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波の上および下

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se non lo ritrovo dico due paroline alla sua badante rumena e gli faccio fare una flebo di lexotan :smile:

posso suggerire anche un paio di dosi di estratto di gialappa?
non lo calma, ma lo terrà certamente fermo.... :biggrin:
 
65/64
l’attività dell’industria nazionale in questo specifico settore non si era comunque fermata al 90/50 mm.
negli ultimi anni ’30 l’ansaldo, in collaborazione con la terni, iniziò a sviluppare un nuovo cannone semiautomatico con caratteristiche avanzate da 65/64 mm destinato alla portaerei “aquila” e, ad alcuni incrociatori, che però restò praticamente a livello di prototipo.
l’armistizio interruppe ogni successivo sviluppo.
si trattava comunque di un arma del peso di 126 kg, che lanciava un proietto da 4,5 kg a 850 m/s e aveva una gittata massima di 6.500 m con una celerità di tiro di 20 colpi al minuto. l’ansaldo aveva vinto la concorrenza di armi ancora più esasperate presentate dalla breda e oto, entrambi da 65/68 mm. dopo una messa a punto complicata, che escluse poi il caricatore automatico, i primi 60 pezzi vennero consegnati entro il marzo del 1943.
nel 1944 altri 55 vennero costruiti per i tedeschi. arma simile, concettualmente, ai cannoni da 55 mm tedeschi ma ovviamente più potente dato il calibro maggiore (rimasto tipico solo delle armi italiane), era un tentativo di superare le prestazioni delle armi da 37 mm.

37/54
la regia marina, per la difesa anti-aerea ravvicinata, dovette quindi continuare a basarsi sul breda da 37/54 mm prodotta in impianti binati nei modelli 1932 (raffreddato ad acqua) e 1938 (raffreddato ad aria), nonché in impianti singoli “a scomparsa” per le corazzate classe "littorio"e "doria" rimodernate, funzionante a presa di gas, alimentata da caricatori di 6 colpi e, con cadenza di tiro teorica (per il complesso binato) pari a 200 colpi/min che scendevano in pratica a soli 140 colpi/min.
il 37/54 era stato progettato nel 1932 ed era entrato in servizio due anni dopo. largamente usato sulle grosse navi italiane dagli anni '30 in poi, in sostituzione delle mitragliere da 40, il mod 1932 era raffreddato a liquido, gli altri ad aria, i caricatori erano da solo 6 colpi ma erano facilmente sostituibili, anche se quest'arma della breda, dalla balistica molto buona, era penalizzata da un basso rateo massimo di tiro.
pesava molto, 277 kg e, solo dopo molto tempo, si studiò un affusto che consentisse l’installazione anche sui cacciatorpediniere e altre unità minori, le cui sovrastrutture si rivelavano piuttosto deboli per assorbirne il forte rinculo causato dall'affusto rigido. solo con il mod 1939 comparve il tipo ad assorbimento di rinculo. in genere era in impianti binati. con alzo max di 80 gradi, mentre i singoli arrivavano a 90.
la velocità iniziale del proiettile da 1,63 kg, era di 800 m/s. il mod 1932 aveva stabilizzazione con 10 gradi di tolleranza sull'asse di rollio, ma il m1938 non aveva né questa né raffreddamento ad acqua.

20/65
arma progettata nel 1935, pesava 72 kg (2.330 in affusto binato stabilizzato) e lanciava un proiettile da 0,134 kg alla velocità iniziale di 840 m/s ad una distanza di 5.500 metri. la cadenza di tiro era di 240 colpi al minuto che però si riducevano a 120 nell’uso pratico. discendeva dalla mitragliatrice da 13,2 e fu un cannone molto apprezzato nonostante la cedenza di tiro non elevata anche a causa del caricatore da soli 12 colpi. all’epoca esistevano anche armi da 20/70 scotti, più leggere e con una cadenza più celere ma che però risultarono meno affidabili. queste armi non riuscirono mai a soppiantare le breda che anzi, furono considerate le armi di preda bellica tra le più ambite. la stabilità, oltre al “previsore dipunto futuro” le fecero ritenere efficaci appunto, armi estremamente affidabili. la dotazione sulle navi era di 1.500 colpi per canna. il modello 1940 fu l’arma più diffusa sulle unità minori.

13,2/75,7
fu la mitragliatrice standard della regia marina. largamente usata negli anni 30, fu poi sostituita dal cannone da 20 mm. in installazioni binate a scomparsa, fu l’arma a.a. dei sommergibili. fu prodotta dalla breda su licenza (o copia) della hotckiss francese. pesava 47,5 kg (695 con l’affusto) e il proiettile da 51 gr. veniva lanciato a 790 m/s a 6 km. la cadenza era di 500 colpi al minuto
 

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dopo questa panoramica sulle artiglierie imbarcate, vediamo come le stesse furono impiegate in combattimento.
l’esito degli scontri nel mar mediterraneo, è sempre stato il risultato di brevi scambi di colpi scambiati a grande distanza i cui risultati, sono sempre stati falsati dai rapporti britannici; lacunosi e, improntati ad esaltare il prestigio anglosassone.
nonostante le critiche rivolte (anche gratuitamente) alle nostre unità, le navi italiane in realtà misero a segno un maggior numero di colpi rispetto agli avversari.
possiamo pertanto affermare che l’inefficienza del tiro navale italiano, almeno se paragonato “all’efficienza” avversaria, è una leggenda, mantenuta viva per alimentare il senso di superiorità della royal navy.
per avvalorare questa affermazione, prendiamo ad esempio la battaglia di punta stilo.
senza entrare eccessivamente nel dettaglio, ricordiamo brevemente i fatti.

per tutta la durata del conflitto, alla regia marina venne assegnato un compito “ingrato”, quello di rifornire le truppe in libia. il 25 giugno il primo convoglio della guerra riusciva a raggiungere la destinazione senza alcun danno. poi però, in seguito alla perdita del ct espero, fu deciso di scortare i prossimi convogli anche con le navi da battaglia, per evitare altre perdite. per i primi di luglio fu organizzato un nuovo convoglio composto da 5 piroscafi (esperia, calitea, pisani, foscarini, barbaro) diretto a bengasi, con un carico di 2.190 uomini, 232 automezzi, 10.445 tonnellate di materiali e 5.720 tonnellate di carburanti e lubrificanti vari. a protezione di questo importante invio di materiali, la marina mobilitò tutta la flotta a cominciare dalla scorta ravvicinata. inoltre la protezione indiretta fu assicurata dalla 2^ squadra con dieci incrociatori pesanti e leggeri e, sedici caccia.
in appoggio, la 1^ squadra con le corazzate “cavour” e “cesare”, sei incrociatori e tredici caccia. da taranto muovevano altri tre caccia mentre 22 sommergibili si dislocavano tra creta, malta e alessandria. anche la regia aeronautica si impegnò a bombardare malta nei giorni dal 7 al 9 mentre aerei di tutti i tipi erano pronti ad intervenire in mediterraneo. in totale, per proteggere 5 navi, venivano mobilitate 82 navi da guerra e centinaia di aerei. se questo può sembrare un esagerazione, si consideri che contemporaneamente gli inglesi stavano organizzando un convoglio di 7 navi da la valletta ad alessandria e che per la sua protezione, furono mobilitate le corazzate “warspite”, “malaya” e “royal sovereign”, la portaerei “eagle”, 5 incrociatori e 17 caccia di stanza in egitto e, la forza “h” di gibilterra con le corazzate “valiant” e “resolution”, l’”hood”, la portaerei “ark royal”, 3 incrociatori e 10 caccia. a questo si aggiungano 3 caccia da malta e 6 sommergibili per una forza complessiva di oltre 50 unità.
l’8 luglio si troveranno in mediterraneo 124 navi da guerra di tutti i tipi tra italiane e inglesi.

