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波の上および下

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sopra e sotto le onde
4) evoluzione del mezzo navale
se consideriamo che fino al 1571, data della battaglia di lepanto gli scontri navali furono combattuti con la galea e, dalla metà del 1800 comincerà l’epoca dell’acciaio, il contesto storico delle navi da guerra a vela fu relativamente breve.
con l’avvento della polvere da sparo e il conseguente miglioramento delle artiglierie che diventarono sempre più potenti e leggere, fu possibile imbarcarle sui bastimenti dell’epoca.
le galee mostrarono però a quel punto il loro limite. dato che entrambi i fianchi erano interamente occupati dei rematori, rimanevano utilizzabili per i cannoni il castello di prua e il giardinetto di poppa. se si fosse riusciti a rinunciare ai remi sfruttando solamente le vele, si sarebbe liberato uno spazio enorme da utilizzare per disporre i cannoni. in questo contesto nasce la scienza navale. in sostituzione di metodi empirici utilizzati finora, si comincia a rendere più “scientifico, tecnico” l’approccio alla realizzazione delle navi. l’ammiragliato inglese uniformò le navi da guerra dividendole in classi. una nave di i^ classe aveva 90 o più cannoni, una nave di ii^ 80 o più, una di iii^ 50, anche le navi più piccole furono classificate ma solo le prime tre erano considerate navi da battaglia.
riguardo la costruzione, il problema che i cantieri dovettero affrontare era come riuscire a mettere 3 ponti carichi di cannoni di grosso calibro all’interno dello scafo. se messi troppo in alto rendevano la nave instabile, se troppo in basso si rischiava che l’acqua entrasse dai portelli, se si avvicinavano l’uno all’altro senza aumentare la lunghezza dello scafo e la superficie velica, la nave pescava troppo ed era troppo lenta ma, le tecniche costruttive di allora e il materiale impiegato, non consentivano di eccedere nelle dimensioni.
uno degli errori progettuali più famoso dell’epoca fu la “vasa”, galeone svedese da 1400 tonnellate che affondò il giorno del suo viaggio inaugurale. probabilmente la causa fu il peso spostato troppo in alto e che quindi, a causa di una raffica di vento improvvisa, fece inclinare su di un fianco lo scafo imbarcando acqua dai portelli dei cannoni e affondando in pochi minuti in 35 metri di acqua.
comunque questa fu la soluzione a prevalere e le flotte adottarono la nave a vela. queste nuove costruzioni, grazie ad una chiglia più profonda rispetto le galee dal fondo piatto, avevano una maggiore tenuta al mare. di contro la manovrabilità tipica delle galee era persa, queste navi dovevano fare affidamento solo sulla forza del vento e potevano navigare solo con vento in poppa o al massimo al traverso. la navigazione, a causa di questa scarsa manovrabilità, avveniva in linea di fila, gli scontri avvenivano su due file parallele con scambi di cannonate e di fucileria.
era la cosiddetta "guerra di squadra" che avrà tra i suoi maggiori interpreti de ruyter,tromp,tourville.
alla fine del 600 la francia si ritrovò sola contro tutto il resto d’europa, re luigi xiv disponeva di una flotta formidabile e la francia si poteva considerare la regina dei mari. lo scontro inevitabile avvenne il 10/7/1690 quando davanti alle coste britanniche apparve una flotta di 75 vascelli, 6 fregate e 20 brulotti (navi incendiare) al comando di a. hilarion de cotentin tourville dal “soleil royal” da 98 cannoni. lo scontro con gli inglesi, agli ordini del vice ammiraglio herbert sul “royal sovereign”, fu violento. il “vriesland” ebbe 230 tra morti e feriti, il “terrible” la poppa asportata da una cannonata dirompente, il “wapen van utrecht”, il “trolen” bruciarono tutta la notte. alla fine gli anglo-olandesi persero 17 navi mentre i francesi nemmeno una.
fu nelson, come vedremo in seguito, ad intuire che bisognava tentare di tagliare la strada al nemico puntando quindi alla prua o alla poppa del vascello nemico scarsamente o per nulla armato in quelle zone tentando di danneggiare l’alberatura per immobilizzarlo ed impedendo all’avanguardia, tagliata fuori dalla manovra, di ripiegare in soccorso della navi attaccate .
era nata la manovra del “taglio a t”.
 

