sopra e sotto le onde
13) colombo
nel xv secolo chi andava per mare sapeva già da tempo che la terra non era piatta, un po' come succede anche oggi, una verità consolidata e secolarizzata che convive con un'altra verità rivelata ma che ha i propri tempi per essere accettata.
chi cercava di modificare i dogmi rischiava il carcere o peggio ma, pragmaticamente, i comandanti delle navi pregavano come se la terra fosse piatta sapendo benissimo in quanto i vascelli scomparivano, a circa 15 chilometri di distanza, in quel modo un po' buffo, sprofondando nell'acqua.
il trasporto di preziose merci dalle colonie verso l'isola più ricca del piccolo mondo cristiano era importante, centinaia di bastimenti percorrevano la lunga rotta che, girando intorno all'africa, li portavano nell'oceano indiano.
il vento era la forza motrice e le rozze vele del tempo fornivano quel megawatt di potenza sufficiente a spingere la nave più grande al massimo, a 8 nodi. la nave poteva solo seguire il vento e il vento sappiamo tutti che è volubile, sia nella forza sia nella direzione.
il povero capitano navigava sempre in vista delle coste, muro muro come un topolino e, appena il vento prendeva una direzione sbagliata, spariva oppure esagerava, gettava le ancore nella prima baia "a tiro".
i viaggi erano interminabili con tempi di percorrenza, stagionali, variabili e prendere un appuntamento lo si poteva fare a patto che si fosse disposti ad attendere anche una stagione oltre il programmato. nel tempo i capitani si erano fatti la loro competenza, avevano la bussola, il sestante e le cartine. l'orologio, fondamentale per calcolare i tempi e le distanze, era un problema (merita un capitolo a parte) ma i più bravi non potevano comunque imporre al vento di soffiare dove e come gli pareva.
percorrendo l'africa da nord a sud e viceversa, era un vero problema, nelle zone temperate dei tropici il vento era robusto ma intermittente e, all'equatore, semplicemente non c'era e ci si arrangiava facendosi rimorchiare dalle scialuppe a forza di remi.
molti bravi comandanti avevano a bordo l'ufficiale di rotta, un vero esperto di navigazione che studiava e consigliava le rotte migliori per riuscire a procedere spediti. nella realtà il viaggio era un tormento fatto di alcuni giorni di avanzamento seguiti da lunghe pause, all'ancora, in attesa del vento "propizio".
cristoforo colombo per molti anni navigò su queste rotte e apprese tutti i trucchi del mestiere, intelligente e preparato cominciò ben presto a sperimentare nuove strategie.
come era già chiaro a molti, scendendo dai tropici verso l'equatore, si attraversavano zone (fasce) in cui il vento era "caratteristico" e sembrava quasi prevedibile. mentre, all'equatore, la zona di bonaccia era un incubo senza soluzione, ai tropici il vento c'era ma se ti lasciavi trasportare, tenendo le vele sempre "al vento", ti ritrovavi a fare dei grandi cerchi per poi tornare al punto di partenza.
il fenomeno ha le sue ragioni fisiche: l'aria calda sull'acqua degli oceani quando si scontra, ai tropici, con l'aria fredda dei poli, sale e per effetto della rotazione terrestre crea un vortice che gira in senso orario (da "noi", tutto invertito per quelli "di sotto") e lentamente si sposta (sempre per effetto della rotazione terrestre) verso est.
questi grandi vortici, di centinaia di chilometri di diametro, sono chiamati anticicloni.
morale, navigare verso est era relativamente facile, verso sud difficile, verso ovest quasi proibitivo. tutti i marinai, però, sapevano che bastava avere pazienza e, prima o poi, il vento avrebbe "girato" nella direzione voluta.
colombo, come molti del tempo, era diventato esperto nella previsione dei venti, anzi lui aveva compreso qualcosa di più che lo porterà ad essere un grande.
la sua "intuizione" era semplice (come spesso accade), secondo i suoi studi (era un professionista) gli anticicloni erano contrapposti ai cicloni (spirali che ruotavano in senso inverso dove era l'aria fredda a scendere) in modo abbastanza regolare secondo regole abbastanza prevedibili.
in sostanza i tropici erano un'infinita sequenza di vortici alternati che avrebbero potuto circondare tutto il pianeta (che lui sapeva essere rotondo). in molti suoi viaggi aveva sperimentato questa teoria e, percorrendo dei grandi semicerchi alternati tra orari e antiorari, seguendo il sentiero dei cicloni e anticicloni, lui era riuscito a muoversi, praticamente senza soste, nella direzione ovest, dove tutti gli altri si "arenavano".
nei viaggi di ritorno dalle indie, tutto verso ovest, guadagnava mesi e la sua fama aumentò portandolo ai vertici della marineria commerciale del tempo. navigando da nord a sud e viceversa, lungo le coste africane, tutti si domandavano cosa si sarebbe trovato avventurandosi verso ovest là dove nessuno era ancora riuscito ad andare.