torniamo alla nostra vicenda.
il convoglio italiano salpava da napoli alle 18.00 del 6 luglio, giungeva felicemente a destinazione e tutte le navi entravano in porto a bengasi prima delle 22 del giorno 8; mentre la 2° div e la 10° sq ct ebbero ordine di dislocarsi a tripoli. fino a quel giorno i due ammiragli avversari ignoravano la presenza in mare delle opposte squadre. ma quella mattina l'amm. campioni, in seguito a alcuni messaggi di supermarina che lo informavano di navi nemiche nelle vicinanze, fece catapultare due aerei della 4° div le cui ricerche dettero esito negativo, poiché le navi inglesi erano ancora molto lontane. ordinò quindi che si procedesse verso la libia come se niente fosse; in seguito ad altri numerosi avvistamenti da parte di aerei della cirenaica, nonché da notizie di numerosi attacchi aerei sulla formazione nemica, ordinò, alle 15:20, ai gruppi pola e cesare di dirigersi verso il nemico, per evitare che questo potesse bombardare bengasi all'alba del giorno seguente mentre, cioè, il convoglio sarebbe stato sotto scarico. ma supermarina, avuta ormai una chiara situazione degli intenti del nemico ordinò di non impegnarsi in battaglia e successivamente ordinò di dirigersi verso le basi, con l'obbiettivo di tagliare la strada alle forze inglesi che si dirigevano verso malta. venuta a conoscenza che anche la flotta inglese era in mare supermarina decise di far partecipare all'operazione di scorta tutta la flotta.
alle 8 di mattina dello stesso giorno, anche l’ammiraglio cunningham fu avvertito dal sommergibile “phoenix” della presenza di navi italiane a circa 200 miglia a ovest di malta.
intanto supermarina, venuto a conoscenza dell'uscita della forza “h”, ritenne che gli inglesi stavano predisponendo una operazione congiunta delle due flotte, ma siccome le navi italiane erano impegnate tutte ad oriente, affidò all'aeronautica il compito di attaccare questa nuova formazione nemica appena essa fosse giunta nel raggio di azione dei bombardieri dislocati in sardegna; fu inoltre rafforzato lo schieramento di sommergibili in quel settore.

il 9 luglio i nostri aerei attaccarono la forza h colpendo lievemente l'hood, e la ark royal e danneggiarono gravemente due cacciatorpediniere (uno dei quali , l'escort, fu affondato due giorni dopo dal smg marconi), mentre due nostri bombardieri furono abbattuti. prima dell’alba del giorno 9, il caccia italiano “pigafetta” avvistò delle ombre molto lontane che ritenne navi inglesi. campioni, subito informato, inviò in esplorazione l’viii e la xv squadriglia che giunte in posizione favorevole lanciarono due siluri che fortunatamente mancarono i bersagli. si trattava infatti dei classe “zara” che nella notte avevano cambiato rotta senza avvertire campioni.
quella fu una notte tranquilla per gli inglesi, solo cunningham era preoccupato più che dalle navi, dall’aviazione italiana che però sapeva non disporre di bombardieri in picchiata e di aerosiluranti. alle 06.00 i tre gruppi britannici si radunarono e fecero rotta verso ovest.
anche le navi italiane si stavano dirigendo al punto di riunione quando fu avvistato un ricognitore nemico che le osservava indisturbato approfittando del fatto che le nostre navi non erano scortate da nessun aereo italiano. alle 09.00 l'amm. campioni comunicava ai suoi ammiragli dipendenti le sue disposizioni: fece assumere una formazione su 4 colonne con al centro le due corazzate e gli incrociatori pesanti, mentre due gruppi di incrociatori leggeri precedevano e seguivano il grosso della squadra anche se il “diaz” e il “cadorna”, oltre ai caccia “dardo”, “strale” e “da noli”,) dovettero rientrare per delle avarie alle macchine.
tra le 13:15 e le 13:26 il gruppo pola fu attaccato da aerosiluranti partiti dalla portaerei eagle, senza ottenere nessun risultato se non quello di creare un po’ di caos all’interno dell'intera formazione navale. poi alle 13:30, un aereo da ricognizione comunicava l'avvistamento della formazione nemica a circa 80 miglia a nord-est della flotta italiana. l'amm campioni cambiò subito rotta per dirigersi contro il nemico, ma la manovra aumentò ulteriormente la confusione nella formazione.
la mediterranean flett intanto continuava la propria rotta indisturbata potendosi predisporre nella formazione voluta.
 
finalmente, alle 15.05 del 9 luglio, la vii divisione italiana costituita dagli incrociatori leggeri “garibaldi” e “duca degli abruzzi” e dai caccia della 9^ squadriglia, avvista a 30.000 metri di distanza le navi inglesi.
alle 15.20 gli italiani aprono il fuoco da una distanza di 20.000 metri ossia, la massima prevista per i 152/55.
inizia così uno scambio di colpi e alle 15.27 sulla warspite si scatena un incendio causato da un proietto da 152 sparato dal “di giussano”. per fortuna della corazzata inglese le navi da battaglia italiane si trovano ancora a 33.000 metri. dopo 4 minuti viene sparata una salva “di prora” alla quale seguono altri colpi mentre la distanza si riduce.
anche il “trento” apre il fuoco da 26.000 metri mentre il cavour ingaggia la royal sovereign che nel frattempo, è riuscita a riunirsi. questa corazzata viene subito inquadrata e i colpi della 2^ salva del cavour cadono a 20 metri dalla nave inglese causando l’ingresso di acqua di mare nei depositi dell’acqua dolce.
tovey segnala di essere stato inquadrato “almost at once” (subito) e di essere costretto ad accostare in fuori a causa della “remarkable accuracy” (notevole precisione) degli italiani.
alle 15.26 la warspite”apre il fuoco da oltre 24.000 metri ufficialmente “per alleggerire la posizione dei propri incrociatori pesantemente inferiori di numero”.
in realtà in quel momento due nostri classe garibaldi, sono affrontati da “orion”, “neptune”, “liverpool” e “sidney” quindi, due contro quattro.
nel proseguo ai due italiani si affiancano il “da barbiano” e il di giussano riequilibrando la partita. la serie di scambi non portano a risultati fino a quando alle 15.36 gli ultimi due arrivati vengono fatti oggetto di 24 colpi della warspite sparati da circa 17.000 metri.
ma gli incrociatori italiani incrementano la velocità fino a 34 nodi e rapidamente, si allontanano coprendosi dietro ad una cortina fumogena.
mentre la corazzata inglese rallenta fino a 15 nodi per farsi raggiungere dal resto del gruppo, le due navi da battaglia italiane e il gruppo di incrociatori pesanti sono chiamati a sostegno dell’azione pur consci che i proietti da 203mm poco possono fare contro le spesse corazze britanniche.
la distanza in quel momento tra i due gruppi è di 33.000 metri ma quando i telemetri del cesare battono 31.700 metri, dalla corazzata parte una salva “a scalare”, ossia facendo fuoco alternativamente con le 4 torri in modo da apprezzare lo scarto in gittata. alle 15,53 è la cesare che da 26.000 metri, dopo aver scaldato i cannoni e misurata in questo modo la distanza, apre il fuoco con i suoi 320mm imitato dal trento che ritenne di aver messo a segno un colpo alle 15:58 (su questo argomento si sono aperti notevoli dibatti, poiché gli inglesi smentiranno ma la warspite in realtà subì delle riparazioni, seppur di poco conto, ad una riservetta corazzata di un complesso da 102 mm ), mentre il cavour inquadra la royal sovereign, seconda nave di fila che, troppo lenta, si sottrae all’azione. bersaglio del cesare è la warspite e una salva, andata lunga, colpisce leggermente i caccia “hareward” e “decoy” mentre la corazzata britannica cerca di rispondere al fuoco. anche la malaya cerca di intervenire ma la distanza è eccessiva per i suoi cannoni infatti, sparò 8 salve che risultarono tutte molto corte.

