondare" le aziende costruttrici di aerei sulla possibilità di realizzare il "joint strike fighter" e tra tutte le proposte presentate, ne vennero selezionate due: una della boeing che proponeva il modello chiamato x-32, e una della lockheed con il modello x-35. entrambe le case costruttrici presentarono le tre versioni del cacciabombardiere richieste, e, dopo 4 anni, alla fine del 2000, furono effettuati i primi test di volo. i prototipi furono valutati per un anno e infine fu dichiarato vincitore della gara il progetto presentato dalla lockheed, battezzato nel frattempo "f-35".

quanto sopra riassume la storia di come è nata l’esigenza da parte degli stati uniti di creare questo aereo e di come si è arrivati alla scelta dell’f-35.
vediamo ora come l’italia entra in gioco...

il programma americano jsf ha una caratteristica: quella di coinvolgere, in qualità di partner, altre nazioni sia in fase di studio che di sviluppo del progetto (fase1), sia in fase di produzione dello stesso (fase 2).
gli stati uniti hanno previsto 4 livelli di partnership.
partner di livello 1 è solo l’inghilterra che, con un impegno economico di 2,5 miliardi di dollari, (il 10% della spesa prevista per i costi della di sviluppo del progetto stimati in 20 miliardi, ma poi lievitati), è la nazione che ha maggiore voce in capitolo nelle varie scelte che riguardano lo sviluppo.
partners di livello 2 sono: l'italia, con un impegno economico pari a 1,028 miliardi di dollari (circa il 5% del costo previsto dalla fase 1) e olanda con 800 milioni; al livello due le nazioni hanno una scelta significativa, ma non determinante, nelle scelte del progetto.
partners di livello 3, con un impegno economico dell’1% sulla fase 1 e con un modesto peso nelle varie scelte, sono canada (440 milioni), turchia (175 milioni), australia (144 milioni), norvegia (122 milioni) e danimarca (110 milioni).
un ulteriore livello è quello che prevede soltanto l’acquisizione di informazioni privilegiate in cambio di un impegno economico pari a decine di milioni di dollari; a questo livello hanno aderito soltanto israele e singapore.

quindi l’italia è il secondo finanziatore in assoluto del progetto.

la decisione dell’italia di partecipare al progetto è stata presa nel 1996, quando ministro della difesa era giulio andreatta, sotto il primo governo prodi.
il progetto fu votato sia dal centro destra che dal centro sinistra senza le proteste di gruppi antimilitaristi e pacifisti. massimo d'alema diventò presidente del consiglio nel 1998 e riconfermò la partecipazione al programma con il ministro della difesa carlo scognamiglio pasini. nella seduta del 9 dicembre della commissione della difesa, si trovarono d’accordo con il progetto sia gli esponenti del gruppo forza italia, sia gli esponenti del gruppo dell’ulivo che quelli della lega nord e la proposta di proseguire nel progetto fu votata all’unanimità. il 23 dicembre del 1998 fu firmato dallo stesso massimo da’alema, il primo memorandum chiamato "memorandum of agreement". il nostro governo si impegnò ulteriormente con la firma di un accordo da parte di silvio berlusconi, presidente del consiglio nel 2002 quando alla difesa avevamo antonio martino. ma la decisione definitiva fu presa nel 2007, durante il secondo governo prodi, quando venne richiesta la firma definitiva dell’accordo per partecipare anche alla fase 2, ovvero alla fase di costruzione del velivolo, che impegnava l’italia economicamente fino al 2046. l’accordo fu siglato a washington quando il sottosegretario alla difesa italiana giovanni lorenzo forcieri, incontrò il collega americano gordon england. così l’italia prendeva l’impegno, dopo aver già pagato un miliardo di dollari per la fase 1, di versarne quasi altrettanti per partecipare alla fase 2, spalmati sino al 2046.

ci sono poi due decisioni singolari da parte del governo italiano. siamo infatti l'unico paese che ha deciso di assemblare in patria gli f-35, una condizione posta dall’italia nel 2002 e approvata dagli usa (gli altri li comprano direttamente dallo stabilimento americano della lockheed) e per questo ha deciso di realizzare una fabbrica di proprietà statale all'interno dell'aeroporto militare di cameri, l’unica al di fuori del territorio americano. il costo di quest'operazione è arrivato a quasi 800 milioni di euro, fondi giustificati con la prospettiva di creare posti di lavoro qualificati. secondo il sottosegretario alla difesa lorenzo forcieri, questo avrebbe accresciuto la credibilità del nostro paese agli occhi delle altre nazioni. per la verità forcieri si spinse anche ben oltre, arrivando a dire che in fondo, visto che le ali dell’f-35, erano al 50% italiane, il caccia si poteva ritenere italo-americano.
a cameri sarebbero stati preparati anche i caccia destinati all'olanda. in tutto, si prevedeva di sfornare dagli hangar piemontesi 226 aerei, ma italia e olanda hanno tagliato gli ordini che in futuro potrebbero ulteriormente diminuire.