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mi sono reso conto solo ora che l'immagine allegata all'ultimo post non è leggibile.
chiedo scusa, provvederò al più presto a rimediare.
saluti a tutti
 
che cos'ha?
io la vedo benissimo.
tra l'altro me la stampero' e me la mettero' sulla parete per poter seguire meglio tutta la trattazione "marinaresca"! (mi sono letto qualche libro di wilbur smith del ciclo dei courteney e qualche termine l'ho "intuito" ma questo e' molto piu' comodo!):finger:
ad esempio i vermi di mare vengono chiamate "teredini" invece di "teredi". qual e' la dicitura corretta?
 
che cos'ha?
io la vedo benissimo.
tra l'altro me la stampero' e me la mettero' sulla parete per poter seguire meglio tutta la trattazione "marinaresca"! (mi sono letto qualche libro di wilbur smith del ciclo dei courteney e qualche termine l'ho "intuito" ma questo e' molto piu' comodo!):finger:
ad esempio i vermi di mare vengono chiamate "teredini" invece di "teredi". qual e' la dicitura corretta?

teredini, teredini...

eppure lo rileggo pure più volte!!!
p.s. l'immagine la vedo da schifo. :confused:
 

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teredini, teredini...
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eppure lo rileggo pure più volte!!!
p.s. l'immagine la vedo da schifo. :confused:

l'icona e' piccola, ma una volta ingrandita si legge benissimo.
hanno anche suggerito di allegare le immagini come "allegati" invece di link alle immagini, in modo da alleggerire il server (anche se a prima vista sembrerebbe vero il contrario).
imho e' meglio che le immagini siano piccole e poi che possano essere ingrandite, altrimenti se sono nel testo rischiano di far diventare il messaggio troppo lungo e spezzato, anche se viene meno "didascalico".
 
se vuoi approfondire l'argomento "navi da battaglia a vela", lascia stare wilbur smith, il massimo è patrick o'brian, col famoso ciclo di jack aubrey e stephen maturin, che ha dato vita ad esempio al film "master and commander" (nettamente inferiore ai libri, ma non malvagio). una messe di info, compreso un glossario e uno schema costruttivo di massima!
 