anche in questo caso “… the italian shells were dropping close to us” (i proiettili italiani cadevano sempre più vicino a noi).
la corazzata deve lasciarsi scadere con lievi danni all’opera viva e l’ingresso di acqua di mare nei depositi dell’acqua dolce. le prime tre salve del trento sono subito centrate e il direttore di tiro italiano inizia subito il “tiro in efficacia”. una granata giunge a segno sulla poppa spazzando il ponte e rendendo inservibile gli impianti antiaerei da 102mm e il pom pom da 40mm di dritta, la gru di sinistra e due complessi quadrupli di mitragliere da 12,7mm il cui personale è spazzato via.
il bolzano intanto è ingaggiato dagli incrociatori di towey.
in questi concitati attimi un colpo da 381 della warspite colpì la giulio cesare al fumaiolo poppiero. il proiettile perforò il rivestimento esplodendo al suo interno mentre numerose schegge perforavano i locali vicini. il fumo conseguente all’incendio scaturito venne aspirato e invase le 4 caldaie di poppa che dovettero essere spente, un uomo morì per asfissia e molti altri furono intossicati. la perdita di 4 caldaie fece diminuire la velocità a 18 nodi. l'ammiraglio campioni, non ritenendo opportuno lasciare la sola cavour con gli incrociatori pesanti, decise di rompere il contatto e alle 16:05 ordinava alle squadriglie di siluranti che si trovavano in posizione favorevole, di attaccare con i siluri e di fare fumo per coprire la ritirata delle navi maggiori.
durante lo sganciamento gli incrociatori pesanti coprirono la 5° divisione che si stava ritirando e continuarono a sparare contro gli incrociatori nemici fino alle 16:17, quando furono attaccati da 9 aerosiluranti inglesi decollati dalla eagle.
l'attacco si risolse con un nulla di fatto ma disturbò molto il tiro italiano; durante questa fase il bolzano fu colpito tre volte da proiettili da 152 mm inglesi: uno colpì il comando del timone, che rimase bloccato facendo compiere alla nave un giro completo su se stessa prima che il guasto venisse riparato, uno la volata del cannone di dritta della seconda torre, che comunque continuerà a sparare e, l'ultimo la camera di lancio di poppa rendendo inutilizzabili due tubi lanciasiluri.
tra le 16:06 e le 16:45 la 9°, la 7°, l'11° e la 12° squadra cacciatorpediniere effettuarono gli attacchi lanciando complessivamente 32 siluri senza esito.

si concludeva così quella che alcuni considerano eccessivo definire “prima battaglia della sirte”. in realtà si affrontarono 5 corazzate e 1 portaerei anche se le perdite furono minime nonostante la combattività e l’abilità marinaresca dimostrata tanto da essere studiata nelle accademie navali di tutto il mondo.
entrambi i contendenti si affrettarono a dichiararsi vincitori e così lo scontro proseguì sui bollettini di guerra e agli annunci radio largamente falsificati da entrambe le parti dove anche londra dimostrò una notevole capacità propagandistica tanto che anche oggi da più parti si ritiene lo scontro come una vittoria inglese.

in realtà “finì pari”. si trattò di uno scontro voluto da entrambi le parti dopo però che i rispettivi convogli furono a destinazione o rinviati. la priorità per entrambi i comandi era la scorta ai convogli e mentre gli italiani riuscirono nell’intento, i britannici furono costretti a rinviare l’operazione.
altre sono le considerazioni che furono dedotte sulla strategia adottata da entrambi i contendenti.
supermarina ebbe la conferma che non esisteva alcuna collaborazione con la regia aeronautica e che anzi, il bombardamento da alta quota era una tattica assolutamente errata come dimostrava l’unica bomba italiana che colpì un incrociatore inglese (il gloucester).
la royal navy ebbe la conferma dell’utilità della portaerei la quale, con i suoi velivoli, fornì a cunningham una visione chiara delle mosse italiane. in compenso per i britannici svanì l’idea di una vittoria rapida e veloce contro gli italiani.
ad entrambi fu palesata l’inutilità delle navi da battaglia visto che questa fu l’unica occasione che ebbero di confrontarsi durante tutta la guerra in mediterraneo.
 
alcune immagini:
il gorizia, una salva del duca degli abruzzi e i ricognitori degli incrociatori in volo.
 

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riprendo da dove avevo interrotto la grande storia del sommergibile italiano

classe 600 serie perla (gemma, berillo, diaspro, turchese, corallo, ambra, onice, iride, malachite)
la classe perla è una ripetizione della classe sirena nella quale venne ingrandita la parte superiore della falsa torre, i motori erano di una versione più moderna e inoltre avevano installato un radiogoniometro manovrabile dall’interno mentre anche l’impianto di condizionamento fu migliorato e i depositi del carburante aumentati. le migliorie introdotte comportarono un aumento del dislocamento e una maggiore autonomia. a questa classe appartengono l’iride e l’ambra che nel 1940 il primo e nel 1942 il secondo, vennero trasformati in mezzi per il trasporto degli slc (i famosi “maiali”). furono installati tre cassoni contenitori dei maiali, uno a proravia della falsa torre e due a poppa. per fare posto ai contenitori, fu sbarcato il cannone e anche la torretta venne modificata. le eccellenti qualità dei “600” vennero confermate anche in climi tropicali e il perla si rese protagonista della circumnavigazione dell’africa rientrando a bordeaux in seguito all’evacuazione dell’africa orientale italiana. i perla misuravano 60,18 metri di lunghezza, 5,45 di larghezza e avevano una immersione di 4,66. il dislocamento era di 697 tonnellate in superficie e 856 in immersione. l’apparato motore su due assi e due eliche, consisteva in due diesel da 1400 cv che facevano raggiungere la velocità massima di 14 nodi e una autonomia di 5.200 miglia a 8 nodi. in immersione la propulsione era assicurata da due motori elettrici da 800 cv per 7,5 nodi e una autonomia di 74 miglia a 4 nodi. l’armamento era costituito da 4 tubi a prora e due a poppa da 533 mm, 1 cannone da 100/7 e 2 mitragliere da 13,2mm. l’equipaggio era di 4 ufficiali e 32 tra sottufficiali e marinai. la profondità di collaudo era di 80 metri. i battelli, una volta consegnati alla regia marina, andarono a costituire le squadriglie dei “600” nei gruppi 12 e 13 di la spezia e 34 e 35 di messina. dopo le crociere addestrative, svolte a ritmo serrato tra il 1936 e il 1937, sette di essi vennero inviati in spagna mentre iride e onice furono ceduti in prestito per tre mesi alla marina spagnola. nel ’38 perla e gemma furono inviati in mar rosso sostituiti l’anno seguente da onice, berillo e iride, rientrati in patria prima dello scoppio della guerra. allo scoppio delle guerra quattro battelli di trovavano a la spezia, tre a cagliari, due ad augusta e uno a massaua.

