Exatem
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sopra e sotto le onde
7) le costruzioni navali (navi in ferro – generalità)
apriamo ora un capitolo meno storico ma più tecnico, dedicato alle costruzione navali. siamo arrivati agli scafi in ferro e quindi ad un nuovo modello costruttivo. ora, non essendo io presente nell’800 per sapere quali fossero le condizioni progettuali, parlerò del metodo attuale rifacendomi per quanto possibile, al contesto storico a cui siamo arrivati.
quando si decide la costruzione di una nave, occorre determinare le condizioni tecnico/economiche che influenzeranno il progetto. i problemi da risolvere sono inerenti a: distribuzione dei volumi, geometria della nave, stabilità, tipo di carena, resistenza al moto, apparato motore, robustezza.
per la fase di studio della realizzazione, si procede con la cosiddetta “spirale di progetto”. in pratica si parte dalla scelta della lunghezza e si calcolano le altre dimensioni in funzione di essa. si determinano i coefficienti di finezza per definire le forma di carena. si sceglie l’apparato motore, si valutano le superfici, si determinano i pesi e si arriva al dislocamento. si dispongono gli spazi, si calcolano le prestazioni, la manovrabilità, la robustezza della struttura ed i costi. a tal punto si rientra dall’inizio della spirale e si ripete fino al raggiungimento del risultato voluto. per il dimensionamento degli elementi costruttivi, si può ricorrere a formule semi-empiriche ricavate da appositi regolamenti oppure, si deve eseguire un vero e proprio calcolo analitico.
la nave è costituita da una serie di lamiere il cui spessore decresce dalla parte centrale verso le estremità di poppa e prora, unite fra loro mediante chiodatura (fino a non molti anni fa) o saldatura. queste lamiere costituiscono il “fasciame” che si appoggia ad una serie di appoggi trasversali detti “costole” o “ordinate”. si chiama “cinta” il primo corso di fasciame superiore, “sottocinta” il corso immediatamente sottostante. entrambi sono particolarmente importanti per la robustezza longitudinale ed infatti, il loro spessore è generalmente superiore a quello del rimanente fasciame. dal sottocinta (che nelle piccole navi può non essere presente), si estende verso il basso il “fasciame dei fianchi” seguito dal “ginocchio” e dal “fasciame del fondo”. l’ultimo corso di fasciame prende il nome di “torello” ed è seguito dalla “chiglia” che può essere piatta o a barra. alle estremità della chiglia, sono unite le strutture della prora e della poppa. il fasciame, in particolare quello del fondo, viene irrobustito dai “paramezzali”, “longitudinali” e “correnti”. le travi trasversali del fondo, si chiamano “madieri”. le paratie trasversali, sono costituite da un diaframma di lamiere che vanno dal fondo ai ponti e alle murate, vengono irrigidite da una serie di rinforzi verticali, ”montanti”, e orizzontali, “traverse”. per scafi saldati, si possono utilizzare lamiere corrugate che rendono la struttura sufficientemente robusta. se queste paratie non consentono il passaggio di acqua da un locale all’altro, sono dette “paratie stagne”. la paratia stagna estrema a poppa si chiama “paratia del premistoppa”, quella all’estremità prodiera, si chiama “paratia di collisione”. alcune navi hanno anche paratie stagne longitudinali. il “doppiofondo” è un raddoppio del fasciame del fondo e conferisce un elevato grado di robustezza oltre che a fornire una “riserva di spinta” e zone dove disporre casse per liquidi come acqua dolce, combustibile, acqua di zavorra, ecc. le travi trasversali che danno appoggio ai ponti, si chiamano “bagli”. il fasciame del ponte, all’incontro con le murate, si chiama “trincarino”.
secondo il metodo di costruzione, le navi possono essere raggruppate in quattro categorie:
- a struttura trasversale. si preferisce su navi di piccole dimensioni che non presentano grandi momenti flettenti. (il mf a ½ nave è proporzionale al quadrato della lunghezza). la nave è costituita da una serie di telai trasversali (costole o ordinate) dove ogni 3 o 5 si inserisce una ossatura rinforzata (stessi elementi ma di dimensioni maggiori). longitudinalmente vi sono solo travi principali.
- a struttura longitudinale. nasce quale conseguenza dell’aumento delle dimensioni delle navi in quanto garantisce maggiore resistenza alle sollecitazioni causate dai momenti flettenti. rimane la struttura trasversale per la prora, la poppa e la zona dell’apparato motore.
- a struttura mista. e’ prevalentemente longitudinale sul fondo e sotto il ponte e trasversale sui fianchi.
- a struttura longitudinale moderna o “isherwood” nella quale vengono eliminate molte ordinate comuni, sostituite da un minor numero ma rinforzate.
la struttura del fondo è una delle più importanti. essendo un elemento posto alla maggior distanza dall’asse neutro, sopporta le massime sollecitazioni. può essere a semplice o a doppio fondo.
