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波の上および下

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eccone alcune "belle fresche"
 

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le navi sono maschi. :biggrin:
quindi "il palinuro".

le navi sono maschi ... non lo ricordavo. chiedo perdono.
però ammetterai che è facile confondersi, perchè "la nave" è femminile ed il nome proprio maschile ... solo voi marinai potevate fare una cosa del genere :biggrin:
 
le navi sono maschi ... non lo ricordavo. chiedo perdono.
però ammetterai che è facile confondersi, perchè "la nave" è femminile ed il nome proprio maschile ... solo voi marinai potevate fare una cosa del genere :biggrin:

nel torbido si pesca meglio...:cool:

p.s. dimenticavo di dire che le foto precedenti non sono mie ma provengono da internet. le mie le vado a fare domani!
 
alcune delle foto di oggi...
nella prima nave vespucci e nave sapri
ammaraggio di incursori
cavour e duilio
 

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altre foto:
passaggio di ab212 e due eh101
av8 in hovering sul sottomarino scirè
primo piano dell'av8 che saluta "inchinandosi"
vista laterale di nave cavour
 

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avrete sicuramente ragione sul "sesso" delle navi, da terragno non discuto, ma che diferenza c'è tra "il palinuro" e nave "palinuro"? il soggetto è sempre lo stesso. ermafrodito? devo dire nave palinuro è "bello"? poi perchè si omette l'articolo? non posso dire "la" nave palinuro? oppure "nave" è il cognome e "palinuro" il nome?
ciao
 
avrete sicuramente ragione sul "sesso" delle navi, da terragno non discuto, ma che diferenza c'è tra "il palinuro" e nave "palinuro"? il soggetto è sempre lo stesso. ermafrodito? devo dire nave palinuro è "bello"? poi perchè si omette l'articolo? non posso dire "la" nave palinuro? oppure "nave" è il cognome e "palinuro" il nome?
ciao

questa è una cosa che pochi sanno.
le navi della marina militare hanno la caratteristica che devono essere denominate usando per prima il termine “nave” seguito dal nome dell’unità come ad esempio "nave minerva" oppure "nave garibaldi".
se si vuole abbreviare usando solo il nome della nave bisogna sempre aggiungere l’articolo maschile come "il minerva" o "il garibaldi" .
mai utilizzare l’articolo femminile perchè per convenzione è utilizzato esclusivamente per le navi della marina mercantile.
infatti ricorderete che si diceva "la raffaello", "la michelangelo"...

in questo caso poi mi pare più una questione di italiano che di nautica.
se dici "nave palinuro" o "nave vespucci è bella" il soggetto sottinteso "la" è riferito al sostantivo femminile "nave" e non al nome proprio "vespucci", altrimenti sarebbe corretto dire "il vespucci".

diverso è il caso delle portaerei che, se non vado errato, si coniugano al femminile es."la nimiz".
spero di aver chiarito.
ciao.
 
oggi si è svolta la festa della marina militare alla presenza del presidente della repubblica. fortunatamente il tempo ha concesso una tregua e tutto si è svolto nel migliore dei modi.
bellissima manifestazione con grande partecipazione di pubblico nella splendida cornice del golfo dei poeti.
allego alcune foto della manifestazione.
nell'ordine:
- schieramento del battaglione san marco - fucilieri di marina
- le bandiere rappresentanti le unità navali
- nave grecale e smg. scirè
- nave duilio
 

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altre foto:
- nave cavour
- smg. scirè
- duilio e scirè con gli equipaggi schierati per il saluto alla voce al presidente
- il presidente della repubblica napolitano, passa in rassegna le unità
 

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terzo lotto:
- l'equipaggio del vespucci al saluto
- il presidente sbarca da nave argo e passa in rassegna i reparti a terra
- il lancio degli incursori paracadutisti
 

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quarto lotto:
dedicato "er presidente"
 

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ultima serie:
- la banda della marina in uniforme storica
- vespucci
 