sopra e sotto le onde
4) navi nella storia

abbiamo iniziato questa narrazione parlando della galea, di come questa abbia segnato un lunghissimo periodo storico della navigazione e come, per necessità belliche, la stessa sia stata soppiantata da altre costruzioni più moderne. vediamo quindi come si passò dalle galee ai grandi vascelli a vela fino ad arrivare all’era del vapore e delle navi in ferro.
galeazza
nave a vela e a remi, a bordo alto, con cassero e castello, attrezzato con tre alberi a vela latina e bompresso. sotto il ponte di coperta si trovavano 32 banchi per i rematori. la coperta era quindi libera per la manovra delle vele e poteva portare una batteria di grossi cannoni (circa 36) più altri minori installati sulle murate. la galeazza, fu l'ultimo degli sforzi per consentire alle galee di opporsi al crescente predominio della nave a vela.
caravella
le prime notizie sulle caravelle risalgono alla metà del 1200 per opera dei portoghesi.
enrico il navigatore, figlio del re giovanni i, intendeva espandere il commercio e il potere del portogallo ma per farlo, occorreva operare una vera e propria “rivoluzione”. fino al medioevo infatti la navigazione avveniva sotto costa, cioè “pilotando a vista”. enrico radunò allora matematici, cartografi, astronomi, piloti e maestri d’ascia creando una vera e propria scuola nautica dove venivano realizzate accurate carte nautiche, bussole sempre migliori, ecc.
anche la struttura delle navi doveva essere migliorata. combinando la forma dei mercantili di allora, le caracche (di cui poi parleremo) con quelle del sambuco arabo, unendo cioè i pregi di entrambe, nacque la caravella, un veliero leggero e veloce dallo scafo rotondo, poppa squadrata e prora arrotondata. inizialmente il dislocamento era compreso tra le 25 e le 60 tonnellate per arrivare verso il xvi secolo, a caravelle da 300 tonnellate.
pare che il nome caravella derivi dal metodo costruttivo infatti, nel ‘500 si utilizzava il termine “caravella” per indicare il fasciame “a paro” invece che “sovrapposto o a klinker (1)”. le tavole dette “comenti” che lo costituivano, venivano accostate l’una a l’altra longitudinalmente e calafatate. questo permetteva di utilizzare comenti di spessore maggiore e posati su una “struttura trasversale (2)” più rigida.
la caravella aveva due o tre alberi e bompresso, con l’albero di maestra molto alto. trinchetto e maestra erano armati con vele quadre mentre la mezzana con vela latina. il bompresso sosteneva la vela di civada.
delle famose navi di cristoforo colombo due erano caravelle.
la nina a tre alberi non aveva il castello ed il cassero era piccolo (più basso di un uomo), misurava 21,44 metri di lunghezza, 6,44 di larghezza e 1,78 di immersione dislocando 52,72 tonnellate. aveva vele quadre sugli alberi di trinchetto e di maestra e vela latina sull'albero di mezzana. l’equipaggio era di 20 uomini.
la pinta, della quale le notizie sono molto più vaghe, era più piccola, la lunghezza era probabilmente di 18,50 m, la larghezza di 5,80, l'immersione di 1,60 dislocando circa 50 tonnellate. aveva castello e cassero, inoltre venne costruito un cassero più piccolo sopra il ponte di poppa.
dal diario di bordo si sa che le caravelle ha raggiungevano la velocità di 11 nodi.
la santa maria era una caracca.

- (1) fasciame sovrapposto o a klinker. le tavole sagomate una alla volta, sono sovrapposte in modo da creare una struttura a gradini. le barche così costruite risultano leggere ed elastiche, il klinker si compatta non appena sente l’acqua premendo sul calafato e rendendo il tutto impermeabile. le navi vichinghe ad esempio, i famosi drakkar, erano costruiti in tale maniera così da poter interporre tra una tavola del fasciame e l’altra una maggiore quantità di materiale per calatafare ma di contro, si usavano corsi più sottili. gli scafi risultavano più stagni ma molto flessibili.
in una ricostruzione fedele, si è potuto verificare che il capo di banda (parte superiore dell'impavesata) era in grado di torcersi di 15 cm. mentre il fondo di sollevava e abbassava di 2 cm., il tutto senza che entrasse una sola goccia di acqua.
e' stato il metodo principale per la realizzazione delle scialuppe di salvataggio fino all'avvento della vetroresina.
- (2) quando arriveremo agli scafi in ferro, parleremo delle differenze tra “scafo a struttura trasversale”, “longitudinale” o “mista”.


caracca
la caracca, detta in portoghese nao, e il cui nome significa nave, era un veliero con tre o quattro alberi sviluppato nel mediterraneo nel xv secolo. aveva poppa alta e rotonda con cassero, castello e, bompresso. era fornita di un albero di trinchetto e di maestra a vele quadre e di un albero di mezzana a vele latine.
le caracche, prime navi europee adatte alla navigazione oceanica, erano larghe a sufficienza per affrontare il mare grosso e avevano spazio per l'equipaggio, per le relative provviste e, per quanto necessario per affrontare lunghi viaggi. ciò le rendeva indipendenti dai porti e le permetteva di sfruttare le rotte migliori per lunghe distanze. la combinazione di quattro vele offriva una certa mobilità; le larghe vele quadre erano utilizzate per la propulsione ma venivano però ridotte di dimensioni durante le tempeste. le piccole vele a prua e a poppa le consentivano di essere manovrabili mentre le vele latine, le permettevano di veleggiare stringendo relativamente il vento. grazie al ponte di coperta potevano essere installati dei cannoni per la difesa della nave rendendola praticamente inespugnabile dall'attacco di navi più piccole con queste navi gli spagnoli e i portoghesi durante il xv secolo e xvi secolo esplorarono il mondo.
la caracca fu una delle prime navi d'alto mare da carico e venne descritto come una "perfetta nave da trasporto".
 
