• このフォーラムは、www.cad3d.it/forum1 - イタリアのデザインコミュニティの機械翻訳です。いくつかの用語は正しく翻訳されていません。

"true" 航空史

ne abbiamo già parlato ma vorrei tornarci su per affrontare una particolare versione che rappresenta un'epoca e un modo di concepire la tecnologia.
il mondo è cambiato, e parecchio, negli ultimi 60 anni, il convair b-36 peacemaker rappresenta l'america del dopoguerra, allora potente e unica proprietaria della potenza atomica.
il b-36 era stato pensato anni prima, quando gli stati uniti erano alla ricerca del bombardiere da "10.000 km" da utilizzare sul pacifico.
le isole midway erano il "baluardo" del dominio sul pacifico degli americani, senza le midway gli stati uniti sarebbero stati isolati dai loro interessi in australia e oceania.
la marina americana era la depositaria della difesa militare "lontana" e le midway erano, insieme alle hawaii, le principali basi per la flotta del pacifico.
non a caso i giapponesi, ben informati su queste problematiche, decisero di giocare proprio lì la loro partita, l'ammiraglio yamamoto, che aveva studiato negli stati uniti, sapeva che il controllo di una "via" verso l'australia passava per le hawaii e midway.
l'aeronautica militare americana sapeva che per contrastare la marina, e accaparrarsi i suoi enormi fondi federali, doveva proporre un "arnese" in grado di arrivare a midway.
l'idea era particolarmente ambiziosa tenendo conto che l'esigenza reale era quella di, eventualmente, bombardare midway nel caso disastroso fosse caduta in mano nemica.
decollare dalla costa occidentale americana, portare qualche tonnellata di bombe a 5000 km e poi tornare indietro, era veramente impossibile per la tecnologia degli anni '30.
la marina, per mettere al sicuro i suoi stanziamenti del congresso, decise di utilizzare i grandi dirigibili (gli zeppelin tedeschi della grande guerra) come soluzione al problema, con esiti disastrosi.
poi arrivarono le portaerei e la marina riuscì, se possibile, a bissare i già mostruosi bilanci economici avuti per costruire le corazzate.
il canale di panama venne finanziato proprio per giustificare un notevole risparmio economico conseguente alla possibilità di evitare di mantenere due flotte zeppe di corazzate in servizio, una in atlantico ed una nel pacifico. l'aeronautica era spasmodicamente alla ricerca del bombardiere dei "10.000" km e in tutti gli anni '30 sfornava continuamente specifiche e richieste in merito.
la boeing, commercialmente più scaltra, propose una serie di progetti che, sulla carta risolvevano il problema ma, nella realtà non erano in grado di dare risposta al quesito.
i vertici dell'aviazione, d'altro canto, non vedevano l'ora di poter mostrare ai politici i progetti di queste macchine.
lo stesso b-17, quando iniziò il suo percorso, nel '33, venne sbandierato come la soluzione al "problema" e come il vero "antidoto" alle "inutili" corazzate della marina.
i prototipi vennero inviati, provocatoriamente, ad "intercettare" le navi da crociera che attraversavano gli oceani e i ricchi passeggeri di prima classe potevano tornare a casa con le foto dei bombardieri in formazione sulle loro teste.
queste azioni dimostrative ottennero lo scopo ed il b-17 divenne la base del rilancio dell'aeronautica a scapito degli esorbitanti fondi della marina.
l'obiettivo dei 10.000 km era ancora lontano da venire. la boeing fu scaltra e programmò un "percorso" pragmatico che vedeva il b-17 come un semplice "ponte" verso il "definitivo" b-29.
la strada però era chiara, alta quota, altissima, dove trovare la minima resistenza ed aumentare, così, l'autonomia.
il b-17 aveva i turbocompressori, primo fondamentale gradino, ma serviva ben altro, pressurizzazione ed ala a profili laminari.
il b-29 affrontava tutto questo in maniera superba, ma era troppo piccolo e non raggiungeva lo scopo prefissato, arrivare a midway e tornare o raggiungere una base "amica" in australia.
l'attacco a pearl harbour scatenò il panico, i giapponesi avevano messo in opera il loro piano, l'incubo peggiore si stava realizzando, se midway fosse stata attaccata gli stati uniti sarebbero stati cacciati dal pacifico.
la boeing era presa nel pieno dello sviluppo del b-29 e la convair si prese il "fardello" e la imponente commessa per realizzare il "vero" bombardiere delle midway.
tutta la tecnologia delle strutture pressurizzate venne messa a disposizione del concorrente da parte della boeing, mentre la convair preferì non adottare l'ala a profili laminari e a forte allungamento, troppo avveniristica per una struttura alare di dimensioni esagerate come quelle necessarie al b-36, nel 1940 non si poteva osare tanto.
il vero problema erano i motori, i pur notevoli 2500 cv turbocompressi del b-29 erano largamente insufficienti.
la wright propose un mostruoso 28 cilindri su 4 stelle da 4500 cv, regolo alla mano ne servivano sei.
il progetto doveva procedere spedito e non venne lasciato nulla di intentato per rimuovere qualsiasi ostacolo.
quando il primo prototipo fece i primi test vennero alla luce tutta una serie di problemi, i piani di coda, stile b-24 con le doppie derive, tendevano al "flutter" a causa delle scie delle enormi eliche, il carrello "monoruota" era fonte di enormi problemi e si scoprì che il carico specifico sulle piste era insopportabile per qualsiasi pista continentale, andare a midway sembrava ogni giorno più difficile.
fortuna volle che un insignificante e lento monomotore della marina, il dauntless, riuscì ad affondare tutta la flotta giapponese che stava attaccando midway, l'incubo era passato ed il b-36 diventò improvvisamente meno "strategico".
la wright aveva proposto i suoi 28 cilindri, quattro stelle da 7, praticamente i quattro cyclone (però con due cilindri in meno) di un b17 concentrati in un solo albero, e sul b-36 ne servivano 6, 4500 cv a "punto".
 