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e’ singolare come le parole possano assumere significati diversi, anche opposti, a seconda del contesto in cui vengono pronunciate, di chi le pronuncia, di chi le ascolta e le attribuisce un senso. pertanto prima di continuare, andiamo a vedere quale significato viene attribuito alle parole che ho deciso di adottare per il titolo di questo capitolo.

significato di nave (da wikipedia): “la nave è un'unità complessa, ovvero un mezzo di trasporto studiato per il trasporto su acqua di merci o persone. le unità naviganti di notevole grandezza, conducibili da una comunità più o meno grande chiamata equipaggio, assumono la denominazione di "nave"…. (cut)

per l’enciclopedia on-line il termine nave è quindi sufficientemente generico.

la treccani da la seguente definizione: “nave s. f. lat. navis, affine al gr. ναῦς]. – 1. a. nome generico delle costruzioni di una certa grandezza e capacità, munite di adeguati sistemi di propulsione, adibite al trasporto per acqua di persone e merci (o anche ad azioni belliche) sia, in senso stretto e più comune, che galleggino sull’acqua, sia, in senso più ampio, che scivolino sulla sua superficie (idroscivolanti) o che navighino a una certa profondità (sottomarini). con riferimento alla forma dello scafo, la nave è suddivisa nel senso della lunghezza in tre parti principali denominate, a partire da quella cuneiforme che fende l’acqua nel moto in avanti, prora o prua, centro o maestra, poppa (dove sono installati il timone e, sui tipi a motore, l’elica); la parte immersa, quella cioè al di sotto della linea di galleggiamento, è detta opera viva o carena, l’altra è detta opera morta e sostiene le sovrastrutture (ponte di comando, casseri, tughe, ecc.). con riferimento alla struttura interna, il cui scheletro è costituito da robuste ossature distribuite e orientate in modo da permettere allo scafo di sopportare tutte le sollecitazioni agenti dall’esterno e all’interno, la nave è suddivisa in varî compartimenti da piani orizzontali (ponti) e da piani verticali (paratie). con riguardo alla tipologia, le navi si distinguono a seconda delle zone d’acqua percorse (marittime, con ulteriore suddivisione in costiere e alturiere; fluviali,).

per la più nota delle enciclopedie italiane il termine è ben definito e appare evidente che nella “famiglia” delle navi, appartengono con diritto anche le navi che navigano sotto il livello del mare, ossia i sottomarini.

ora analizziamo il termine “eresia”.
wikipedia definisce: “eresia" deriva dal greco αἵρεσις, haìresis derivato a sua volta dal verbo αἱρέω (hairèō, "afferrare", "prendere" ma anche "scegliere" o "eleggere").
in origine dunque eretico, era colui che sceglieva, colui che era in grado di valutare più opzioni prima di posarsi su una di esse. in tale ambito indicava anche delle scuole come quella dei pitagorici o quella degli stoici.… e sia in greco antico che in ebraico ellenizzato questo termine non possedeva, originariamente, alcuna caratteristica denigrativa... il termine da un significato neutro assume in un secondo momento un valore negativo e passa ad indicare una dottrina o un'affermazione contraria ai dogmi e ai principî di una determinata religione, sovente oggetto di "condanna" o scomunica da parte dei rappresentanti della stessa.”

la treccani riporta questa definizione: “eresìa s. f. dal lat. haerĕsis (nel sign. eccles.), gr. αἵρεσις, propr. «scelta», der. di αἱρέω «scegliere». – 1. dottrina che si oppone a una verità rivelata e proposta come tale dalla chiesa cattolica e, per estens., alla teologia di qualsiasi chiesa o sistema religioso, considerati come ortodossi. 2. estens. e fig. a. idea o affermazione contraria all’opinione comunemente accettata: e. poetica; e. artistica; un articolo, un discorso pieno di eresie; i suoi giudizî sul nostro risorgimento sono grosse eresie; in riferimenti politici, atteggiamento che contrasta con i principî dottrinali e le linee direttive (di un partito, di un regime, ecc.). b. grosso sproposito, richiesta esagerata” (cut...)

