come il vapore trovò il suo ambiente ideale nelle calme e tortuose acque dei fiumi nordamericani, subito si cercò di farne un uso militare.
partendo da esigenze simili (conquistare il controllo delle vitali vie d'acqua), ma seguendo un percorso completamente originale, i due contendenti arrivarono a due realizzazioni contemporaneamente sconvolgenti ed ammirevoli.
i confederati ebbero a disposizione un "pirovascello" (vascello a vela con motrice a vapore) che dopo alcune vicissitudini di guerra era disponibile per un esperimento, costruire una sorta di chiatta fluviale armata, disalberato, ridotto al solo primo ponte di cannoni, abbattuti tutti gli orpelli e mantenuta solo la motrice a vapore, era diventato una specie di pontone armato di una fila di cannoni.
però pensare di percorrere un fiume sotto il controllo del nemico aspettando le sue cannonate non era salutare considerato il fatto che lo spazio di manovra era praticamente inesistente (la sola larghezza del fiume), era necessario proteggersi con una sorta di corazza resistente ai colpi del nemico.
il moncone di scafo avanzato dopo "l'alleggerimento" venne ricoperto da una sorta di tetto spiovente realizzato con un doppio strato di binari ferroviari al posto delle tegole.
la rozza realizzazione era, si rudimentale e "consona" con lo spirito tipicamente "poco nobile" del nuovo mondo, ma era una vera corazzata fluviale, la tennessee avrebbe fatto strage del nemico se gli yankee altrettanto "mossi" da incosciente fervore tecnologico, non avessero deciso di inventarsi un nuovo strumento da battaglia fluviale.
anche al nord avevano la fissazione di "sgominare" il nemico spazzandolo via dai fiumi a cannonate, ma più tecnologici e "riflessivi" i nordisti erano coscienti che le classiche "danze" che i marinai d'acqua salata erano "avvezzi" a compiere sui mari (una specie di inseguimento sul posto, degno delle migliori partenze da "coppa america", per esporre, prima il fianco e disalberare il nemico a cannonate, per poi speronarlo o abbordarlo una volta paralizzato) erano impensabili su un fiume e pensarono, argutamente, di mettere pochi (due) ma potenti cannoni in una torretta girevole (geniale) tutta corazzata (come il ponte della nave).
in questo modo si sarebbe potuto sparare in ogni direzione continuando a navigare nella direzione del fiume.
per poter avere il campo libero lo scafo era completamente appiattito sporgendo dall'acqua poche decine di centimetri.
questa sorta di pontone corazzato era orrendo a vedersi, una sorta di carro armato galleggiante pensato e disegnato da un malevolo scrittore di orrende fiabe per spaventare i bambini, ma alla fine il monitor (così venne chiamata la scatola di ferro nordamericana) si scontrò con il suo, altrettanto inquietante omologo sudista, il tennesee, in uno scontro che dobbiamo per forza di cose chiamare "epico", dove si scambiarono decine di "bordate" con gli equipaggi accecati dal fumo delle caldaie a "tutto vapore", intossicati dai gas delle esplosioni e più preoccupati di non arenarsi che di agguantare il nemico, dopo ore, stanchi e scoraggiati, presero ognuno la strada di casa, convinti entrambi del fallimento delle rispettive macchine da guerra.
talmente delusi per l'inefficacia dei colpi inferti, da convincere i sudisti a recuperare il ferro per migliori e più nobili impieghi, e i nordisti a desistere di cercare nuovamente lo scontro, per poi perdere il pontone corazzato alla prima burrasca in mare (oltre alla forma, aveva anche le qualità nautiche, di un ferro da stiro).
la disillusione fu cocente e i contendenti non si resero conto di aver inventato tutto quello che sarebbe poi stato necessario negli oceani nei 50 anni successivi.
era stato inventato lo scudo, che per inefficacia della spada, era più forte, la "corazza" di memoria medioevale aveva conquistato la marina, quella "minore", ma in breve avrebbe fatto la rivoluzione.
quando era il remo a dominare i mari lo "scopo finale" dello scontro era la distruzione dei remi dello scafo avversario per poi passare allo speronamento o all'arrembaggio del nemico oramai incapace di manovrare, con lo sviluppo delle vele e degli alberi le "attenzioni" si spostarono dai remi (scomparsi) alle alberature per poi passare sempre alla solita "cura" di romana memoria.
certo speronare uno scafo, anche fermo, manovrando vele e velacci era un'impresa non facile e l'arrembaggio veniva più facile.