mi sa che ultimamente parlo da solo...
sarà grave? :confused:

no, no...
il problema nasce quando cominci a risponderti...

:36_6_4:


non ti preoccupare...
noi "adepti" delle "storie" prima aspettiamo di avere della "ciccia" su cui lavorare, poi partiamo "duro"...:cool:
vedi la storia dell'aviazione... siamo capaci di rimanere "silenti" per mesi per poi scatenarci...:biggrin:
 
visto che tanto sono a casa "malato" e ho tempo ne approfitto per andare un po' avanti

sopra e sotto le onde
4) navi nella storia

brigantino
nato come piccola nave di scorta, a vele latine e con 12-14 remi, divenne lo scafo prediletto da banditi, contrabbandieri, briganti da cui, probabilmente, deriva il nome. nel periodo delle navi a vela assunse l’aspetto definitivo di piccola nave da guerra attrezzata con due alberi a vele quadre, trinchetto e maestra, più il bompresso, ed armata con 10-12 cannoni.
se oltre a trinchetto e maestra aveva anche la mezzana armata a vele auriche, si chiamava “brigantino a palo”.
se invece aveva due alberi di cui il trinchetto a vele quadre e quello a poppa a vele auriche, si chiamava “brigantino-goletta”.

goletta
piccola nave con due alberi inclinati verso poppa e bompresso, armata con vele auriche. esistno diverse attrezzature per la goletta.
- goletta a palo: con bompresso, tre alberi verticali o leggermente inclinati verso poppa armati con vele auriche tranne il trinchetto a vele quadre.
- goletta a gabbiola: con bompresso, due alberi verticali armati con vele auriche tranne il trinchetto a vele quadre.
- goletta bermudiana: con bompresso con fiocchi, due alberi di cui il trinchetto più basso e senza vele. tra i due alberi, vele di strallo.
- goletta militare: la più piccola unità della squadra navale, armata con 6-12 cannoni di piccolo calibro era detto anche “velacciere”.
- nave goletta: con bompresso con due o tre fiocchi, tre alberi verticali o leggermente inclinati verso poppa armati a vele auriche tranne il trinchetto a vele quadre.
uno splendido esemplio di nave-goletta è nave “palinuro” della marina militare italiana. nave scuola per l’addestramento degli allievi nocchieri, venne varata a nantes nel 1934. battezzata inizialmente “commandant louis richard” fu acquistata dalla nostra marina nel 1950. dopo i lavori di trasformazione, entrò in servizio nel 1955. e’ lunga 68,9 m. larga 10,1 con una immersione di 4,8. ha una superficie velica di 898 mq, il trinchetto è alto 35 m. la maestra 34,5 e la mezzana 30 per un dislocamento di 1341 tonnellate.
(le foto sono prese da internet)
continua…
 