si potrebbe pertanto definire eresia un’affermazione contraria all’opinione comunemente accettata.

mentre l’eretico per wikipedia “è colui non conforme all'ortodossia religiosa, non conforme al pensiero di una maggioranza”.

la treccani si “spende” maggiormente: erètico agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo haeretĭcus, gr. αἱρετικός, propr. «che sceglie» (Cut)… 2 - b. Chi, in politica o in altro, nel modo di pensare e di giudicare, diverge dalle opinioni e dalle ideologie comuni o da quelle accolte dal gruppo di cui fa parte. 3. agg. Che costituisce eresia, in senso proprio: proposizione e.; fare discorsi e.; è argomento Di fede e non d’e. nequizia (Dante); o che si allontana radicalmente da ideologie ufficiali o da idee comunemente accettate: sono idee eretiche le tue!..

l’ultima definizione è quella che ci interessa maggiormente infatti, fatta chiarezza sui termini adottati, oggi andremo a caccia di eretici e delle loro eresie, come moderni inquisitori della dottrina navale subacquea e vedremo vere eresie, ma anche come in alcuni casi, le eresie altro non fossero che lungimiranti anticipazioni dei tempi.
mentre gli eretici sono stati spesso dei precursori, degli innovatori, dei coraggiosi avventurieri passati invece alla storia quali elementi negativi, dei veri “ribelli”.
(segue...)
 
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uno dei primi di questi ribelli fu senz’altro dupui de lome, (lorient, 15 ottobre 1816 – parigi, 1 febbraio 1885) considerato dai francesi il più grande ingegnere navale del xix secolo. figlio di un ufficiale di marina, studiò presso “l’ecole navale” per poi essere inviato in gran bretagna, dove già si cominciavano a costruire navi in ferro (parlammo a suo tempo in “sopra e sotto le onde” di come i figli dei costruttori navali dell’epoca venissero inviati a studiare in inghilterra). al suo rientro in patria pubblicò un trattato dal titolo di mémoire sur la construction des bâtiments en fer. in seguito venne incaricato della costruzione del “caton” e del ”ariel”, le prime due navi in ferro francesi. altri suoi studi importanti riguardarono il progetto del “napoleon”, primo vascello da 90 cannoni a elica, la corazzatura delle fregate “gloire”, “invincible”, e “normandie”. la sua attenzione si rivolse in seguito ai primi infruttuosi esperimenti sui battelli subacquei. la sua intuizione, allora considerata una “eresia”, derivò dall’osservazione degli areostati in balia del vento. così progettò un areostato a motore, il dirigibile e individuò in un motore elettrico con accumulatore al cloro-cromo il propulsore potente e leggero ideale per i suoi scopi.
la somiglianza dei movimenti e degli spostamenti di un dirigibile con quelli dei sommergibili aveva suggerito l’eresia. quando dupuy morì, nel 1885, i suoi studi furono proseguiti da gustave zédé (1825-1891) e sfociarono nel “gymnote”, il capostipite di tutti i sottomarini, ossia un dirigibile che si muoveva in un fluido molto più denso dell’aria.
purtroppo la visione tradizionalistica e scarsamente fantasiosa delle marine dell’epoca, non permise di individuare alcuna utilità di questo mezzo rivoluzionario e così il progetto venne accantonato (abbiamo visto come la stessa cosa accadde anche al nostro “delfino” – il primo sottomarino della storia italiana, abbandonato perché considerato inutile).