Attachments

  • NB-36H_with_B-50,_1955_-_DF-SC-83-09332.jpg
    NB-36H_with_B-50,_1955_-_DF-SC-83-09332.jpg
    893.3 KB · Views: 17
  • nb36h-cockpita.jpg
    nb36h-cockpita.jpg
    51.4 KB · Views: 21
  • 1.jpg
    1.jpg
    34 KB · Views: 23
  • deltredici_j3_atomic_jet650px.jpg
    deltredici_j3_atomic_jet650px.jpg
    35.7 KB · Views: 26
  • x6_23.jpg
    x6_23.jpg
    76.3 KB · Views: 17
il b-36 vide la luce ben oltre la fine della guerra, non prima di aver "prestato" i suoi motori al b-29 (b-50).
il rifornimento in volo decretò la fine del gigantismo dell'aria, però le enormi fauci del b-36 erano le uniche in grado di trasportare le imponenti bombe termonucleari del tempo e così il b-36, nato "inutile" e superato, ebbe i suoi dieci anni di "gloria".
comunque, finalmente, l'usaf ebbe il suo fatidico aereo da 10.000 km, rumorosi ed ingombranti ma "veri", anche se un b-47 a reazione con una autonomia inferiore ai 5000 km poteva sfruttare il rifornimento in volo per raggiungere gli stessi obiettivi.
un nuovo "tarlo" cominciò a martellare nelle fragili menti dei generali dell'epoca e si cominciò a cercare soluzioni ad un nuovo problema "impossibile":
tenere in volo "perenne" un aereo armato di bombe termonucleari, era il sogno di ogni generale degli anni '50, quando gli stati uniti d'america, usciti dominatori della seconda guerra mondiale e unici possessori della "bomba", si trovarono per la prima volta esposti ad un attacco nucleare sovietico che, grazie a qualche "aiutino" aveva realizzato la sua "bomba" ed era in grado di annientare il vecchio alleato.
mentre a new york si costruivano rifugi atomici e la popolazione si allenava a "sfollare" nei rifugi, il governo finanziava qualsiasi progetto in grado di ristabilire la perduta superiorità.
uno dei progetti più "interessanti" fu quello di costruire un aereo alimentato con una fonte di energia inesauribile, quella dell'atomo, addestrato e meno pericoloso della "bomba".
il nautilus, primo sommergibile a propulsione nucleare, aveva appena dimostrato le sue enormi potenzialità andando "a zonzo" per gli oceani e riemergendo "a casaccio", anche al polo nord, parve "logico" pensare di alimentare un aereo con la stessa energia, e farlo volare, teoricamente, per mesi.
il principio alla base dei motori era abbastanza semplice, un motore a reazione che, invece di usare le camere di combustione per innalzare la temperatura dell'aria prima delle turbine, usava il calore generato da un reattore nucleare.
per trasferire il calore dal "core" del reattore nucleare alle turbine dei motori a reazione esistevano diverse possibilità.
un primo sistema prevedeva degli scambiatori di calore che trasferivano il calore ad un fluido "intermedio", un'altro prevedeva che l'aria compressa dal compressore venisse convogliata direttamente nel "core" per essere surriscaldata ed inviata alle turbine.
quindi vennero pensati due versioni del sistema, uno "indiretto" con gli scambiatori e uno "diretto", senza.
la versione "indirect" poteva usare diversi "fluidi" per il trasferimento del calore, oltre alla "tradizionale" acqua, subito esclusa per il peso, volume e "sicurezza" (interessante considerazione).
venne scelto un fluido "metallico", il sodio, che "fonde" a temperature abbastanza basse e può essere "pompato" per trasferire calore negli scambiatori. soluzione interessante che anticipava il concetto delle blasonate centrali "civili" di vent'anni dopo.