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sopra e sotto le onde
4) navi nella storia
il galeone.
siamo arrivati (un po’ velocemente) al bastimento che segna una tappa fondamentale nella storia della marineria, la nascita della “scienza delle costruzioni navali”. come abbiamo visto nella descrizione della caravella, fino ad allora la costruzione era affidata alla tradizione artigiana, alle conoscenze di pochi che le tramandavano oralmente ad un numero ristretto di allievi. per affrontare progetti più impegnativi occorreva un approccio più tecnico e di questo abbiamo già detto che si preoccupò per primo il principe enrico del portogallo creando i primi “centri di studio” della storia. e’ in questo contesto che vengono scritti i primi trattati di architettura navale: “ars nautica” del 1560, “fragments of ancient english shipwrightry” del 1586 ed altri di cui si ha notizia e che in alcuni casi, sono arrivati fino a noi.
l'introduzione dell'uso del cannone a bordo influenzò profondamente gli studi, era infatti necessario rendere più stabili le navi cercando di avere anche una buona capacità di carico. vennero definite le “dimensioni di riferimento standard” secondo cui il rapporto tra lunghezza e larghezza (“snellezza” di cui parleremo in seguito) era di 3 a 1 mentre la larghezza era il doppio dell’altezza. a prua il rostro delle galee perse ogni funzione offensiva e si trasformò in supporto per l’albero di bompresso il quale era armato con una vela di “civada”, in alcuni casi, era sormontato da un alberetto verticale che portava la vela di “controcivada”. le sovrastrutture erano imponenti. il cassero era decorato con statue in legno e figure allegoriche ed era armato con pezzi d’artiglieria più piccoli. dalla poppa sporgeva una asta orizzontale detta “buttafuori” che serviva per fissare le scotte della vela latina della mezzana. anche il castello a prua era finemente decorato e armato a sua volta con pezzi “leggeri”. l’albero di maestra portava tre vele quadre, la vela di maestra, la vela di gabbia ed il velaccio di maestra, in alcuni casi anche un “controvelaccio”. invece l'albero di mezzana ospitava solitamente una vela latina, la vela di mezzana. sui galeoni più grandi era presente anche un quarto albero, detto contromezzana o “bonaventura”, il quale era armato anch'esso con una vela latina. il ponte più importante della nave era il primo ponte di batteria, collocato al di sotto del ponte di coperta. in questo modo vi era una migliore distribuzione dei pesi, mentre le manovre principali per il governo del galeone erano effettuate sul ponte di coperta. un galeone del xvi secolo poteva misurare mediamente 40-42 m. per una larghezza di circa 10.
questa nave ebbe successo grazie alla sua agilità e manovrabilità, che consentiva di ridurre i tempi di navigazione e di viaggiare con un equipaggio ridotto. inoltre poteva difendersi con i propri cannoni non necessitando quindi di una scorta. per gli inglesi, francesi e spagnoli, il galeone divenne la principale unità da guerra.
le navi inglesi si rilevarono però le migliori.
l’inglese james baker realizzò i portelli di fiancata per i cannoni, questo permetteva di caricare cannoni più grandi che vennero installati sui ponti più bassi. la prima nave costruita con questo nuovo sistema fu la “great harry” nel 1514, nave ammiraglia di enrico viii. dislocava di più di 1.000 tonnellate ed era armata con 128 cannoni.. il castello di prua aveva in genere un solo ponte mentre lo scafo aveva di solito una linea più bassa e slanciata.
john hankins abbassò casseri e castelli, eliminò quello di prua, e modificò lo scafo rendendolo più lungo e più stretto (il loro rapporto passò a 4 a 1, anziché 3 a 1).
phineas pett nel 1610 allungò ancora lo scafo e aumentò l’immersione realizzando il tre ponti “prince royal”.
verrà eliminato l'albero di “bonaventura”, non più utile vista sia l'abilità acquisita dai comandanti, sia i miglioramenti apportati alle carene.
le altre nazioni, che erano rimaste indietro rispetto ai progressi inglesi cercarono di imitare queste navi.
nel 1624 il cardinale richelieu, rendendosi conto di non poter competere con l'inghilterra, ordinò agli olandesi cinque galeoni. in svezia venne costruito e varato l'imponente vasa che però, come abbiamo già visto, farà un misera fine.
nel 1637 phineas pett (ancora lui) costruì il “sovereign of the sea”, lungo metri 40, largo 15 e con una immersione di 7. era arricchito da ogni tipo di ornamento, decoro, fregio, blasoni nobiliari, segni zodiacali, ecc. a prua, sotto il bompresso una polena raffigurava un re a cavallo che calpesta i nemici, a poppa finestre ricoperte di immagini mitologiche. sullo specchio, statue la vittoria, nettuno, giove ed ercole. il tutto ricoperto di oro. partecipò a molte battaglie che vinse, ma fu distrutto nel 1696 da un incendio, causato da una candela caduta nel quadrato ufficiali.
nella sezione di un galeone (vedi foto allegata)si distinguono dal basso verso l'alto, le sentine, dove veniva normalmente posizionata la zavorra equilibratrice di sabbia e pietre, i ponti di stiva, dove si caricavano le merci e materiali di ricambio, i ponti di batteria, il ponte di coperta ed i castelli. da notare che già all’epoca esistevano le pompe di sentina per svuotare lo scafo da probabili infiltrazioni d'acqua. l'equipaggio era composto da circa trecento uomini i quali mangiavano e dormivano sui ponti di batteria, mentre gli ufficiali alloggiavano a poppa.
l'arma principale del galeone era la colubrina. la prima batteria utilizzava pezzi da 18 libbre (calibro 133 mm, lunghezza 3,50 m). sul ponte di coperta una seconda batteria ospitava semicolubrine da 10 o 9 libbre. il cassero ed il castello potevano avere pezzi minori, eventualmente brandeggiabili.
la costruzione di un galeone restava in ogni caso un'impresa estremamente lunga e costosa per cui si spesso alla costruzione si preferiva la cattura delle navi avversarie che venivano poi immesse nella flotta della potenza che ne era entrata in possesso.
dal galeone deriverà il vascello di cui parleremo prossimamente.
 