7) le costruzioni navali (navi in ferro – generalità)
apriamo ora un capitolo meno storico ma più tecnico, dedicato alle costruzione navali. siamo arrivati agli scafi in ferro e quindi ad un nuovo modello costruttivo. ora, non essendo io presente nell’800 per sapere quali fossero le condizioni progettuali, parlerò del metodo attuale rifacendomi per quanto possibile, al contesto storico a cui siamo arrivati.
quando si decide la costruzione di una nave, occorre determinare le condizioni tecnico/economiche che influenzeranno il progetto. i problemi da risolvere sono inerenti a: distribuzione dei volumi, geometria della nave, stabilità, tipo di carena, resistenza al moto, apparato motore, robustezza.
per la fase di studio della realizzazione, si procede con la cosiddetta “spirale di progetto”. in pratica si parte dalla scelta della lunghezza e si calcolano le altre dimensioni in funzione di essa. si determinano i coefficienti di finezza per definire le forma di carena. si sceglie l’apparato motore, si valutano le superfici, si determinano i pesi e si arriva al dislocamento. si dispongono gli spazi, si calcolano le prestazioni, la manovrabilità, la robustezza della struttura ed i costi. a tal punto si rientra dall’inizio della spirale e si ripete fino al raggiungimento del risultato voluto. per il dimensionamento degli elementi costruttivi, si può ricorrere a formule semi-empiriche ricavate da appositi regolamenti oppure, si deve eseguire un vero e proprio calcolo analitico.
la nave è costituita da una serie di lamiere il cui spessore decresce dalla parte centrale verso le estremità di poppa e prora, unite fra loro mediante chiodatura (fino a non molti anni fa) o saldatura. queste lamiere costituiscono il “fasciame” che si appoggia ad una serie di appoggi trasversali detti “costole” o “ordinate”. si chiama “cinta” il primo corso di fasciame superiore, “sottocinta” il corso immediatamente sottostante. entrambi sono particolarmente importanti per la robustezza longitudinale ed infatti, il loro spessore è generalmente superiore a quello del rimanente fasciame. dal sottocinta (che nelle piccole navi può non essere presente), si estende verso il basso il “fasciame dei fianchi” seguito dal “ginocchio” e dal “fasciame del fondo”. l’ultimo corso di fasciame prende il nome di “torello” ed è seguito dalla “chiglia” che può essere piatta o a barra. alle estremità della chiglia, sono unite le strutture della prora e della poppa. il fasciame, in particolare quello del fondo, viene irrobustito dai “paramezzali”, “longitudinali” e “correnti”. le travi trasversali del fondo, si chiamano “madieri”. le paratie trasversali, sono costituite da un diaframma di lamiere che vanno dal fondo ai ponti e alle murate, vengono irrigidite da una serie di rinforzi verticali, ”montanti”, e orizzontali, “traverse”. per scafi saldati, si possono utilizzare lamiere corrugate che rendono la struttura sufficientemente robusta. se queste paratie non consentono il passaggio di acqua da un locale all’altro, sono dette “paratie stagne”. la paratia stagna estrema a poppa si chiama “paratia del premistoppa”, quella all’estremità prodiera, si chiama “paratia di collisione”. alcune navi hanno anche paratie stagne longitudinali. il “doppiofondo” è un raddoppio del fasciame del fondo e conferisce un elevato grado di robustezza oltre che a fornire una “riserva di spinta” e zone dove disporre casse per liquidi come acqua dolce, combustibile, acqua di zavorra, ecc. le travi trasversali che danno appoggio ai ponti, si chiamano “bagli”. il fasciame del ponte, all’incontro con le murate, si chiama “trincarino”.
secondo il metodo di costruzione, le navi possono essere raggruppate in quattro categorie:
- a struttura trasversale. si preferisce su navi di piccole dimensioni che non presentano grandi momenti flettenti. (il mf a ½ nave è proporzionale al quadrato della lunghezza). la nave è costituita da una serie di telai trasversali (costole o ordinate) dove ogni 3 o 5 si inserisce una ossatura rinforzata (stessi elementi ma di dimensioni maggiori). longitudinalmente vi sono solo travi principali.
- a struttura longitudinale. nasce quale conseguenza dell’aumento delle dimensioni delle navi in quanto garantisce maggiore resistenza alle sollecitazioni causate dai momenti flettenti. rimane la struttura trasversale per la prora, la poppa e la zona dell’apparato motore.
- a struttura mista. e’ prevalentemente longitudinale sul fondo e sotto il ponte e trasversale sui fianchi.
- a struttura longitudinale moderna o “isherwood” nella quale vengono eliminate molte ordinate comuni, sostituite da un minor numero ma rinforzate.
la struttura del fondo è una delle più importanti. essendo un elemento posto alla maggior distanza dall’asse neutro, sopporta le massime sollecitazioni. può essere a semplice o a doppio fondo.
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