il sodio era ottimo ma di difficile gestione, a contatto con l'acqua (vapore acqueo nell'aria) produce idrogeno il quale ha la perniciosa tendenza a esplodere quando si combina con l'ossigeno (aria).
una alternativa, e qui troviamo una soluzione realmente avveniristica che si sta, solo oggi studiando per le centrali di "quinta" generazione (quelle ancora da venire dopo le future di "quarta"), poteva essere un sale fuso, che molto più stabile, poteva essere pompato negli scambiatori.
addirittura era ipotizzabile l'incredibile (qua siamo alla "sesta" generazione), utilizzare lo stesso fluido di raffreddamento come vettore del materiale di fissione, evitando così di tenere tutto il materiale fissile stoccato inutilmente nel "core".
in caso di "necessità" sarebbe bastato fermare la circolazione del "sale" per ottenere l'arresto del reattore nucleare.
una serie di tre prototipi, ognuno costruito con le tre diverse tecnologie, vennero costruiti e provati a terra per verificarne il funzionamento ed il rendimento, alla fine il "direct" venne prescelto per il miglior rendimento.
l'attività principale di studio riguardava la cabina di pilotaggio, un enorme scafandro di piombo capace di schermare le radiazioni provenienti dal reattore.
venne costruito un prototipo, l'nb-36, spogliato di ogni dispositivo militare, attrezzato con la nuova cabina blindata e con, al posto del vano bombe, il reattore nucleare.
non aveva i motori "ad aria calda" necessari a convertire l'energia prodotta dal reattore in spinta, si trattava quindi di un semplice banco prova del reattore ed alla fine venne usato esclusivamente per provare le schermature per l'equipaggio.
fece numerosi voli e il reattore, ogni tanto, veniva acceso, tanto per vedere "l'effetto che faceva".
fortunatamente il rifornimento in volo diede la "quadra" al problema dell'autonomia e tutto venne rapidamente abbandonato, non senza aver speso una iperbolica cifra di "verdoni" rimasta per sempre segreta.
é a dir poco sorprendente che in pochi anni gli studi, finalizzati ad un progetto che giudicare raccapricciante è un eufemismo, siano riusciti a sviluppare e testare tutte le ipotesi di sviluppo delle configurazioni che i colossi del settore (ge e westingause) si stanno ancora oggi, dopo sessant'anni, rivendendo come "futuribili".
la dimostrazione che, con investimenti e ricerche dedicate, si sarebbe potuto studiare una applicazione "civile" da subito più evoluta e sicura. purtroppo, invece, ci ritroviamo a dover usare centrali la cui "evoluzione" è legata a rigidi e miopi meccanismi di mercato con una lentissima evoluzione che ha portato allo sviluppo e la messa in produzione di una "generazione" ogni 15 anni, quelli necessari alle grandi compagnie, proprietarie dei brevetti, al rientro degli investimenti (pagati dalla ricerca dei militari).
oggi possiamo solo immaginare dove saremmo potuti arrivare continuando con il ritmo che era stato intrapreso in quel breve periodo nella ricerca "pura" della produzione nucleare.
è comunque impressionante il fatto che per mesi abbia volato un aereo con a bordo una intera centrale atomica, funzionante, a spasso per i cieli americani. nessuno, al tempo, sembrava preoccuparsi delle possibili disastrose conseguenze in caso di incidente.
qualche cosa cambiò qualche anno dopo quando in spagna andarono "perse" due testate atomiche (termonucleari) quando un b-52 andò in collisione con il suo rifornitore e le bombe vennero automaticamente sganciate.
l'operazione "broken arrow", uno dei peggiori incubi della amministrazione americana della storia.
 