perla (motto: age quod agis)
impostato il 31 agosto 1935 nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone, viene varato il 3 maggio del 36 e consegnato l’8 luglio dello stesso anno. l’allestimento e le prove sono effettuate a pola poi è dislocato ad augusta nella 35^ squadriglia di messina. nel 1938 il perla è inviato in mar rosso per una campagna di addestramento ai climi caldi. rientra in italia nel 39 per alcuni lavori e nel 40 fa ritorno a massaua. da qui il 19 giugno salpa per portarsi in agguato nel golfo di tagiura dove resta fino al 9 luglio. ben presto lamenta dei malfunzionamenti all’impianto di condizionamento che rendono la temperatura all’interno insopportabile. pur consapevoli dei rischi causati da inevitabili fughe di cloruro di metile, il comando dell’unità dispone lo smontaggio e la pulizia dei filtri. la notte del 21 giugno cinque uomini accusano i primi sintomi di avvelenamento da cloruro peggiorando ancora il giorno dopo. il 22 anche il comandante in seconda e altri uomini dell’equipaggio cominciano a manifestare i sintomi ma il comandante decide di proseguire nella missione. intanto a massaua ha fatto rientro il ferraris con l’equipaggio semiavvelenato dal micidiale gas per cui viene ordinato al perla di fare immediato rientro alla base. durante la navigazione verso massaua, anche il comandante e il direttore lamentarono malesseri da cloruro mentre metà dell’equipaggio è da ritenersi fuori uso. molti uomini devono essere legati per i gravi segni di squilibrio mentale manifestati. nelle ore del giorno, quando il sommergibile deva posarsi sul fondo,la temperatura raggiunge i 64°. il 26 si ha il primo morto, il comandante decide quindi di correre il rischio e ordina l’emersione. con i motori a tutta cerca di raggiungere la base il prima possibile ma viene avvistato da un caccia britannico e deve immergersi nuovamente mentre il caccia lo bersaglia di bombe di profondità che comunque non causano danni. la notte il perla emerge e riprende la rotta verso massaua. purtroppo è destino che non ci arrivi, infatti, a 20 miglia da sciab sciach si arena senza riuscire più a liberarsi. il 27 è avvistato incagliato da una formazione navale inglese e fatto bersaglio dei cannoni britannici. il perla risponde al fuoco con il pezzo da 100/47 ma viene salvato dalla distruzione dall’improvvisa apparizione di una squadriglia di s81 che si getta all’attacco degli inglesi costringendoli ad allontanarsi. i soccorsi inviati da massaua, riescono poi a disincagliare l’unità e a rimorchiarla fino alla base dove possono essere eseguiti sommari lavori di riparazione. vista la probabile caduta della base italiana, viene deciso l’invio di tutte le unità in francia alla base di betasom. la marina tedesca si impegna nel rifornimento in mare così il 1 marzo 1941 il perla salpa in condizioni precarie dalla base africana. al comando del tv bruno napp, è subito attaccato da un “bristol blenheim” che fortunatamente non causa danni. durante il lungo viaggio il perla è rifornito tre volte da unità tedesche tra cui anche l’atlantis e arriva a bordeaux dopo 81 giorni e 13.000 miglia. nella base francese il perla viene sottoposto a quattro mesi di lavori quindi salpa il 20 settembre per attraversare lo stretto di gibilterra e giungere finalmente a cagliari il 3 ottobre. l’11 maggio attacca il “welshman”, un veloce posamine che però evita i due siluri italiani. poi, quando si trova di fronte a beirut, avvista una unità costiera a l’attacca con due siluri che sono evitati. il perla però è immediatamente sottoposto a caccia e bersagliato da numerose bombe antisom. costretto ad emergere per le avarie riportate, il comandante decide per l’autoaffondamento e ordina l’apertura degli sfoghi d’aria che però, a causa dei danni subiti non si aprono. un commando d’assalto della corvetta “hyacinth” riesce così a salire a bordo e a chiudere le valvole. il perla viene preso a rimorchio e portato a beirut dove è rimesso in efficienza, ribattezzato p712 e, ceduto alla marina greca che lo rinomina “matrozos” mantenendolo in servizio fino al 1947.

gemma
viene impostato nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone il 7 settembre 1935, varato il 21 maggio 1936 e consegnato l’8 luglio 1936. assegnato alla 35^ squadriglia di messina, compie una crociera addestrativa nel dodecaneso quindi, partecipa alla guerra di spagna. nel 1938 è in mar rosso dal quale rientra l’anno successivo. allo scoppio della guerra, il gemma, al comando del cc guido lanza cordero di montezemolo, è dislocato a lero ed opera nelle acque dell’egeo senza venire a contatto con unità nemiche. durante la sua quarta missione, mentre si trova nel canale di scarpanto, viene silurato e affondato per errore dal “tricheco” il quale, non ha ricevuto comunicazioni circa la presenza del sommergibile amico. il gemma affonda senza lasciare superstiti tra i 4 ufficiali, 12 sottufficiali e 27 marinai dell’equipaggio. era l’8 ottobre 1940.

berillo
impostato nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone il 14 settembre 1935, varato il 14 giugno 1936 e consegnato il 5 agosto. dislocato presso la 35^ squadriglia di messina ma con sede ad augusta, compie una crociera nei porti di tobruk, bengasi, porto bardia, lero e napoli. in spagna esegue tre missioni e nella seconda di queste, attacca con due siluri un piroscafo senza però colpirlo. nel 38 viene inviato a massaua per rientrare a taranto l’anno successivo. l’inizio del conflitto lo trova nuovamente ad augusta da dove effettua missioni di agguato nel mediterraneo centrale. l’8 settembre 1940 salpa dalla base siciliana e si dirige a nord di sidi el barrani dove giunge la sera del 1° ottobre con lo scopo di intercettare una formazione navale britannica precedentemente segnalata. alle ore 3.00 del giorno 2, avvista i caccia inglesi “havock” e “hasty” e, nonostante una avaria ai diesel, manovrando con gli elettrici in superficie, si posiziona per l’attacco. i tre siluri lanciati vengono evitati e quindi è costretto ad immergersi per sottrarsi alla caccia. la scarica di bombe a cui è sottoposto causa gravi avarie e il battello precipita fino a raggiungere la quota di 140 metri. a quel punto il comandante è obbligato a ordinare l’emersione rapida. appena in superficie, viene accolto dalle artiglierie britanniche che lo colpiscono più volte. ormai fuoricombattimento, viene autoaffondato dall’equipaggio. i naufraghi, tranne due sottufficiali morti durante il combattimento, sono raccolti dalle navi inglesi.

(segue...)
 
(...segue)

diaspro
impostato nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone il 29 settembre 1935, varato il 5 luglio 1936 e consegnato il 22 agosto. dislocato presso la 35^ squadriglia di messina effettua nel periodo prebellico alcune crociere in mediterraneo. esegue due missioni in spagna e durante la prima, attacca senza successo un piroscafo. nella seconda missione è più fortunato e il 1° settembre silura e affonda una cisterna repubblicana da 6.200 tonnellate che naviga sotto il falso nome di “woodford”. allo scoppio della ii guerra mondiale, il diaspro è inviato in agguato a nord dell’asinara ma nonn incotra traffico nemico. il 1° settembre 1940, durante un agguato tra capo spartivento e l’isola di la galite inteso ad intercettare la “forza h” uscita da gibilterra, viene attaccato dai reparti aeronavali britannici. ripetutamente mitragliato da un aereo, il sommergibile deve immergersi e disimpegnarsi. il 22 luglio 1941, lasciata la base di cagliari, si trova nel mezzo di una formazione della royal navy composta da una corazzata, una portaerei e sette cacciatorpediniere. il diaspro si porta all’attacco lanciando contemporaneamente dai tubi di prora e da quelli di poppa, scendendo poi a quota profonda. l’esito dell’attacco non è mai stato accertato ma furono chiaramente udite le esplosioni dei sei siluri. allontanatosi dalla zona, il battello comunica il prescritto segnale di avvistamento consentendo successivi attacchi aero navali al convoglio. durante questi attacchi, il diaspro danneggia il caccia australiano “nestor”. dal 1° maggio al 10 settembre 1942 è a pola dove esegue 32 uscite addestrative. il 29 settembre nonostante il maltempo, il sommergibile è nuovamente in mare e avvista la scorta di un convoglio. attacca con i siluri poppieri un caccia e poi si immerge. l’8 novembre 1942, mentre si trova in navigazione in immersione, entra in collisione con il sommergibile alagi il quale, a causa delle gravi avarie riportate, è costretto a fare rientro alla base. ma il diaspro continua la missione, il 12 entra nella baia di bougie e lancia una salva di quattro siluri elettrici contro un grosso bersaglio all’ancora. ma i siluri, seguiti da un quinto lanciato da poppa, mancano il bersaglio. 13 luglio 1943, nelle acque di cap de fer intercetta un grosso piroscafo scortato da due corvette e lo attacca con due coppie di siluri registrando dopo due minuti e mezzo, due esplosioni apparentemente attribuibili alle armi italiane. riesce a sottrarsi alla successiva caccia e a rientrare a cagliari. sempre nel 43, esattamente il 18 agosto, lancia senza esito altri due siluri contro due caccia inglesi e il giorno dopo, mentre naviga verso napoli, attacca altri due caccia nemici con il lancio di quattro siluri elettrici. un’ora dopo all’attacco, il sommergibile può constatare che una delle due navi, è in avaria probabilmente centrata da un siluro. il diaspro ha però finito le armi e non può completare l’affondamento dell’avversario. l’8 settembre il battello è in missione nel basso tirreno quando riceve la notizia dell’armistizio e l’ordine di cessare le attività belliche. per una avaria ad un diesel, fa rientro a cagliari dove viene sottoposto a lavori. nel marzo del 44 è a taranto dove esegue attività addestrativa per gli alleati poi, dal 17 al 22 luglio, sbraca un nucleo di operatori a zante e cefalonia. al termine della guerra è radiato e demolito.