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visto che sono tutt'ora costretto a casa, continuo ad avere molto tempo a disposizione per procedere nella "navigazione" storica. auguratevi che possa tornare al più presto al lavoro che così mi calmo... :biggrin:
p.s. stefano_me30... leggi anche i pm, non solo tex willer :mixed:

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4) navi nella storia

il vascello
la continua evoluzione che abbiamo visto sui galeoni, portò nel xviii secolo alla eliminazione delle sfarzose decorazioni che oltre ad essere molto onerose in termini economici, non erano di alcuna utilità quando addirittura non rappresentavano un impaccio, (ad esempio un inutile aumento di peso) tanto che verso il 1750 le decorazioni più “barocche” erano scomparse quasi del tutto, mentre rimaneva comunque l'uso di porre sulla prua una polena che spesso si ispirava al nome della nave. i castelli vennero sempre più abbassati, sotto quello di prua si trovavano le cucine mentre a poppa, sotto il cassero, si trovavano gli alloggi degli ufficiali. avevano 3 ponti armati di cannoni: coperta, seconda batteria, prima batteria e talvolta anche con un ponte di terza batteria.
in genere si trattava di navi a tre alberi i quali erano scomposti in tre parti: albero, albero di gabbia e alberetto. le vele sono tutte quadre, vengono eliminate la controcivada ed il suo parrocchetto sostituite dall’asta del fiocco che reca le vele dette “fiocchi” e “controfiocchi”. tra gli alberi principali compaiono delle vele triangolari dette “vele di strallo”. l’albero di mezzana perde la vela latina per adottare la vela aurica. i pennoni vengono dotati di marciapiedi, un cavo che consente agli uomini addetti alle manovre, di appoggiare i piedi. il dislocamento andava da un minimo di 1.500 tonnellate ad un massimo di 5.000. le dimensione crebbero, i grandi vascelli potevano raggiungere i 70 metri di lunghezza e 16 di larghezza, con 110-130 cannoni, trasportavano viveri per sei mesi e più di mille uomini d’equipaggio. la struttura era particolarmente robusta grazie all'adozione della doppia ordinata. in questo modo l'elemento strutturale principale dello scafo veniva raddoppiato, conferendo all'ossatura una resistenza mai ottenuta prima. anche il tipo di legname fu sostituito, passando gradatamente dal rovere al teak, scoperto alla fine del xviii secolo.
i pennoni e gli alberi erano solitamente in abete. il fasciame, in quercia, veniva fissato alle ordinate non più da chiodi metallici facilmente deteriorabili ma, con cunei di legno detti caviglie. il fasciame spesso veniva raddoppiato e poteva raggiungere facilmente lo spessore di 60 cm creando un muro in grado di resistere all'impatto dei colpi d'artiglieria dell'epoca. per la costruzione di uno scafo, i cui elementi curvi erano ricavati direttamente dalla forma naturale degli alberi aumentandone in tal modo la robustezza, richiedeva l’impiego di più di 2.000 querce. la parte immersa dello scafo veniva protetto dal mare e dai parassiti con uno strato di catrame e con un paio di centimetri di tavole di olmo. in questo modo la teredine non danneggiava lo scafo sottostante.
risalgono a questo i primi studi sul rapporto tra i pesi imbarcati e forme di carena ad opera di sir anthony deane.
verso la fine del secolo, i francesi avevano colmato il “gap” e cominciarono a costruire i vascelli più stabili e più veloci, tanto da essere considerati la massima espressione della cantieristica europea dell’epoca.
nel 1761, in inghilterra venne adottata per la prima volta la tecnica della protezione della carena rivestendola con lastre di rame. sino alla fine del xviii secolo la carena era colorata di bianco, ciò era dovuto dalla miscela di zolfo, sego, minio, olio di pesce e catrame con cui veniva dipinta per protezione. in seguito venne aggiunto catrame minerale che conferì il classico colore nero dei vascelli della metà dell'ottocento. la colorazione delle fiancate inglesi era solitamente nera con linee gialle dove si aprivano i portelli dei cannoni, internamente dipinti in rosso per non fare risaltare il sangue dei feriti. ne è un esempio “vivente” la “victory” conservata a portsmouth.
 