ci volle un altro eretico, anch’esso francese, maxime laubeuf (1864 – 1939), un progettista di torpediniere che ne progettò una capace di immergersi, il “narval”. nasceva così il sommergibile che sarebbe diventato a breve il dominatore degli abissi. quindi un esempio di eresia divenuta realtà.
nel 1920, quindi “storicamente” parlando nemmeno molto tempo fa, uscì un articolo dal titolo “l’avvenire delle navi da guerra” ossia un vero trattato “eretico” sulle prospettive delle marine. era un articolo di “notevole spessore” (inteso come numero di pagine) che, facendo tesoro degli appena conclusi avvenimenti bellici, traeva delle conclusioni sul futuro delle costruzioni navali. sull’argomento “la nave di linea dell’avvenire e l’offesa aerea” le conclusioni si riveleranno di quanto più errato dopo solo vent’anni, delle vere eresie. sintetizzando, si affermava che “i velivoli potranno molestare, danneggiare le navi di linea, ma non renderle inutilizzabili. molti di essi saranno abbattuti dalle artiglierie, molti altri soccomberanno nella lotta contro i velivoli da caccia. in conclusione, i velivoli, pur costituendo un’arma formidabile, non potranno impedire alle navi il dominio effettivo delle vie marittime”.
venivano quindi tracciate le linee generali della nave del futuro. “bassa sul mare, senza fumaioli, con l’opera morta costituita da un ponte corazzato e a dorso di testuggine, con due torri quadrinate di grosso calibro e numerose artiglierie antiaeree non inferiori a 120 mm”. queste teorie vennero raccolte da alcuni progettisti dell’epoca che proposero progetti di “monitori da battaglia” e di “incrociatori leggerissimi ma velocissimi potentemente armati”. in particolare il cantiere ansaldo propose due distinti tipi da nave, il “monitore da battaglia semisommergibile” e “l’incrociatore da battaglia celerissimo”.
la corazzata semisommergibile poteva essere assimilata ai monitori sommergibili classe m della royal navy del 1918-1920 da 1600-1950 ton. di dislocamento e, armate con un cannone da 305, uno da 76, una mitragliera lewis e 4 tubi lanciasiluri. questo progetto prevedeva inizialmente 4 unità ottenute dalla trasformazione di altrettanti battelli a vapore tipo “k”. in realtà solo l’mk2 e l’mk3 furono completati con il cannone da 305 che comunque venne in seguito sbarcato da entrambi.

ma torniamo un passo indietro, torniamo all’eresia di cui parlavamo e, andiamo a vedere come doveva essere la nave da battaglia semisommergibile. innanzi tutto il progetto nasceva già con cinque possibili varianti a seconda dell’armamento adottato che comunque, non era mai inferiore a 4 cannoni da 381 in due torri binate. l’apparato motore poteva essere a due assi con motrici a turbine o a quattro assi con motori diesel.

ma, e veniamo all’eresia, cosa si intendeva con “semisommergibile”?
in pratica la nave poteva assumere due assetti, uno per la navigazione e uno per il combattimento. in questo secondo caso si sarebbe imbarcata acqua di zavorra per aumentare il dislocamento immergendosi fino a far scomparire le murate sott’acqua. in questo modo, si sarebbe offerto un bersaglio ridotto all’artiglieria nemica. la carena era definita “protetta contro i siluri” e la protezione sarebbe stata di due tipi a seconda della propulsione. in cemento armato e camera d’aria (modello pecoraro- guidoni) per la propulsione a vapore, e tipo pugliese per la motorizzazione diesel. nel complesso il monitore semisommergibile doveva avere un aspetto che in realtà, nessuna nave costruita dal 20 in poi, in realtà ebbe mai. una eresia rimasta tale.
come oramai dovrebbe essere noto a quelli che abitualmente mi seguono, il sommergibile fino allo scoppio della prima guerra mondiale era un mezzo sconosciuto, del quale non si vedeva utilità e che non si sapeva come impiegare. ma i frequenti, esaltanti risultati ottenuti, portarono a considerazioni opposte e il sommergibile venne addirittura sopravvalutato, ritenuto un’arma insuperabile. venne naturale ritenere il sommergibile “buono per tutte le occasioni” e si cercò quindi di trasformare ogni tipo di unità di superficie, in un sommergibile.
una vera eresia, conseguente ad una ancora superficiale conoscenza delle caratteristiche dei battelli subacquei.
e’ chiaro che per una nave la possibilità di immergersi corrisponde a qualche rinuncia, per cui si dovrà rinunciare ad un possente armamento di artiglieria, oppure ad una alta velocità, o ad una elevata manovrabilità. questo significa che ogni nave nasce per assolvere a determinati compiti e la ricerca del compromesso, la “nave buona per tutto”, sarà irrimediabilmente una scommessa persa. dovrà essere fatto un bilancio tra ciò che si perde e ciò che si guadagna rendendo sommergibile un tipo di unità navale.
così mentre da una parte si ottennero dei successi (relativi) come posamine, rifornitori sommergibili (le milchkunh tedesche – mucche da latte), torpediniere, dall’altra si ebbero dei clamorosi fiaschi. incrociatori sommergibili, portaerei sommergibili, trasporti sommergibili, si rivelarono dei clamorosi insuccessi. uno dei più clamorosi di questi insuccessi, fu quello dei “sommergibili cannonieri” tipo la serie m britannica o il sourcouf francese (quest’ultimo affondato con tutto l’equipaggio).
(segue...)
 