turchese
viene impostato nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone il 28 settembre 1935, varato il 19 luglio 1936 e consegnato il 21 settembre 1936. assegnato alla 35^ squadriglia di messina, effettua delle crociere di resistenza in dodecaneso. nell’ottobre del 38 è messo a disposizione della scuola comando e nel 39, dislocato a cagliari. nella notte del 12 luglio 1940, mentre naviga diretto a cagliari, avvista una unità nemica intenta nella posa di mine e contro la quale, lancia tre siluri due dei quali passano sotto lo scafo senza esplodere. il posamine, scampato alla distruzione, riesce così a disimpegnarsi grazie alla sua maggiore velocità. il prosegue della guerra vede il turchese impegnato in missioni nel canale di sicilia e lungo le coste nordafricane senza però particolari risultati. il 7 settembre 1943 l’unità è dispiegata lungo le coste tirreniche con compiti anti sbarco ma la missione è interrotta il giorno successivo per la firma dell’armistizio e i conseguenti ordini di recarsi a bona. durante la navigazione viene attaccato da un aereo tedesco che causa gravi danni. deve essere rimorchiato a biserta, quindi a malta, augusta, taranto e infine brindisi ma non viene riparato. e’ quindi radiato e demolito.

corallo
e’ impostato nei cantieri riuniti dell’adriatico di monfalcone il 1 ottobre 1935, varato il 2 agosto 1936 e consegnato il 26 settembre 1936. assegnato alla 35^ squadriglia di messina, compie diverse campagne addestrative per poi passare alla scuola comando. inizia la sua attività bellica nel settembre del 40 quando viene inviato al largo di alessandria in agguato. il 17 avvista una formazione che procede a zig-zag diretta ad alessandria composta dalla portaerei “illustrios”, un incrociatore pesante e diversi caccia. portatosi in posizione favorevole, prende di mira la portaerei contro la quale lancia da una distanza di 1500 metri due siluri prodieri. quindi il comandante ordina l’immersione rapida per evitare di essere speronato da un caccia della scorta. dopo 75 secondi vengono udite due esplosioni mentre il battello è sottoposto a caccia. il corallo assume assetto silenzioso e utlizza l’aria compressa per travasare e sbarcare acqua dalle casse assetto e compenso. così facendo però, dovendo periodicamente sfogare le casse all’interno dello scafo, la pressione aumenta notevolmente, tanto che all’emersione, quando l’ufficiale in seconda apre il portello, viene scaraventato con violenza in mare rimanendo ucciso. il 28 aprile 1942 intercetta al largo di bona il motoveliero “dar es salam” e lo sciabecco “tunis” che attacca e affonda con il cannone per poi prendere a bordo i tredici naufraghi. la scena si ripete il 7 giugno quando affonda con il cannone lo “hady m’hammed” prendendo a bordo l’equipaggio. il 13 dicembre 1942, mentre si trova in agguato nella rada di bougie, il corallo viene avvistato e attacato dalla cannoniera “enchantress” che lo costringe all’emersione per poi speronarlo. non si sono stati superstiti tra i 53 membri dell’equipaggio.

ambra
impostato nei cantieri o.t.o. di la spezia il 28 agosto 1935, varato il 28 maggio 1936 e consegnato il 4 agosto 1936. viene assegnato alla 34^ squadriglia di messina e partecipa alla guerra di spagna compiendo una missione. nel 40, dopo essere stato dislocato a tobruk, rientra a taranto dove effettua missioni protettive del golfo di taranto e esplorative ad alessandria. al comando del tv mario arillo (nome noto del sommergibilismo italiano) il 31 marzo 1941 intercetta una grossa unità nemica che viene identificata come una grande petroliera fortemente scortata e diretta al porto egiziano. alle 02.44 il sommergibile lancia tre siluri rimanendo in superficie per osservarne l’esito. dopo poco una grande fiammata e due esplosioni indicano il successo dell’azione. la nave colpita non era una petroliera ma l’incrociatore inglese “bonaventure” da 5.450 tonnellate che, probabilmente già danneggiato da un precedente atacco del sommergivile “dagabur”, affonda perdendo 23 ufficiali e 115 membri di equipaggio. mentre il caccia “hereward” si ferma a raccogliere i naufraghi, il resto della scorta si mette in caccia del sommergibile italiano nel frattempo immerso per sfuggire alla reazione. tra il marzo e l’aprile del 1942 il battello è sottoposto a lavori di trasformazione che lo rendono idoneo al trasporto degli slc. dopo un periodo di addestramento, il 29 aprile, sempre al comando di arillo, salpa da la spezia diretto a lero per imbarcare gli operatori dei mezzi speciali subacquei e per proseguire poi verso alessandria. il 9 maggio lascia l’ormeggio di lero e si dirige verso l’obiettivo che raggiunge la sera del 14 nonostante alcuni problemi tecnici. alle 20,25 inizano le operazioni di fuoriuscita degli operatori subacquei poi, alle 21,05,riparte in direzione di la spezia dove arriva il 24. una seconda operazione di incursori viene effettuata a partire dal 4 dicembre. salpato con tre slc e relativi equipaggi, più dieci operatori gamma dotati di bauletti esplosivi, dirige verso il porto di algeri dove si trovano navi da guerra e mercantili avversari. la navigazione è resa difficile e pericolosa dalle avverse condizioni del mare ma il giorno 11 l’ambra giunge nel punto prefissato e può dare inizio all’operazione. si posa sul fondale di 18 metri e rilascia operatori e mezzi subacquei. alle 02,54 può iniziare il rientro verso la spezia dove giunge alle 11,20 del 15 dicembre. nell’azione vengono affondati i piroscafi “ocean vanquisher” da 7.145, “berto” da 1.500 e “empire centaur” da oltre 7.000, mentre l’”harmattan” da 6.600 è gravemente danneggiato. il comandante arillo è sostituito dal cc renato ferrini e il 14 luglio 1943 il sommergibile lascia la spezia per un attacco verso navi nemiche ormeggiate ad augusta da condurre con tre barchini m.t.r. trasportati. ma giunto a 45 miglia da capo spartivento, il sommergibile è attaccato con bombe da un aereo che causano avarie che impediscono l’immersione. l’ambra è costretto ad interrompere la missione e a dirigere a messina prima e a napoli e la spezia poi. l’armistizio trova il sommergibile ancora ai lavori. viene quindi affondato ma i tedeschi lo recuperano per poi nuovamente affondare durante un bombardamento alleato. nel 1946 vie e recuperato e avviato alla demolizione.
l’unità ha ricevuto la m.a.v.m.

(segue...)
 