il cannone, rigorosamente ad anima liscia e ad "avancarica" sparava "palle" di piombo, ma più spesso rottami e pezzi di catena, lo scopo era quello di "spazzare" i ponti dell'odiato avversario da uomini ma, soprattutto dagli alberi.
le navi manovravano (lentamente) per riuscire a mostrare i fianchi e scaricare le "bordate" dei loro cannoni, dopo decenni di allenamento una "scarica" singola di centinaia di colpi poteva disalberare istantaneamente un bastimento e renderlo "immobile" alla mercè dei rampini.
la bordata era poderosa quanto imprecisa, le distanze si misuravano a decine di metri.
un galeone a tre ponti era impressionante per la potenza di fuoco, nella pratica i cannoni erano dei veri "archibugi" rumorosi e pericolosi per il nemico quanto per i suoi cannonieri, questi per ripararsi dai colpi avversari cominciarono a "rintanarsi" dietro a strati di quercia sempre più spessi, la corazza era efficace, ma la sardegna perse le sue foreste e la lingua più in voga nelle falegnamerie algheresi diventò il catalano.
per lungo tempo, spagnoli, inglesi e francesi si presero a cannonate lanciandosi improponibili proiettili di ferro grossi come palle da bowling ma capaci di fare devastazioni sulle infrastrutture degli avversari.
il cannone cominciò ad evolvere e i sui proiettili a diventare più pericolosi, per prima cosa le "palle" diventarono esplosive e quando non esplodevano direttamente dentro il cannone devastavano i ponti degli avversari esplodendo in migliaia di micidiali schegge, rimanere sui ponti durante gli scontri era insano e le "murate" diventarono sempre più alte e spesse, le navi in combattimento diventavano deserte con tutto l'equipaggio nascosto sottocoperta e le "palle" poco o nulla potevano fare contro mezzo metro di ottima quercia.
quando le locomotive iniziarono a "navigare" gli ammiragli compresero che una nave anche disalberata, manteneva una residua capacità di movimento e di manovra, il vapore improvvisamente diventò utile anzi indispensabile, un "pirovascello" aveva l'arma segreta che gli permetteva di continuare a muoversi anche se sottoposto a ripetute bordate.
i "pirovascelli" persero molti cannoni (dovevano compensare il peso di caldaie, motrici, carbone, acqua, elica e albero motore) e diventarono eleganti fregate.
queste "dannate" fregate erano pericolosissime, nelle incredibili mischie di galeoni a vela girovagavano veloci e sfuggenti disalberando le grosse e lente navi nemiche, lasciandole immobili alla mercè dei rampini. riuscire a colpire una sbuffeggiante fregata era impossibile, si muoveva troppo velocemente ed in maniera imprevedibile, senza seguire la legge del vento, anche un fortunoso colpo non riusciva a fermarla con il motore nascosto all'interno dello scafo.
era necessaria una serie di contromisure importanti.
intanto la ritrovata manovrabilità riportò in auge gli speronamenti e le navi a vapore misero nuovamente in mostra i rostri di antica memoria, poi l'attenzione si spostò dagli alberi (anche eliminandoli le "dannate" fregate continuavano a muoversi) agli scafi dentro cui erano nascoste le "macchine", penetrare la quercia e sfondare ponti e paratie non era facile, si cominciò a provare aumentando il calibro dei cannoni, operazione relativamente semplice ma di dubbia efficacia, aumentando il peso del proiettile diminuiva anche la già ridotta portata, gli studi e la razionalizzazione della combustione delle cariche di lancio diedero una mano a migliorare l'efficacia dei grossi calibri.
la polvere non esplodeva più istantaneamente nella canna, ma innescava una vera combustione, più lenta ma in grado di spingere il proiettile per più tempo, le canne si allungarono per dare il tempo alla pressione del gas in espansione di spingere il proiettile fuori dalla canna ad una velocità superiore.
contemporaneamente si era capito che il proiettile non doveva tentare di "sfondare" il fianco della nave, ma doveva "penetrarlo" con forme appuntite. il fenomeno era chiaro da tempo, il problema irrisolto era quello di mantenere il proiettile nella giusta posizione fino all'impatto, cosa praticamente impossibile.
comunque i nuovi grossi calibri riuscivano, se ben diretti a fare scempio dei robusti fasciami in legno.
per riuscire a colpire le mobilissime fregate i marinai d'acqua dolce avevano suggerito la soluzione, mettendo il cannone in una torretta girevole era possibile dirigere il colpo anche se la direzione della nave non era propizia.
meglio due giganteschi cannoni in torretta che centinaia di piccoli e
inutili cannoni fissi sulle fiancate.