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un altro tipo di unità che, trasformata in sommergibile, non arrivò neanche alla fase esecutiva, fu quello del sommergibile da sbarco.
sia chiaro, tutte le marine hanno utilizzato (oggi è una delle principali attività) sommergibili per trasportare e sbarcare incursori, sabotatori, ecc. ecc. ma qui si intendono battelli destinati a sbarcare mezzi e uomini in numeri “sostanziosi”, almeno 500 soldati.
data la situazione nel pacifico, la marina che più si avvicinò al sommergibile da sbarco, fu la us navy. trasformarono due vecchi e grossi sommergibili, il nautilus e l’argonauta, ormai inutilizzabili per il combattimento, in battelli per il trasporto di commandos ed effettuarono alcune operazioni nell’arcipelago delle gilbert. l’argonauta venne poi affondato dai giapponesi.

certo che costruire un sommergibile da sbarco, era più semplice che uno tradizionale. gli americani quindi ci riprovarono e nel 1948 trasformarono il “perch” e il “sealion” in “sommergibili trasporto truppe da sbarco” riclassificandoli prima ssp infine ixss. le modifiche furono importanti e comportarono l’eliminazione di tutto l’armamento, dei tubi di lancio, del cannone e delle mitragliere. furono sbarcati i diesel e i generatori e installato lo snorkel. potevano essere imbarcati fino a 111 uomini oltre a 45-85 tonnellate di equipaggiamento. a poppavia della falsa torre, venne realizzato un hangar stagno in grado di contenere un veicolo lvt, una jeep e otto canotti.
ciò nonostante le valutazioni furono negative.
il progetto nasceva già “eretico”.
spieghiamo perché.
i sommergibili hanno la caratteristica di avere una notevole immersione quando emersi e in condizione di carico normale.
facciamo il caso di un sommergibile avente una immersione di circa 5 metri. non disponendo di una rampa di discesa, l’unico modo per mettere in mare l’lvt è immergersi consentendo al veicolo anfibio di entrare in contatto con l’acqua. ma l’immersione statica non è ne facile ne rapida. occorre imbarcare acqua lentamente e a piccole dosi controllando l’assetto (manca la portanza generata dai timoni). ma spostare l’lvt e sbarcarlo comporta già una variazione di assetto (spiegai a suo tempo di come i sommergibili siano “sensibili” alle variazioni di peso in senso longitudinale). inoltre il nostro sommergibile ha una immersione di 5 metri, altri 3 gli occorrono per immergersi a sufficienza, poi ne servono almeno altri due quale sicurezza (non vorremmo toccare il fondo). così alla fine servono quasi dieci metri per poter iniziare lo sbarco delle truppe. ma ad esempio, in adriatico per trovare dieci metri di fondale, occorre rimanere molto al largo, e così anche in molte isole del pacifico.

certo, ci furono altri esperimenti, anche da parte russa, di realizzare il “sommergibile da sbarco”, ma finirono tutti con essere accantonati. le dimensioni erano diventate esagerate per dare spazio a uomini e mezzi e questo comportava propulsioni sempre più voluminose. inoltre un sommergibile da sbarco poteva essere utilizzato solo per questo scopo mentre un sottomarino tradizionale può essere impiegato per numerosi tipi di missione.
così l’eresia non si concretizzò e i sommergibili da sbarco rimasero un’ esperimento non riuscito.