(...segue)

onice
impostato nei cantieri o.t.o. di la spezia il 27 agosto 1935, varato il 15 giugno 1936 e consegnato il 1 settembre 1936. viene assegnato alla 34^ squadriglia di messina e partecipa alla guerra di spagna compiendo una missione nel corso della quale lancia un siluro contro un piroscafo senza esito. e’ poi ceduto in prestito per tre mesi alla marina nazionalista spagnola che lo battezza “anguilar tablada”. restituito all’italia, viene assegnato inizialmente a la spezia poi, a massaua ed infine a messina. nel 1940 esegue delle missioni di pattugliamento nel canale di sicilia senza incontrare unità nemiche. il 28 settembre, mentre manovra all’interno del porto di messina, entra in collisione con nave “diana” e quindi deve essere inviato ai cantieri del quarnaro per le riparazioni al termine delle quali raggiunge lero. durante un pattugliamento a nord di creta, avvista alcune navi da guerra tra cui un incrociatore contro il quale lancia due siluri che mancano il bersaglio. lo esito si ha il 21 maggio quando attacca senza risultato una formazione di te cacciatorpedienere. dal 28 settembre 1941 l’onice è destinato a bengasi con compiti di pattugliamento e esplorazione. durante una di queste missioni, il 10 ottobre impegna in combattimento attaccando con il cannone e con i siluri, un sommergibile inglese che riesce però a disimpegnarsi. il 14 dello stesso mese viene fatto rientrare a messina da dove opera in missioni esplorative. il 16 marzo 1942, al comando del cc bruno zelick, viene fatto bersaglio di un siluro lanciato da un sommergibile britannico al quale reagisce prontamente con il cannone costringendo l’avversario a disimpegnarsi immergendosi. il 28 aprile è poi lo stesso onice a tentare il siluramento di un battello avversario che però evita le due armi. dopo lo sbarco alleato in sicilia, il sommergibile è inviato in agguato lungo le coste calabre ma alle 18,30 dell’8 settembre 1943 riceve l’ordine di diregere su malta e consegnarsi agli inglesi. dopo una serie di lavori svolti a taranto, nel giugno del 1944 è dislocato alle bermude dove svolge attività addestrative per reparti aeronavali statunitensi. viene radiato il1° febbraio 1948 e in seguito demolito.

iride
impostato nei cantieri o.t.o. di la spezia il 3 settembre 1935, varato il 30 luglio 1936 e consegnato il 6 novembre 1936. viene assegnato alla 12^ squadriglia di la spezia e partecipa alla guerra di spagna compiendo una missione nella quale, il 29 agosto 1937 attacca due unità tra cui il caccia inglese “havock” scambiato per una unità repubblicana. la caccia britannica conseguente all’attacco fallito, dura 9 ore ma l’iride riesce a sfuggire. viene ceduto in prestito per due mesi e 19 giorni alla marina nazionalista, con il nome di “gonzales lopez”, al comando del tv junio valerio borghese che compie due attacchi senza esito. nel 1939 è inviato in mar rosso e l’anno successivo rientra in italia destinato alla 13^ squadriglia di la spezia da dove, il 14 giugno, salpa per la sua prima missione di guerra diretto nelle acque di tolone. nella successiva missione, il 23 giugno attacca un piroscafo diretto a marsiglia ma i due siluri falliscono il bersaglio. nel luglio del 40 l’unità viene sottoposta a lavori per il trasporto di mezzi d’assalto tipo slc. viene sbarcato i cannone e vengono installati i contenitori degli slc, quindi il battello è assegnato alla x flottiglia. il 16 agosto parte da messina per tentare di forzare il porto di alessandria e il 21 arriva nel golfo di bomba dove si incontra con la torpediniera “calipso” e la motocisterna “monte gragano” che trasportava gli operatori subacquei e i loro mezzi. lo stesso giorno e il successivo il sommergibile esegue delle immersioni di prova a 30 metri per la verifica delle apparecchiature. mentre si dirige al largo per tali prove, viene attaccato da tre aerosiluranti britannici . il basso fondale impedisce l’immersione e il battello è costretto ad affrontare gli agressori. colpito da un siluro, l’iride si spezza in due e affonda rapidamente posandosi sul fondale di 14 metri. nella metà poppiera sono rimasti intrappolati 10 uomini rinchiusi nella camera di lancio. in questa occasione si mette in luce il maggiore del genio navale teseo tesei che in36 ore di massacrante lavoro, riesce a portare in superficie 8 uomini due dei quali però muoiono in seguito per embolia. in totale perdono la vita 33 uomini dell’equipaggio.

malachite
impostato nei cantieri o.t.o. di la spezia il 31 agosto 1935, varato il 15 luglio 1936 e consegnato il 6 nevembre 1936. viene assegnato alla 13^ squadriglia di la spezia e partecipa alla guerra di spagna compiendo una missione durante la quale viene sottoposto a caccia antisom. tra il 38 e il 40 il sommergibile è a tobruk poi rientra in italia, prima a taranto e poi a augusta. la sera del 24 giugno 1940 avvista un convoglio mercantile ma non riesce a portarsi all’attacco. 19 giugno 1941, il malachite pattuglia al largo di creta quando avvista un incrociatore scortato da alcuni cacciatorpediniere. il comandante manovra per portarsi in posizione favorevole e quindi attacca in superficie lanciando due siluri che passano vicinissimi al bersaglio quindi si immerge rapidamente per sottrarsi alla caccia. il 3 luglio avvista un nuovo incrociatore (probabilmente il “phoebe”) e due caccia di scorta. il battello si porta all’attacco e lancia un siluro che colpisce una delle due unità di scorta. il 24 novembre 1942 il malachite si trova in missione nella rada di philippeville quando avvista una convoglio formato da tre piroscafi e la loro scorta, seguiti da una grossa petroliera a sua volta scortata. il sommergibile riesce a lanciare due siluri contro il primo gruppo e uno contro la petroliera poi deve immergersi, a quel punto sono udite tre esplosioni. il rapporto inglese anche senza fare riferimenti diretti all’azione, conferma l’avvenuto danneggiamento di alcune unità. il 22 gennaio 1943, mentre si trova in missione di agguato tra capo carbon e capo bougaroni, avvista un convoglio che fa rotta per bona e contro il quale lancia 4 siluri a propulsione elettrica. dopo 80 secondi vengono registrate due forti esplosioni ma in questo caso, manca la conferma ufficiale da parte britannica. il 2 febbraio il malachite lascia cagliari con a bordo un gruppo di 11 “commandos” del san marco da sbarcare a capo matifou lungo la costa algerina. dopo aver atteso inutilmente il rientro della squadra, il battello fa rotta per il rientro.ma durante l’avvicinamento a cagliari, quando ormai si trova a 3 miglia da capo spartivento, il sommergibile olandese “dolfijn” gli lancia 4 siluri uno dei quali lo colpisce a centro-poppa sulla murata di sinistra. ci furono solo 13 sopravvissuti tra i quali il comandante.
 
arillo ?

quello che poi fece parte della x mas con borghese :confused:

lui ?

si, era uno "spezzino" e venne decorato con:
medaglia d'argento al valore militare (mediterraneo orientate, marzo 1941);
medaglia d'argento al valore militare (mediterraneo orientate, maggio 1942);
medaglia di bronzo al valore militare (mlediterraneo, settembre 1940 - settembre 1941);
promozione al grado di capitano di corvetta;croce di ferro tedesca di 2a classe.
qui foto e notizie:
http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/medaglie/pagine/marioarillo.aspx
 
infatti venne decorato con la croce di ferro tedesca, peraltro non vedo la data di quella decorazione ...

sul link da te postato ci sono notizie parziali e/o incomplete.
ad esempio arillo non rimase in italia dopo l'armistizio ma ci tornò.
lui ed i suoi uomini erano andati a godhavn a prendere in consegna un sommergibile di produzione tedesca, ma arrivò l'8 settembre per cui .....

tra la scelta di entrare nella r.s.i. ed il campo di prigionia, scelsero la prima.
certo non furono i soli, ma non credo proprio che furono la maggioranza tra i soldati italiani internati.