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bella bagnarola, non c'e' che dire...!!:smile:

stefano le pm non le legge neanche sotto minaccia di morte...:tongue:

a parte che tra vele, velacci, fiocchi e controfiocchi mi sono gia' "perso" e visto che ho la memoria corta, mica ce l'avresti una immagine "sintetica" che illustri tutti (o la maggior parte) di tipi di vela e relativi alberi, tipo didascalia enciclopedica?

sarebbe un grandissimo aiuto...:3545:
 
bella bagnarola, non c'e' che dire...!!:smile:

stefano le pm non le legge neanche sotto minaccia di morte...:tongue:

a parte che tra vele, velacci, fiocchi e controfiocchi mi sono gia' "perso" e visto che ho la memoria corta, mica ce l'avresti una immagine "sintetica" che illustri tutti (o la maggior parte) di tipi di vela e relativi alberi, tipo didascalia enciclopedica?

sarebbe un grandissimo aiuto...:3545:

come posso dire no al mio unico fedele lettore?
preparo un disegnino riassuntivo perchè mi rendo conto che è facile perdersi.
appena pronto lo allego.
(tanto devo ancora parlare di fregate, corvette, ecc.) :finger:
 
come posso dire no al mio unico fedele lettore?
preparo un disegnino riassuntivo perchè mi rendo conto che è facile perdersi.
appena pronto lo allego.
(tanto devo ancora parlare di fregate, corvette, ecc.) :finger:

no exa ... non è il tuo unico lettore.
io sto leggendo tutto dal tuo primo intervento, ed anche se non intervengo ... ci sono.
 
ok, ok... non mi lagno più.
fa piacere sapere che di là del monitor c'è qualcuno.
grazie a tutti.

presente, anche se con gli stessi problemi di old! :rolleyes:
pare di leggere un grande romanzo russo con 500 personaggi!!!:biggrin:
 
presente, anche se con gli stessi problemi di old! :rolleyes:
pare di leggere un grande romanzo russo con 500 personaggi!!!:biggrin:

ciao caccia, mi fa piacere saperti in platea...
per quanto riguarda i personaggi, sto preparandone un bell'elenco.
alle prossime puntate.
 

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