(segue...)
 
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verso il termine del 1942 la guerra si stava mettendo male per il paese del sol levante e lo stato maggiore della marina imperiale giapponese cominciò a mostrare seri dubbi sull’esito finale del conflitto. a quel momento comunque il giappone vantava ancora una superiorità tecnologica nel campo dei sottomarini e così nacque l'idea di costruire una nuova classe di sommergibili, capaci di sferrare un colpo tremendo agli stati uniti effettuando un attacco diretto al suolo americano, capovolgendo così l'andamento della guerra del pacifico. non potendo utilizzare le poche portaerei rimaste, che sarebbero state senz’altro scoperte e affondate, bisognava studiare un altro modo per portare degli aerei in prossimità delle coste statunitensi. la soluzione furono i “sommergibili lancia-aerei” che erano già disponibili tra la flotta nipponica nel numero di trentatré così suddivisi: 20 classe i-15; 3 classe i-9; 6 classe i-40; 1 classe i-12; 3 classe i-54. questi sommergibili erano armati oltre che con classici tubi lanciasiluri e cannone, anche con lenti e obsoleti yokosuka e14y1 suisei (nome in codice “glenn”). con uno di questi aerei il 9 settembre 1942 vennero lanciati quattro ordigni nelle foreste dell’oregon con risultati insignificanti.
venne comunque decisa la costruzione di una nuova classe di sommergibili, gli i-400 o “sen-toku”, inizialmente previsti in 18 esemplari. i lavori cominciarono nel gennaio del 1943 nell'arsenale kure di hiroshima. dopo un anno la richiesta di questi sottomarini era già scesa a cinque e alla fino solo tre vennero completati: l'i-400. l'i-401 e l'i-402.
fino a che non venne costruito il primo sottomarini nucleare, gli i-400 rappresentarono i più grandi sommergibili mai costruiti. lunghi 122 metri e larghi 12 erano grandi quanto un cacciatorpediniere classe yugumo anche se dislocavano 3530 tonnellate in emersione e 5223 tonnellate in immersione (cioè il doppio del caccia). tutto era impressionante: tra i 140 e i 220 uomini di equipaggio, un armamento costituito da 8 tubi lanciasiluri da 533 mm con una riserva di 20 siluri, un cannone da 140 mm e 10 armi contraeree da 25 mm in tre postazioni trinate e una singola. avevano una grandissima autonomia che permetteva di raggiungere qualsiasi destinazione e tornare alla base, senza dover far scalo per rifornirsi .ma la particolarità maggiore era l’hangar; lungo oltre 30 metri e largo 4,2 capace di contenere tre aerei allestiti più uno smontato che poteva essere approntato in 45 minuti. contemporaneamente la aichi venne incaricata di progettare un aereo da bombardamento catapultabile dal sommergibile. nacque l’m6a1 seiran,(lungo 11,63 m, aveva un’apertura alare di 12,26 m e il peso a vuoto era di 3301 kg), il cui prototipo fu pronto nell’ottobre del 43. la costruzione procedeva a rilento anche perché, oltre ai b-29 americani, la fabbrica subì un forte terremoto, tanto che solo 26 seiran vennero terminati.
secondo i giapponesi, i sen-toku avrebbero rovesciato le sorti della guerra (ecco l’eresia dove si nasconde).
durante la loro costruzione si cominciarono a progettare incursioni di vario genere. i vertici militari misero a punto l’ "operazione px", cioè l'attacco alla costa orientale degli stati uniti. secondo questo piano quattro sommergibili avrebbero raggiunto la costa orientale degli stati uniti che sarebbe stata indifesa in quanto nessuno si aspettava un attacco proveniente dall'oceano atlantico. gli obbiettivi erano due: bombardare le chiuse del canale di panama, rendendolo così inagibile per il passaggio delle navi e, effettuare un bombardamento, con armi batteriologiche, su grandi città come new york.
per i primi mesi del 1945 tre unità della classe "sen-toku" erano pronte per entrare in servizio (l’ i-402 era stato nel frattempo convertito in unità da trasporto).
l'i-400 e l'i-401 cominciarono quindi la preparazione per la missione.
ma nell'aprile del 1945 l'i-401, che stava dirigendosi verso la manciuria per rifornirsi, finì su una mina e dovette tornare a kure per le riparazioni. rimesso in servizio l’i-401, le due unità cominciarono le esercitazioni in vista dell'ormai imminente "operazione px". ma la situazione generale stava precipitando a tal punto che lo stesso giappone era a rischio di invasione.
l'"operazione px" fu così annullata e alle due unità venne ordinato di dirigersi verso ulithi (isole caroline) dove si pensava che si sarebbero concentrare le forze americane da sbarco.
il giorno di ferragosto del 1945, mentre le due unità si trovavano ancora in navigazione, la radio captò il discorso dell’imperatore hirohito che annunciava la resa del giappone. inizialmente gli ufficiali dei sommergibili non credettero alla notizia tenendo all’oscuro gli equipaggi. ma il 18 arrivò l’ordine di annullare la missione e fare rientro alla base. gli idrovolanti vennero affondati, così come i siluri e i codici. poi il 29 agosto l’i-401 si consegnò al sommergibile americano “segundo” mentre l’i-400 venne preso in consegna dai caccia “blue” e “mansfield”. fino a quel momento gli americani ignoravano l’esistenza di questi giganti e rimasero stupiti quando poterono salire a bordo. i due sommergibili vennero portati nella base di sasebo-bay dove vennero presi in consegna dall’esercito usa per poterli esaminare. dietro le insistenti pressioni sovietiche, che volevano mettere mano sulla tecnologia nipponica (i sen-toku furono comunque un capolavoro dell’ingegneria), gli americani affondarono tutti i sommergibili preda di guerra guardandosi bene dall’accontentare lo scomodo alleato.
il 17 marzo 2005, mentre stavano conducendo delle ricerche al largo delle hawai, un team universitario si imbattè, a 870 metri di profondità, in una enorme massa metallica. era il relitto dell’i-401.