ritornati in nord italia entrarono nella x mas, dove arillo ne divenne uno dei vice nonché il comandante della sezione mare.

il fatto che tra loro ed i salotini non corresse buon sangue; clamoroso il rapimento del capitano bedeschi a scopo dimostrativo, non deve ingannare.

arillo insieme a 1500 uomini della x ed ai tedeschi del capitano di vascello berninghaus (nazista fanatico), partecipò alla difesa del porto di genova.
e questo fino alla tarda serata del 26 aprile, e ferocemente.

probabilmente lo avrebbe anche fatto saltare (il porto era minato) se ne avesse avuto la possibilità ma la guerra "silenziosa" condotta per mesi dai partigiani nei mesi precedenti.
ovvero taglio di micce, sparizione di detonatori ecc. ecc. lo aveva di fatto reso impossibile.

per cui .........

e' ironico pensare che un'altro ex della x, che seguì un'altro percorso ben diverso fu quello che coordinò lo sminamento del porto di genova dopo la guerra.
tanto che dopo la sua morte si pensò di dedicargli (giustamente) una via, che ora esiste, o meglio un molo che era senz'altro + appropriato visto che era un marinaio.
sai di chi sto' parlando vero ?

ciao
 
indaga pure ...... pensavo che lo sapessi già. :smile:

in quanto a vincenzo martellotta ...... chi è ? :confused:

mi riferivo a de la penne :frown: pensavo che lo conoscessi.

ciao
 
indaga pure ...... pensavo che lo sapessi già. :smile:

in quanto a vincenzo martellotta ...... chi è ? :confused:

mi riferivo a de la penne :frown: pensavo che lo conoscessi.

ciao

vincenzo martellotta fu uno dei protagonisti dell'attacco al porto di alessandria del 18/19 dicembre 1941. dopo aver già partecipato all'azione di malta del 26 luglio 1941, ad alessandria, insieme al capo palombaro di 3a classe mario marino, attaccò la petroliera sagona affondandola e danneggiando il cacciatorpediniere britannico jervis mentre durand de la penne e bianchi si occupavano della valiant e antonio marceglia e spartaco schergat affondavano la corazzata queen elizabeth.
martellotta, fatto prigioniero, rientrò in italia nel 44 e partecipò alla guerra di liberazione nei mezzi d'assalto poi nel dopoguerra, si offrì volontario assieme al fratello diego (un maggiore dei bersaglieri esperto in chimica), per le operazioni di sminamento e bonifica dei porti di genova, san remo, oneglia, porto maurizio, brindisi, bari, barletta, molfetta e manfredonia.
insomma, avevo il 50% di probabilità e ho puntato sul nome meno noto.
 
ah ok ...... hai sbagliato ahi ahi ahi :rolleyes:

se invece cerchi su gogo mappo "calata durand de la penne" a genova dovresti trovarla.
vado a memoria.

ciao
 
Last edited:
hai voglia a cercare, ma il vuvuvu è sterminato. tu non ti rendi conto perchè ti fai spingere sulla carrozzina, ma chi ancora riesce a camminare sa bene che male ai piedi viene

si avevo già trovato quel post, perchè pensavo che quello schema del telemetro fosse già stata postata e avevo fatto un aricerca sul forum.

in compneso nel resto delle ricerche ho trovato qui:
http://tinyurl.com/76ldgxv
l'immagine del telemetro che avevi postato tu ma con risoluzione piuttosto buona.
la didascalia recita:
"personale e maestranze della societa' san giorgio di genova sestri ponente dinanzi al telemetro navale realizzato presso le loro officine, 1935..."

consultando l'archivio
http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/gallery/galleria-multimediale
si possono trovare materiali molto interessanti che riguardano l'industria italiana tra la fine dell'800 e i primi del '900.
ci sono le riproduzioni di disegni tecnici acquarellati che sono una favola
navigare la galleria a partire dalla suddivisione per settore merceologico.



se non lo ritrovo dico due paroline alla sua badante rumena e gli faccio fare una flebo di lexotan

peccato, non so perchè ma non mi apre l'immagine.
però il sito è ricco di cose interessanti.
grazie della segnalazione



poveretta, che ingrato compito.
doveva essere altro che disperata per lasciare la sua terra e venire a sorbirsi le ire del petulante vecchietto
con tutto il rispetto dovutole presidente.

eccolo...
http://www.hnsa.org/doc/rangefinder/index.htm
rompiballe!

mi ero scordato che potevo cercare anche per "rangefinder" oltre che per "telemeter".

p.s.
lunga vita al vuvuvu 1.0, morte (o almeno una bella sfoltita) al vuvuvu 2.0

p.p.s. adesso prova con feisbuc

a ritrovare un "oggetto" (nel senso ampio della definizione, quindi anche una semplice frase con alcune parole chiave), che avevi visto due o tre anni prima come ho fatto io su google con sto cavolo di rangefinder. se ci riesci in maniera sistematica mi iscrivo anche io

l'ho ritrovato, vedi post precedente



anche quello è sistemato, senza bisogno di ricorrere alla badante :biggrin:

parti da questa pagina e divertiti:
http://www.hnsa.org/doc/index.htm

ma ti ci vorrano due vite per leggere tutto

per chi come me è a digiuno totale di navi questo rende bene l'idea della struttura, annessi e connessi di una torretta con cannoni da 16"
http://www.eugeneleeslover.com/ammunition/navord-op-769-title-and-forward.html

e a partire da qui una miniera di link, tutti da tenere a memoria.... capito presidè?

che dire...
grazie!

p.s. ti devono dare l'imminutà honoris causa contro er presidente,

posso suggerire anche un paio di dosi di estratto di gialappa?
non lo calma, ma lo terrà certamente fermo....
il rispetto! ecco quello che chiedo, almeno, il rispetto della mia veneranda eta'.
comunque vi verra' tutto "indietro"!
:eek:
 
classe 600 serie adua (o “africani”) (adua, alagi, aradam, ascianghi, axum,beilul, dagabur, dessié, durbo, gondar, lafolè, macallè, neghelli, scirè, tembien, uarsciek, uebi scebeli)

la classe detta “gli africani” fu praticamente una prosecuzione della precedente serie “perla” tanto che il primo della serie, l’adua, fu consegnato pochi giorni dopo l’ultimo, il malachite, della serie precedente.
fu la serie riprodotta nel numero maggiore e prese parte a tutto il conflitto. due unità verranno trasformate per il trasporto dei mezzi d’assalto (gondar e scirè) mentre altre tre, ascianghi, gondar e neghelli, furono ceduti al brasile e rimpiazzati da altre unità che presero lo stesso nome.
le dimensioni erano: lunghezza 60.18m; larghezza 6.5; immersione 4.7; dislocamento 697/856 ton. l’apparato motore era costituito da due eliche, due diesel da 1400cv per una velocità in emersione di 14 nodi e una autonomia di 3180 miglia; due motori elettrici da 800cv consentivano 7,5 nodi e 74 miglia di autonomia. l’armamento era di 4 tubi di lancio a prora e 2 a poppa da 533mm, un cannone da 100/47 e due mitragliere da 13,2mm. la profondità di collaudo era di 80m e l’equipaggio era di 36 uomini. entrando in servizio le unità andarono a infoltire la 11^ e la 14^ squadriglia di la spezia e la 43^ di taranto anche se inseguito cambieranno diverse sedi di assegnazione (napoli, lero, tobruk)

adua
impostato nei cantieri riuniti dell'adriatico di monfalcone il 1 febbraio 1936, fu varato il 13 settembre 1936 e consegnato il 14 novembre dello stesso anno. dopo la consueta crociera addestrativa, svolta nel dodecaneso e in libia, fu dislocato alla 23^ squadriglia di napoli dove si trovò all’inizio del conflitto. il primo giorno di guerra si trovava nelle acque a sud della sardegna e diresse verso l’ isola di maiorca dove il 17 avvistò un caccia che risultò impossibile attaccare. il giorno successivo avvistò un convoglio ma l’attacco non riuscì. trasferito a taranto, venne inviato ad alessandria dove avvistò una squadra inglese che non potè essere attaccata ma il 3 giugno 1941 abbordò una petroliera che trasportava 72 soldati inglesi tra cui 8 ufficiali che vennero fatti prigionieri. il 23 settembre 1941 salpò da cagliari per intercettare con altri sommergibili italiani una formazione britannica proveniente da gibilterra. all’alba del 30 l’adua attaccò una squadra di undici caccia lanciando una salva di 4 siluri. il sommergibile venne attaccato dai cacciatorpediniere “gurkha” e “legion” scomparendo con tutto l’equipaggio.