colombo sapeva navigare verso ovest e aveva più volte provato le sue "teorie", colombo non era uno scienziato e teneva segrete le sue scoperte cercando di sfruttarle professionalmente.
organizzare una spedizione verso ovest costava molti soldi che lui, sebbene arricchito, non aveva ed era necessario trovare uno sponsor finanziatore. il pellegrinaggio tra le varie potenze marinare del tempo fu arduo e, nonostante la fama indiscussa di colombo, infruttuosa. alla fine mancava uno scopo commerciale che giustificasse i costi dell'impresa, fu così che colombo decise di "vendersi" una possibile via verso le indie, alternativa e più corta.
lui, estremo conoscitore della rotta classica per le indie, insuperabile nella maestria di condurre navi su quella rotta, non poteva non trovare credito sul proprio progetto. la competizione commerciale sulla via delle indie, in quel tempo, era feroce e gli stati imperialisti dell'epoca si massacravano nella spasmodica ricerca di predominio su quelle rotte.
l'idea di colombo trovò lo sponsor, il portogallo, e si partì.
ora, a differenza da quello che si potrebbe pensare, nel xv secolo si era abbastanza coscienti della reale dimensione del pianeta, per quanto i calcoli fossero approssimativi. si sospettava che il percorso verso ovest sarebbe stato lungo, lunghissimo forse impossibilmente lungo.
ipotizzare due o tre mesi di navigazione significava dichiarare un'avventura senza ritorno, nessuna spedizione avrebbe avuto viveri e acqua sufficienti a superare le due o tre settimane, senza approdare in qualche posto per fare scorta di viveri. in un mondo marinaio abituato a navigare sottocosta, pensare di navigare verso ovest nell'oceano senza riferimenti od approdi sicuri, era semplicemente un'eresia. i marinai esperti sapevano benissimo queste cose e trovare equipaggi disposti ad accettare questa sfida sarebbe stato impossibile.
colombo non era un militare e non poteva contare su ciurme arruolate disciplinate, la sua era un'impresa commerciale e quindi, civile. l'ascendente di colombo su qualsiasi marinaio era enorme, non c'era uomo di mare che non l'avrebbe seguito in ogni dove. cristoforo colombo si era conquistato, meritatamente, il rispetto e l'ammirazione di tutti i marinai che avevano avuto la fortuna di navigare con lui e la sua fama lo rendeva affidabile per chiunque. colombo probabilmente, sapeva che in tre settimane non si sarebbe arrivati in india, i calcoli più ottimistici davano distanze enormi e non compatibili in nessun modo con l'autonomia delle riserve alimentari dell'epoca. in cuor suo colombo sapeva che le speranze di successo erano legate ai racconti riportati e/o tramandati da qualche avventuriero che raccontava di terre lontane sì, ma raggiungibili navigando verso ovest.
colombo non era uno sprovveduto e sapeva che qualche cosa a ovest doveva esserci, ma confidava nella fortuna e nella propria capacità nel percorrere in poche settimane la maggiore distanza possibile prima che le malattie e gli stenti falcidiassero i componenti dei suoi equipaggi.
comunque al finanziatore era imperativo dimostrare la possibilità di aprire una via alternativa per il commercio verso le indie e così fu, colombo riuscì a mettere insieme la spedizione e il viaggio iniziò.
colombo mise in atto la sua teoria e saltando da un anticiclone al ciclone successivo cominciò a muoversi verso ovest, l'entusiasmo iniziò, scemò rapidamente e dopo poche settimane si trasformò in sgomento, per quanto fiduciosi nel grande condottiero non potevano pensare che si stavano lasciando alle spalle settimane di oceano senza vedere la fine del viaggio.
ben presto la piccola forzatura di colombo venne alla luce e proprio quando tutto sembrava perduto e gli equipaggi cominciavano a vedere il loro condottiero trasformato in un folle ingannatore, la terra comparve all'orizzonte.
colombo tornò nel trionfo, gli fu comunque difficile trovare di nuovo equipaggi disponibili a seguirlo, ma la sua piccola bugia rimase alla storia.
ancora oggi chiamiamo i pellerossa, indiani in omaggio a quella forzatura, ma alla fine non ci credeva poi molto quasi nessuno anche allora, la terra appena scoperta era ben altro, addirittura un nuovo continente e per arrivare in india mancava ancora un altro oceano ben più immenso.
con il tempo colombo venne ricordato come lo scopritore del continente americano, scambiata erroneamente per l'india, io preferisco immaginarlo come un vero genio del mare che osò dove nessuno osava grazie alle sue capacità e alla sua genialità.
navigare verso ovest, una cosa apparentemente banale, ma che allora non lo era, poi serviva un obiettivo "commerciale" per gli sponsor e per quello poteva bastare anche una piccola bugia.