Attachments

  • 060720-F-1234S-022.jpg
    060720-F-1234S-022.jpg
    247.5 KB · Views: 12
  • 060720-F-1234S-023.jpg
    060720-F-1234S-023.jpg
    237.4 KB · Views: 12
  • nb-36h.jpg
    nb-36h.jpg
    271.2 KB · Views: 13
  • NB-36H_producing_contrails_in_flight.jpg
    NB-36H_producing_contrails_in_flight.jpg
    160.2 KB · Views: 11
  • NB_36Hnuke_engRH.jpg
    NB_36Hnuke_engRH.jpg
    93 KB · Views: 13
(cut)...qualche cosa cambiò qualche anno dopo quando in spagna andarono "perse" due testate atomiche (termonucleari) quando un b-52 andò in collisione con il suo rifornitore e le bombe vennero automaticamente sganciate.
l'operazione "broken arrow", uno dei peggiori incubi della amministrazione americana della storia.

aggiungo un resoconto dei fatti a quanto accennato da stefano.

negli anni sessanta una parte della flotta di b52-g dello strategic air command sorvolava i margini della cortina di ferro con il suo carico di bombe termonucleari quando, il 17 gennaio 1966, un b-52 del 68ht bomber wing, decollato da seymour johnson (carolina del nord), stava completando il suo turno di pattugliamento.
si preparò pertanto al terzo ed ultimo rifornimento in volo, quello che gli avrebbe consentito il rientro alla base, con una cisterna kc-135 del 910th squadron proveniente dalla base spagnola di moròn ma alle 10,16 di quel mattino, successe qualcosa per cui i due aerei vennero in collisione.
tutti i sei uomini di equipaggio della cisterna morirono nell'impatto mentre quattro sui cinque del b-52 riuscirono a lanciarsi.
i rottami dei due aerei si sparsero su una superficie di 38 km2 dell'andalusia. l'enorme spiegamento di forze statunitensi e spagnole sembrava giustificato dalla vastità di territorio interessato, ma dopo alcuni giorni fecero la loro apparizione un gruppo di navi chiaramente impegnate nella ricerca di "qualcosa".
inizialmente si tentò di far credere che la ricerca fosse indirizzata alle "scatole nere" dei due apparecchi necessarie per chiarire la dinamica dell'incidente ma le voci che era andata perduta una bomba si facevano sempre più insistenti. dopo due mesi dal fatto, il presidente della commissione nucleare spagnola j.m.otero navasquez pubblicò una relazione che avrebbe dovuto tranquillizzare l'opinione pubblica e che terminava dichiarando che tutto era ormai risolto tranne il mancato ritrovamento di una arma atomica.
a questo punto le autorità americane furono "costrette" ad uscire allo scoperto e dichiarare che in effetti una certa quantità di plutonio era fuoriuscita a seguito dell'impatto ma che si stava ponendo rimedio attuando tutte le procedure previste. non si fece alcun accenno alla perdita di una bomba.
dopo 24 ore fu la volta del dipartimento della difesa il quale specificava in un comunicato che tutte e quattro le bombe atomiche che si trovavano sul b-52 erano disinnescate al momento dell'incidente e che la contaminazione del terreno era dovuta alla rottura dell'involucro per l'impatto con il terreno. il comunicato chiariva che una era stata recuperata su un campo di erba medica mentre altre due erano finite una in un campo non coltivato e la terza in un campo di ortaggi.