l’eresia era in questo caso, rappresentata dall’illusione di capovolgere le sorti di un conflitto già segnato all’inizio.

oggi la questione è quale strumento può essere considerato sostenibile per le esigenze operative? il mondo è cambiato rapidamente negli ultimi 15/20 anni e la marina italiana si è trovata spesso in prima linea. due volte in golfo persico, tre in somalia, una nel mar arabico, una a timor est, recentemente ad haiti per scopi umanitari. senza contare i periodici schieramenti in corno d’africa nella lotta antipirateria e in tutto il mediterraneo (tra cui la sorveglianza pesca e l’immigrazione). si è dovuto fare di più, avendo meno.
e’ necessario pertanto “fotografare” la situazione valutando i requisiti necessari per far fronte alle molteplici richieste di intervento, facendo in modo di disporre di uno strumento aeronavale tecnicamente e economicamente sostenibile. ricorrendo ad esempio alla alienazione delle unità non più convenienti (magari vendendole a marine estere come nel caso della classe lupo), allo sfruttamento massiccio di piattaforme di progetti esistenti, ad equipaggi ridotti.

possibilmente senza incorrere in “eresie”.

colgo l'occasione per salutare tutti gli amici di cad3d. finalmente si parte per le ferie.
arrivederci a tutti.
 

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