(... segue)
uno dei primi di questi ribelli fu senz’altro dupui de lome, (lorient, 15 ottobre 1816 – parigi, 1 febbraio 1885) considerato dai francesi il più grande ingegnere navale del xix secolo. figlio di un ufficiale di marina, studiò presso “l’ecole navale” per poi essere inviato in gran bretagna, dove già si cominciavano a costruire navi in ferro (parlammo a suo tempo in “sopra e sotto le onde” di come i figli dei costruttori navali dell’epoca venissero inviati a studiare in inghilterra). al suo rientro in patria pubblicò un trattato dal titolo di mémoire sur la construction des bâtiments en fer. in seguito venne incaricato della costruzione del “caton” e del ”ariel”, le prime due navi in ferro francesi. altri suoi studi importanti riguardarono il progetto del “napoleon”, primo vascello da 90 cannoni a elica, la corazzatura delle fregate “gloire”, “invincible”, e “normandie”. la sua attenzione si rivolse in seguito ai primi infruttuosi esperimenti sui battelli subacquei. la sua intuizione, allora considerata una “eresia”, derivò dall’osservazione degli areostati in balia del vento. così progettò un areostato a motore, il dirigibile e individuò in un motore elettrico con accumulatore al cloro-cromo il propulsore potente e leggero ideale per i suoi scopi.
la somiglianza dei movimenti e degli spostamenti di un dirigibile con quelli dei sommergibili aveva suggerito l’eresia. quando dupuy morì, nel 1885, i suoi studi furono proseguiti da gustave zédé (1825-1891) e sfociarono nel “gymnote”, il capostipite di tutti i sottomarini, ossia un dirigibile che si muoveva in un fluido molto più denso dell’aria.
purtroppo la visione tradizionalistica e scarsamente fantasiosa delle marine dell’epoca, non permise di individuare alcuna utilità di questo mezzo rivoluzionario e così il progetto venne accantonato (abbiamo visto come la stessa cosa accadde anche al nostro “delfino” – il primo sottomarino della storia italiana, abbandonato perché considerato inutile).
ci volle un altro eretico, anch’esso francese, maxime laubeuf (1864 – 1939), un progettista di torpediniere che ne progettò una capace di immergersi, il “narval”. nasceva così il sommergibile che sarebbe diventato a breve il dominatore degli abissi. quindi un esempio di eresia divenuta realtà.
nel 1920, quindi “storicamente” parlando nemmeno molto tempo fa, uscì un articolo dal titolo “l’avvenire delle navi da guerra” ossia un vero trattato “eretico” sulle prospettive delle marine. era un articolo di “notevole spessore” (inteso come numero di pagine) che, facendo tesoro degli appena conclusi avvenimenti bellici, traeva delle conclusioni sul futuro delle costruzioni navali. sull’argomento “la nave di linea dell’avvenire e l’offesa aerea” le conclusioni si riveleranno di quanto più errato dopo solo vent’anni, delle vere eresie. sintetizzando, si affermava che “i velivoli potranno molestare, danneggiare le navi di linea, ma non renderle inutilizzabili. molti di essi saranno abbattuti dalle artiglierie, molti altri soccomberanno nella lotta contro i velivoli da caccia. in conclusione, i velivoli, pur costituendo un’arma formidabile, non potranno impedire alle navi il dominio effettivo delle vie marittime”.
venivano quindi tracciate le linee generali della nave del futuro. “bassa sul mare, senza fumaioli, con l’opera morta costituita da un ponte corazzato e a dorso di testuggine, con due torri quadrinate di grosso calibro e numerose artiglierie antiaeree non inferiori a 120 mm”. queste teorie vennero raccolte da alcuni progettisti dell’epoca che proposero progetti di “monitori da battaglia” e di “incrociatori leggerissimi ma velocissimi potentemente armati”. in particolare il cantiere ansaldo propose due distinti tipi da nave, il “monitore da battaglia semisommergibile” e “l’incrociatore da battaglia celerissimo”.
la corazzata semisommergibile poteva essere assimilata ai monitori sommergibili classe m della royal navy del 1918-1920 da 1600-1950 ton. di dislocamento e, armate con un cannone da 305, uno da 76, una mitragliera lewis e 4 tubi lanciasiluri. questo progetto prevedeva inizialmente 4 unità ottenute dalla trasformazione di altrettanti battelli a vapore tipo “k”. in realtà solo l’mk2 e l’mk3 furono completati con il cannone da 305 che comunque venne in seguito sbarcato da entrambi.
ma torniamo un passo indietro, torniamo all’eresia di cui parlavamo e, andiamo a vedere come doveva essere la nave da battaglia semisommergibile. innanzi tutto il progetto nasceva già con cinque possibili varianti a seconda dell’armamento adottato che comunque, non era mai inferiore a 4 cannoni da 381 in due torri binate. l’apparato motore poteva essere a due assi con motrici a turbine o a quattro assi con motori diesel.
ma, e veniamo all’eresia, cosa si intendeva con “semisommergibile”?
in pratica la nave poteva assumere due assetti, uno per la navigazione e uno per il combattimento. in questo secondo caso si sarebbe imbarcata acqua di zavorra per aumentare il dislocamento immergendosi fino a far scomparire le murate sott’acqua. in questo modo, si sarebbe offerto un bersaglio ridotto all’artiglieria nemica. la carena era definita “protetta contro i siluri” e la protezione sarebbe stata di due tipi a seconda della propulsione. in cemento armato e camera d’aria (modello pecoraro- guidoni) per la propulsione a vapore, e tipo pugliese per la motorizzazione diesel. nel complesso il monitore semisommergibile doveva avere un aspetto che in realtà, nessuna nave costruita dal 20 in poi, in realtà ebbe mai. una eresia rimasta tale.
come oramai dovrebbe essere noto a quelli che abitualmente mi seguono, il sommergibile fino allo scoppio della prima guerra mondiale era un mezzo sconosciuto, del quale non si vedeva utilità e che non si sapeva come impiegare. ma i frequenti, esaltanti risultati ottenuti, portarono a considerazioni opposte e il sommergibile venne addirittura sopravvalutato, ritenuto un’arma insuperabile. venne naturale ritenere il sommergibile “buono per tutte le occasioni” e si cercò quindi di trasformare ogni tipo di unità di superficie, in un sommergibile.
una vera eresia, conseguente ad una ancora superficiale conoscenza delle caratteristiche dei battelli subacquei.
e’ chiaro che per una nave la possibilità di immergersi corrisponde a qualche rinuncia, per cui si dovrà rinunciare ad un possente armamento di artiglieria, oppure ad una alta velocità, o ad una elevata manovrabilità. questo significa che ogni nave nasce per assolvere a determinati compiti e la ricerca del compromesso, la “nave buona per tutto”, sarà irrimediabilmente una scommessa persa. dovrà essere fatto un bilancio tra ciò che si perde e ciò che si guadagna rendendo sommergibile un tipo di unità navale.
così mentre da una parte si ottennero dei successi (relativi) come posamine, rifornitori sommergibili (le milchkunh tedesche – mucche da latte), torpediniere, dall’altra si ebbero dei clamorosi fiaschi. incrociatori sommergibili, portaerei sommergibili, trasporti sommergibili, si rivelarono dei clamorosi insuccessi. uno dei più clamorosi di questi insuccessi, fu quello dei “sommergibili cannonieri” tipo la serie m britannica o il sourcouf francese (quest’ultimo affondato con tutto l’equipaggio).
(segue...)