la quarta era "missing".

infatti i b-52 trasportavano 4 bombe tipo mk28ri montate su un sostegno mhu-14/c sistemato nella stiva anteriore. quando l'aereo si era disintegrato in volo, le armi si erano staccate dalla "gabbia" ed erano cadute separate. una, alla quale si era aperto il paracadute, era finita integra nel letto asciutto del fiume almanzora di palomares, mentre le altre due, alle quali il paracadute non si era aperto, si erano schiantate facendo scoppiare la carica convenzionale di esplosivo che però, non essendo state armate, non avevano innescato l'esplosione nucleare.
il problema era trovare la quarta bomba.
apparve chiaro che doveva essere finita in mare dato che le minuziose ricerche sul terreno non avevano dato esito. così la task force 65 venne incaricata delle ricerche scandagliando il fondale in vicinanza della costa.
a tale scopo venne impiegato anche "l'alluminaut" della reynolds submarine service corp, ossia il primo sommergibile interamente realizzato in alluminio. costruito nel 1964, era dotato di quattro oblò, sonar attivi e passivi a scansione laterale. poteva trasportare un carico scientifico di 2720 kg e venne impiegato fono alla profondità di 1828 metri.
le immersioni non riuscivano a trovare "robert" (come era stata soprannominata la bomba) quando qualcuno consigliò di rivalutare le affermazioni di un pescatore il quale dichiarava di aver visto, il giorno dell'incidente, un "pilota molto alto appeso ad un paracadute", finire in mare a quattro miglia dalla costa.
le ricerche si spostarono nella zona indicata e alluminaut venne sostituito dal sottomarino da ricerca americano “alvin”, costruito intorno alla metà degli anni sessanta dalla woods hole oceanographic institution, in grado di raggiungere i 4500 metri e che grazie alle 4 mila immersioni che ha compiuto ha dato un contributo eccezionale alla conoscenza delle profondità marine (fu anche usato per effettuare diverse accurate riprese del relitto del “titanic”). per due mesi alvin, coadiuvato dalla nave appoggio "hoist ars-40", si immerse alla ricerca di robert quando, il 15 marzo, riuscì ad avvistarla avvolta dal suo paracadute a una profondità di 760 metri.
la situazione era tutt'altro che facile. in quel punto il fondale era inclinati di 70° e terminava con uno scalino oltre il quale si trovava una fossa di oltre 1400 metri. gli uomini di alvin tentarono di agganciare il paracadute ma al quarto tentativo, accadde quanto temuto. la bomba, che era stata sollevata, cadde rotolando per il pendio e precipitò verso gli abissi.
alvin si immerse nuovamente il 26 marzo e cominciò a scendere sempre più in basso fino a che, il 4 aprile, su un fondale fangoso a 853 metri, robert fu nuovamente avvistata. anche questa volta l'impresa rischiava di fallire in quanto il paracadute, sollevato dai motori di alvin, rischiava di imprigionare il sommergibile con enormi rischi per l'equipaggio. così venne rispolverato un vecchio sistema utilizzato dalla us navy, ossia il curv (cable-controlled underwater recovery vehicle), un rov comanbdato via cavo utilizzato per il recupero dei siluri. utilizzando un rampino legato ad un cavo, si agganciò il paracadute e cominciò il lento recupero.
dopo un ora e mezzo, la bomba si trovava a una quota di 30 metri e quindi, venne raggiunta dai sommozzatori che la imbragarono. il 7 aprile la stampa venne invitata sull'incrociatore albany e potè vedere (anche se a distanza) la bomba sul ponte della hoist.