i motivi furono spiegati dal sottosegretario forcieri (governo prodi), nella seduta della commissione della difesa tenutasi il 16 gennaio 2007: “avviatosi nel 1996, quando ministro della difesa era l’onorevole andreatta, il programma ’f35 rispondeva ai nostri indirizzi di politica estera e di difesa, nonché alle nostre scelte strategiche in materia di industria della difesa e di alta tecnologia. nel 1998 ci fu il primo parere favorevole delle commissioni difesa della camera e del senato, mentre il secondo passaggio parlamentare, che diede il via al programma, si ebbe nel 2002, allorché il programma stesso fu approvato per quanto riguardava sia la fase di ricerca sia la fase di sviluppo.” (per leggere l’intero resoconto stenografico della seduta si può visitare il seguente link http://www.nof35.org/doc/pdf/001_intero.pdf).

quello che il governo prodi di allora, di cui forcieri fu portavoce, volle far passare in quella seduta del 16 gennaio 2007, era l’importanza che il progetto jsf avrebbe avuto per l’economia italiana. infatti quello che si è voluto far credere allora, era che ci sarebbe stato, oltre ad un aumento della crescita economica, anche un agognato sganciamento dal ruolo di subordinazione nei confronti degli stati uniti, nel fattore tecnologico. forcieri sottolineò quanto fosse stato lungimirante da parte dell’italia aderire già dal 1998 a questo progetto, presentandolo come un modo per contenere i costi e soprattutto di avvicinarsi alla tecnologia statunitense: infatti gli stati uniti avevano promesso ai loro partnership un apertura senza precedenti della tecnologia usata; peccato però che i veri segreti sono state condivisi soltanto con partnership di primo livello, ovvero l’inghilterra.
 
come abbiamo visto dal documento parlamentare del 2007, gli f35 sono stati presentati come un possibile, sperato, affare economico e, il miliardo di euro speso per la prima fase sarebbe stato recuperato attraverso commesse ricevute da aziende italiane come alenia aermacchi, oto melara, piaggio, avio, datamat, galileo avionica, selex communications, selex-marconi, ecc.

per il secondo miliardo di euro che l’italia spenderà da qui al 2047, per spese di “post produzione”, si contava di recuperarli realizzando lo stabilimento per l’assemblaggio degli f35 destinati ai paesi europei.
detta così sembrerebbe un affare per l’italia, visto che si sarebbe creato lavoro con conseguente ritorno economico...
ma è stato proprio così?

leggendo diversi articoli invece appare una realtà leggermente diversa, l'italia infatti avrebbe fatto male i suoi conti. nel 2077 il costo di un f35 era stimato in 45/55 milioni di euro, una cifra che come abbiamo visto finmeccanica pensava di recuperare (oltre ad acquisire tecnologie da utilizzare poi su prodotti nazionali).
quindi la decisione di partecipare come partner di secondo livello è stata dettata da ragioni prettamente economiche.
ma come detto i conti sono stati fatti male....

rimanendo nella logica dei numeri l'impresa presenta invece contorni fallimentari.
i costi sono talmente aumentati, un f 35 da 55 milioni è salito a oltre 114 con un aumento del 107%, che complessivamente l'italia andrà in perdita infatti gli introiti allora previsti (ma non confermati) non basteranno a coprire i 15 miliardi di euro necessari (non a caso germania e francia si sono tenute alla larga dal progetto).

la cosa che più mi interessava comunque era conoscere le conseguenze qualora l'italia decidesse di uscire dal programma.
ho così trovato una dichiarazione di luigi bobba, sottosegretario di stato al lavoro e alle politiche sociali dal 28 febbraio 2014: “l’uscita del nostro paese dal programma dei cacciabombardieri f-35 jsf (joint strike fighter) non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione; infatti il memorandum of understanding, ovvero l’accordo fra i paesi compartecipanti, non prevede il pagamento di alcuna penale in caso di rinuncia all’acquisto“.

e allora?
 
chiaramente l'uscita dal programma porrebbe il problema dei soldi gia' spesi, senza ritorno e di quelli da spendere per un sostituto, amche economico.

p.s.: rimarrebbe anche un problema "accessorio", certi "importi" sono proporzionati, in percentuale, rispetto al totale del costo del progetto e le "trance" vanno pagate in anticipo rispetto ai vari ordini. "fermare le macchine" obbligherebbe anche la sospensione dei pagamenti "accessori", difficile da far digerire al "beneficiario" che, spesso, ha gia' "impegnato" il "gettito" prevedendone l'intera "escussione"...capisci a me...
 
da quello che ho capito l'italia ha sospeso ogni decisione fino alla stesura del "libro bianco" quindi, in teoria, potremmo rinunciare all'acquisto del bidone.
ma dei sei già pagati che ne facciamo?
manteniamo un "linea di volo" basata su ben 6 aerei? (con tutta la logistica comunque necessaria)... oppure li distribuiamo equamente tra musei e piazze a perpetua memoria delle minchiate nazionali?
 

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