alagi
impostato nei cantieri riuniti dell'adriatico di monfalcone il 19 febbraio 1936, fu varato il 15 novembre 1936 e consegnato il 6 marzo 1937 anche se la consegna ufficiale è datata 11 maggio 1937. dopo le crociere addestrative e una missione nella guerra di spagna nel 39 fu assegnato prima a cagliari e poi a messina. lo scoppio della guerra lo trova nelle acque di biserta dove resta in agguato fino al 20 senza avvistare unità nemiche. il 12 giugno 1941, mentre si dirigeva verso messina, fu attaccato da un sunderland che gli lanciò due bombe ma la reazione delle armi contraeree del battello costrinse l’aereo a ritirarsi probabilmente colpito. purtroppo l’8 giugno 1941, non avvisato della presenza di un convoglio italiano lancia tre siluri contro quella che ritiene una unità nemica. si tratta invece del cacciatorpediniere “usodimare” che centrato da un siluro, affonda rapidamente. il 14 gennaio 1942 avvista una formazione britannica e alle 21.05 lancia due siluri contro una portaerei fallendo il bersaglio. finalmente il 9 luglio, affonda la petroliera “antares” da 3.700 ton. attaccata al largo di tripoli. durante la battaglia conosciuta con il nome di “mezzo agosto”, il giorno 12 l’alagi lancia quattro siluri contro un incrociatore e un mercantile per poi disimpegnarsi immergendosi. i siluri colpiscono l’incrociatore “kenya” da 8.000 che seppur gravemente danneggiato riesce ad allontanarsi e il piroscafo “clan ferguson” da 7.350 che affonda. l’8 novembre avviene una collisione con il sommergibile “diaspro” riportando gravi danni che lo costringono a rientrare a napoli. l’alagi è protagonista di un altro attacco il 16 luglio 1943 quando intercetta e attacca con tre siluri una formazione di cacciatorpediniere per poi immergersi. dopo poco più di un minuto viene udita una esplosione ma non si hanno notizie di danni a unità alleate. all’armistizio, obbedendo agli ordini, il battello si trasferisce a malta per poi essere inviato ad haifa per l’addestramento antisom degli alleati. nel dicembre del 1944 rientrò a taranto destinato ad essere consegnato alla gran bretagna in conto riparazioni di guerra ma in seguito alla rinuncia da parte inglese fu radiato e demolito.
l’alagi fu l’unico degli africani a sopravvivere al conflitto.

aradam
impostato nei cantieri riuniti dell'adriatico di monfalcone il 14 febbraio 1936, fu varato il 18 ottobre 1936 e consegnato il 16 gennaio 1937. dopo il periodo di addestramento in dodecaneso e tra tobruk e bengasi, allo scoppio delle ostilità viene inviato in agguato a sud della sardegna senza incontrare bersagli. il primo attacco, senza successo, viene compiuto contro una unità leggera francese ma il 6 aprile 1942 riuscì a colpire con un siluro il caccia inglese “havock” che nonostante sia stato portato ad incagliarsi verso la costa, saltò in aria spezzandosi in due. il 16 novembre avvista un convoglio di tre mercantili fortemente scortati contro cui lancia due coppiole di siluri che però mancarono il bersaglio. il comandante forni decise allora di attaccare con il cannone il piroscafo più vicino colpendolo tra plancia e fumaliolo per poi immergersi e disimpegnarsi. l’armistizio trova il sommergibile a genova per lavori dove viene affondato dall’equipaggio. recuperato dai tedeschi, fu nuovamente affondato da un bombardamento alleato il 4 settembre 1944.

ascianghi
impostato nei cantieri o.t.o di la spezia il 20 gennaio 1937, fu varato il 5 dicembre 1937 e consegnato il 25 marzo 1938. dopo soli tre giorni venne destinato alla base di lero. la guerra lo trova a cagliari da dove viene inviato nella zona di mare di fronte all’isola di formentera dove avvista un grosso piroscafo armato contro cui lancia 4 siluri che, deviati dalle condizioni del mare, mancano il bersaglio. il sommergibile passa allora all’attacco con il cannone ma la reazione precisa della nave consiglia di desistere. il 21 settembre 1941 affonda, dopo aver messo al sicure l’equipaggio, la petroliera “antar” in navigazione di fronte a beirut. il 15 novembre dell’anno seguente, avvista in uscita dal porto di bougie, tre navi da guerra contro cui lancia i siluri. il dragamine “algerine” viene colpito e affondato mentre l’ascianghi si disimpegna in immersione. sempre nello stesso periodo, viene impiegato per il trasporto di munizioni a tobruk. il 23 luglio 1943 il battello, agli ordini del tv mario fiorini, avvista una squadra di incrociatori e caccia nemici. si avvicina il più possibile e poi lancia due siluri ma viene avvistato ed è costretto alla rapida. sottoposto a bombardamento, subisce gravi danni allo scafo con infiltrazioni di acqua in camera di lancio di poppa. costretto ad emergere ea proseguire il combattimento in superficie, viene centrato dalle artiglierie dei caccia “laforey” e “eclipse” che causano la morte di 23 uomini e l’affondamento del sommergibile. i superstiti furono recuperati dai caccia mentre l’incrociatore “newfoundland” da 8.000 risultò gravemente danneggiato da un siluro.

axum
impostato nei cantieri riuniti dell'adriatico di monfalcone l’8 febbraio 1936, fu varato il 29 settembre 1936 e consegnato il 2 dicembre 1936.
viene inizialmente destinato a napoli poi partecipa alla guerra di spagna. ritorna a napoli dove termina l’intenso programma addestrativo. nella prima missione di guerra intercetta e attacca una nave nemica lanciando un siluro da 600 metri di distanza che però sfiora la poppa dell’unità. sottoposto a caccia antisom, l’axum si disimpegna in immersione. dopo altri episodi senza esito, il 14 agosto 1942 l’axum durante la battaglia di mezzo agosto lancia una salva di 4 siluri contro una squadra composta da un piroscafo e da due grandi unità di scorta poi si immerge mentre avviene l’esplosione di tre dei siluri. risultano colipi l’incrociatore aniaereo “cairo” da 4.200t, l’incorciatore “nigeria” da 8.000 e la petroliera “ohio da 9.500. il cairo dovette essere affondato dagli inglesi dopo averne recuperato l’equipaggio , il nigeria gravemente danneggiato dovette invertire la rotta e rientrare a gibilterra, mentre l’ohio anch’essa danneggiata, continuò a bassa velocità verso malta dove arriverà a rimorchio dopo aver subito ulteriori attacchi aerei. l’8 settembre trova l’axum fermo a pozzuoli per riparazioni ad un termico. da lì salpa e, in osservanza degli ordini rievuti, si dirige a malta. dopo circa un mese viene inviato dagli inglesi a taranto dove compie una missione per lo sbarco di operatori-informatori dietro le linee tedesche. durante una successiva missione di recupero di commandos, si incaglia in una secca non segnalata nel golfo di arcadia dove deve essere autoaffondato.
l’equipaggio e i commandos verranno recuperati il 29 gennaio 1944 dalla torpediniera “ardimentoso”.
 

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