quali erano state le conseguenze dell'incidente?
innanzi tutto si ebbe una forte contaminazione dovuta a circa tre chili di plutonio 239 fuoriusciti dalle bombe schiantatesi a terra. la nube della bomba due si diresse verso campi non coltivati al contrario di quella prodotta dalla bomba tre che invece colpì terreni agricoli. oltre 266 ettari risultarono contaminati e nonostante gli americani cercassero di minimizzare, fu necessario un imponente piano di bonifica denominato "project indalo". circa 1600 tonnellate di terreno furono rimosse (per dieci centimetri venne asportata la terra) e rinchiuse in barili destinati ad essere seppelliti nel savannah river site in sud carolina.il terreno maggiormente contaminato venne arato e lavato fino a trenta centimetri di profondità. le rocce vennero rimosse e le facciate delle case lavate a fondo.
a questo si deve aggiungere il costo di una missione che ha impiegato 34 navi e 2200 uomini, le richieste danni di 522 abitanti di palomares, l'acquisto di un desalinizzatore per il paese e l'installazione di una rete di monitoraggio.

due anni dopo, in groenlandia avvenne un incidente dalle conseguenze ambientali ancora più gravi. il 21 gennaio 1968 un b-52 cadde sul ghiaccio a circa dodici chilometri dalla base di americana di thule. quatrto bombe mk28 vennero distrutte dal conseguente incendio. il ghiaccio si sciolse per poi riformarsi e rinchiudere il materiale radioattivo. in quattro mesi di lavori in condizioni estreme, con un costo di 9,4 milioni di dollari, oltre 10000 tonnellate di neve e ghiaccio vennero rimosse e rinchiuse nei barili. anche se ufficialmente l'impresa riuscì, in realtà sembra che una bomba riuscì ad attraversare lo strato di giaccio finendo sul fondo dove sarebbe stata recuperata solo nel 1979.
questo secondo incidente segnò la fine del pattugliamento armato e ci si limitò a tenere i bombardieri carichi e pronti al decollo. il programma di allerta venne infine definitivamente chiuso il 26 settembre 1991 dal presidente bush.
 

Attachments

  • Aluminaut.png
    Aluminaut.png
    456.2 KB · Views: 10
  • Alvin.jpg
    Alvin.jpg
    15.7 KB · Views: 18
aggiungo due foto delle mk28ri. nella prima si vedono le quattro armi nella loro "gabbia" e nella seconda "robert" ripescato.
 

Attachments

  • Mk28-RI.jpg
    Mk28-RI.jpg
    49.9 KB · Views: 18
  • images.jpg
    images.jpg
    13 KB · Views: 24
oh! beninteso : io non c' entro nulla;
se dicono pirlate, ambasciator non porta pena.

in quel tipo di documetari non ha importanza cosa dicono, basta che ci siano belle riprese e l'audio originale, ovvero il motore dell'aereo per le riprese da terre) o le voci dei piloti (per le riprese dall'aereo). non servirebbe altro, ma pùrtroppo blaterano che è un piacere...
 
perso! nuvolari non si vede piu'!

