Exatem
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alle 19.00 del giorno di ferragosto del 1945 (un giorno prima per l’ora di washington), il presidente harry truman annunciava al mondo la fine della seconda guerra mondiale.
dal 7 dicembre 1941 gli stati uniti avevano combattuto una dura guerra contro un avversario temibile che aveva inflitto dolorose perdite alle forze alleate. a quella notizia così attesa, ne seguì un’altra che passò inizialmente quasi inosservata ma che in seguito scatenò ondate di sdegno tra l'opinione pubblica e causò un vero terremoto ai vertici dalla marina americana.
con 25 scarne parole, la us navy annunciava la più grande catastrofe navale dell’intera storia degli stati uniti (escludendo pearl harbour), l’incrociatore “indianapolis” era affondato e con esso erano scomparsi 900 uomini di equipaggio.
sino ad allora il maggior numero di perdite umane riferite all’equipaggio di una sola nave erano state quelle della portaerei “franklin” colpita da un aereo kamikaze durante le operazioni di iwo jima. in tale occasione si erano registrati 772 morti ma nonostante questo, la nave fu salvata. altri gravi affondamenti erano stati quello dello “juneau”, un incrociatore affondato dal sommergibile giapponese i-26 a guadalcanal nel 1942 e del quale si ebbero solo 11 superstiti su 687 uomini di equipaggio e, quello della “liscome bay” una portaerei saltata in aria con 644 uomini dopo essere stata silurata dall’i-175.
quella dell’indianapolis però era una tragedia sotto certi aspetti più grave. la maggior parte dei morti infatti non fu causata dall’affondamento ma bensì dai clamorosi ritardi nei soccorsi.
l’indianapolis (ca-35), incrociatore classe “portland” quale evoluzione della precedente classe “northampton”, fu impostato il 31/3/1930 e varato il 7/11/1931 nei cantieri new york shipbuilding a camden (new jersey). al termine dell’allestimento, il 5/11/1932 l’unità fu consegnata alla us-navy. lungo 186,2 metri e largo 20,1, dislocava 12.600 tonnellate a pieno carico. l’apparato motore era costituito da 8 caldaie white-forster e 4 gruppi turboriduttori parson in grado di fornire 107.000 hp per una velocità massima alle prove di 32,7 nodi. l’armamento consisteva in 9 cannoni da 203/55 in tre torri trinate, 8 cannoni aa da 127/25, 24 mitragliere da 40/56 e 22 da 20/70. prima unità della sua classe, costruita dopo le limitazioni imposte dal trattato di londra, era stato rimodernato per consentire l’imbarco a centro nave di un idrovolante e della relativa catapulta di lancio. utilizzato durante tutto il conflitto in oceano pacifico, aveva partecipato a numerosi scontri con il nemico; tarawa, iwo jima, okinawa. proprio durante le operazioni di okinawa, l’indianapolis era stato colpito da un kamikaze che aveva ucciso 9 marinai e causato gravi danni.
all’epoca dei fatti, non si poteva considerare una nave moderna.
di linee goffe e antiquate, conservava sempre una velocità superiore ai 30 nodi e possedeva un potente armamento. per questo venne deciso di riparare i danni subiti e la nave fu trasferita presso l’arsenale di mare island a san francisco.
rimessa a nuovo e reintegrato l’equipaggio con 280 nuovi effettivi, alla nave venne ordinato di imbarcare viveri e rifornimenti per una nuova missione. tra i rifornimenti furono imbarcati per errore ben 2500 salvagente a fronte di un equipaggio di 1195 uomini.
sarà, come vedremo in seguito, una macabra ironia del destino.
domenica 15 luglio il contrammiraglio purnell convoca il comandante dell’indianapolis, il capitano di vascello charles bulter macvay e gli consegna gli ordini. tra di essi viene ordinato di caricare materiale segreto sulla cui natura nemmeno macvay è al corrente e, di imbarcare dei passeggeri diretti a pearl harbour mentre il carico misterioso avrebbe proseguito per tinian.
si stava compiendo il destino di hiroshima e dei suoi abitanti.
il materiale segretissimo, come si saprà in seguito, era infatti la barra di uranio 235 che costituiva il “cuore” di “little boy”, la bomba che il b-29 “enola gay” avrebbe sganciato il 6 agosto 1945 causando 80.000 morti e 130.000 feriti. l’indianapolis, che portava a riva le insegne dell’amm. spruance, attese l’arrivo di due furgoni della us-navy che trasportavano il cilindro contenente l’uranio e altre componenti della bomba che vennero riposte nella cabina dell’aiutante di spruance e nell’hangar.
alle 08.00 del 16 luglio 1945 la nave lasciò gli ormeggi e dopo 71 ore di navigazione e 2100 miglia, raggiungeva pearl harbour, sbarcava i passeggeri e ripartiva immediatamente per tinian. finalmente all’alba del 26 la nave raggiungeva l’isola da cui sarebbero decollati i b-29 della 20^ forza usaf, 509^ gruppo, 21^ comando bombardieri.
portata a termine la missione, l’indianapolis diresse la prora a guam nelle marianne che raggiunse il 28 e da dove poi avrebbe dovuto raggiungere leyte nelle filippine per essere inserita nella tf95. nella sosta a guam, dove venne effettuato il rifornimento, fu imbarcato anche il cv e.m. crouch diretto a leyte.
gli uomini a bordo erano ora 1196.
non essendo disponibile alcuna unità di scorta, l’indianapolis salpò da solo. navigando a zig-zag ad una velocità di 17 nodi sarebbe giunto a leyte verso le 11.00 del 31 luglio. la navigazione si preannunciava sufficientemente tranquilla. nessun avvistamento di attività nemica tranne due avvistamenti di sommergibili risalenti ad una decina di giorni prima e distanti 100 miglia dalla rotta prevista.