si vede che devi riorientare l'antenna; potresti fare così: salire sul tetto, alle ore 12.00, con tv di generoso polliciaggio appresso (meglio se a tubo) connesso alla rete elettrica con cavo di adeguata lunghezza, ed eseguire più risintonizzazioni muovendo a casaccio l'antenna fino a trovare la posizione ideale. (ricordati di portarti il paracadute) :biggrin:

non me lo raccontate.
:smile:

perchè no? tanto non era nulla di che, c'erano dei cosi grossi tipo dei tubi, con attaccate ai lati delle robe tipo tavole, con dentro degli omini che facevani finta di andare in cielo; un film molto strano lasciamelo dire, non ho capito la trama nè chi era il protagonista, e poi secondo me erano tutti maschi "strani", di donne 'n ce nera manco una! :confused::confused:
 
perso! nuvolari non si vede piu'!

non me lo raccontate.
:smile:

salve, ma normalmente lo vedevi, o al canale 140 non trovi nulla? perchè da me , basso vicentino si vede sul 222. e comunque me lo sono perso. ma stai tranquillo che lo replicano sabato o domenica pomeriggio: devi solo avere una poltrona abbastanza comoda per le 48 ore.

comunque quei grossi tubi mi pare che li chiamano "aeromobili" e gli omini li definiscono "aviatori" : sarà stato qualche burocrate spiritoso a trovargli i nomi...invece delle donne.
 
scusate se mi intrometto, ma devo assolutamente fare i complimenti per questa incredibile storia dell'aereonautica. non ho mai letto un "libro di storia" che mi appassionasse così tanto! complimenti!

ora me ne torno di corsa a pagina 51 (sigh... ho davvero un sacco davanti... beh, meglio!).

alberto
 
salve, ma normalmente lo vedevi, o al canale 140 non trovi nulla? perchè da me , basso vicentino si vede sul 222. e comunque me lo sono perso. ma stai tranquillo che lo replicano sabato o domenica pomeriggio: devi solo avere una poltrona abbastanza comoda per le 48 ore.

comunque quei grossi tubi mi pare che li chiamano "aeromobili" e gli omini li definiscono "aviatori" : sarà stato qualche burocrate spiritoso a trovargli i nomi...invece delle donne.

confermo, a roma è sul 222
 
scusate se mi intrometto, ma devo assolutamente fare i complimenti per questa incredibile storia dell'aereonautica. non ho mai letto un "libro di storia" che mi appassionasse così tanto! complimenti!

ora me ne torno di corsa a pagina 51 (sigh... ho davvero un sacco davanti... beh, meglio!).

alberto

non posso che dire, grazie!
 
presidè, sapesse quante coppie di aerei vedo passare a bassa quota da un paio di mesi a questa parte, sulla direttrice nord-sud e ovest-est (trapani-sigonella).
ho visto i typhoon, gli f-16, gli f-18, gli osprey (spettacolo!), i tornado, i c-130 e una volta perfino un reaper (o predator :confused:).
ma un paio di volte sono passati gli f-15, e hanno fatto tremare i muri :eek:
l'ho capito subito che si trattava di qualcosa di grosso, più grosso del typhoon, armato di binocolo 8x40, che ormai tengo a portata di mano, esco fuori ed erano proprio sopra la mia testa, sono quasi riuscito a leggere le insegne sugli impennaggi di coda...
ma c'è tutta questa differenza di potenza tra i motori del typhoon e quelli dell' f-15?
 
ma c'è tutta questa differenza di potenza tra i motori del typhoon e quelli dell' f-15?
i motori del typhoon sono "buoni" per gli aspirapolveri!
haha
il rr ej200 arriva a sfiorare le 9 tonnellate, il ge f110 arriva a superare le 14.
c'e' da dire che il rr, essendo nato per "non dare fastidio", fa anche poco rumore.

:smile:
 

Forum statistics

Threads
46,674
Messages
380,976
Members
2
Latest member
loop80
このフォーラムは、www.cad3d.it/forum1 - イタリアのデザインコミュニティの機械翻訳です。いくつかの用語は正しく翻訳されていません。

Members online

No members online now.
Back
Top