(segue...)
dal 7 dicembre 1941 gli stati uniti avevano combattuto una dura guerra contro un avversario temibile che aveva inflitto dolorose perdite alle forze alleate. a quella notizia così attesa, ne seguì un’altra che passò inizialmente quasi inosservata ma che in seguito scatenò ondate di sdegno tra l'opinione pubblica e causò un vero terremoto ai vertici dalla marina americana.
con 25 scarne parole, la us navy annunciava la più grande catastrofe navale dell’intera storia degli stati uniti (escludendo pearl harbour), l’incrociatore “indianapolis” era affondato e con esso erano scomparsi 900 uomini di equipaggio.
sino ad allora il maggior numero di perdite umane riferite all’equipaggio di una sola nave erano state quelle della portaerei “franklin” colpita da un aereo kamikaze durante le operazioni di iwo jima. in tale occasione si erano registrati 772 morti ma nonostante questo, la nave fu salvata. altri gravi affondamenti erano stati quello dello “juneau”, un incrociatore affondato dal sommergibile giapponese i-26 a guadalcanal nel 1942 e del quale si ebbero solo 11 superstiti su 687 uomini di equipaggio e, quello della “liscome bay” una portaerei saltata in aria con 644 uomini dopo essere stata silurata dall’i-175.
quella dell’indianapolis però era una tragedia sotto certi aspetti più grave. la maggior parte dei morti infatti non fu causata dall’affondamento ma bensì dai clamorosi ritardi nei soccorsi.
l’indianapolis (ca-35), incrociatore classe “portland” quale evoluzione della precedente classe “northampton”, fu impostato il 31/3/1930 e varato il 7/11/1931 nei cantieri new york shipbuilding a camden (new jersey). al termine dell’allestimento, il 5/11/1932 l’unità fu consegnata alla us-navy. lungo 186,2 metri e largo 20,1, dislocava 12.600 tonnellate a pieno carico. l’apparato motore era costituito da 8 caldaie white-forster e 4 gruppi turboriduttori parson in grado di fornire 107.000 hp per una velocità massima alle prove di 32,7 nodi. l’armamento consisteva in 9 cannoni da 203/55 in tre torri trinate, 8 cannoni aa da 127/25, 24 mitragliere da 40/56 e 22 da 20/70. prima unità della sua classe, costruita dopo le limitazioni imposte dal trattato di londra, era stato rimodernato per consentire l’imbarco a centro nave di un idrovolante e della relativa catapulta di lancio. utilizzato durante tutto il conflitto in oceano pacifico, aveva partecipato a numerosi scontri con il nemico; tarawa, iwo jima, okinawa. proprio durante le operazioni di okinawa, l’indianapolis era stato colpito da un kamikaze che aveva ucciso 9 marinai e causato gravi danni.
all’epoca dei fatti, non si poteva considerare una nave moderna.
di linee goffe e antiquate, conservava sempre una velocità superiore ai 30 nodi e possedeva un potente armamento. per questo venne deciso di riparare i danni subiti e la nave fu trasferita presso l’arsenale di mare island a san francisco.
rimessa a nuovo e reintegrato l’equipaggio con 280 nuovi effettivi, alla nave venne ordinato di imbarcare viveri e rifornimenti per una nuova missione. tra i rifornimenti furono imbarcati per errore ben 2500 salvagente a fronte di un equipaggio di 1195 uomini.
sarà, come vedremo in seguito, una macabra ironia del destino.
domenica 15 luglio il contrammiraglio purnell convoca il comandante dell’indianapolis, il capitano di vascello charles bulter macvay e gli consegna gli ordini. tra di essi viene ordinato di caricare materiale segreto sulla cui natura nemmeno macvay è al corrente e, di imbarcare dei passeggeri diretti a pearl harbour mentre il carico misterioso avrebbe proseguito per tinian.
si stava compiendo il destino di hiroshima e dei suoi abitanti.
il materiale segretissimo, come si saprà in seguito, era infatti la barra di uranio 235 che costituiva il “cuore” di “little boy”, la bomba che il b-29 “enola gay” avrebbe sganciato il 6 agosto 1945 causando 80.000 morti e 130.000 feriti. l’indianapolis, che portava a riva le insegne dell’amm. spruance, attese l’arrivo di due furgoni della us-navy che trasportavano il cilindro contenente l’uranio e altre componenti della bomba che vennero riposte nella cabina dell’aiutante di spruance e nell’hangar.
alle 08.00 del 16 luglio 1945 la nave lasciò gli ormeggi e dopo 71 ore di navigazione e 2100 miglia, raggiungeva pearl harbour, sbarcava i passeggeri e ripartiva immediatamente per tinian. finalmente all’alba del 26 la nave raggiungeva l’isola da cui sarebbero decollati i b-29 della 20^ forza usaf, 509^ gruppo, 21^ comando bombardieri.
portata a termine la missione, l’indianapolis diresse la prora a guam nelle marianne che raggiunse il 28 e da dove poi avrebbe dovuto raggiungere leyte nelle filippine per essere inserita nella tf95. nella sosta a guam, dove venne effettuato il rifornimento, fu imbarcato anche il cv e.m. crouch diretto a leyte.
gli uomini a bordo erano ora 1196.
non essendo disponibile alcuna unità di scorta, l’indianapolis salpò da solo. navigando a zig-zag ad una velocità di 17 nodi sarebbe giunto a leyte verso le 11.00 del 31 luglio. la navigazione si preannunciava sufficientemente tranquilla. nessun avvistamento di attività nemica tranne due avvistamenti di sommergibili risalenti ad una decina di giorni prima e distanti 100 miglia dalla rotta prevista.
(segue...)