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波の上および下

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bellissima come sempre la storia!!!
buone vacanze anche a te. io sono appena tornato (gabicce, niente di che, ma alla bimba la sabbia e fiabilandia sono piaciute lo stesso...!!!)
 
bellissima come sempre la storia!!!
buone vacanze anche a te. io sono appena tornato (gabicce, niente di che, ma alla bimba la sabbia e fiabilandia sono piaciute lo stesso...!!!)

ciao old. grazie per le buone vacanze, anche le tue sono andate bene vedo.
delle mie non mi lamento.
bellissime giornate, caldo ma ventilato, spiagge da sogno e mare cristallino.
fino al 5 me la godo!
un abbraccio alla tua bimba anche da parte della mia.
 
dopo un perido di "vacanza", riprendiamo la grande storia del sommergibile italiano da dove l'avevamo lasciata.

classe settembrini (luigi settembrini, ruggiero settimo)

unità di media crociera derivate dai mameli, se ne differenziavano per un sensibile aumento delle dimensioni e del dislocamento tanto da essere considerata una classe a metà tra i cavallini di medio dislocamento e, quelli invece maggiori che verranno realizzati in seguito.
le forme dello scafo leggero erano più affinate alla ricerca di una maggiore velocità e i tubi lanciasiluri di poppa erano quattro anziché i soliti due oltre ai quattro di prora. le mitragliere antiaeree da 13,2mm erano in numero maggiore e il cannone era il 102/35mm. l’autonomia venne incrementata tanto che potevano essere impiegati anche fuori dal mediterraneo nonostante una scarsa attitudine a prendere il mare di prora.
vennero impostati entrambi nel cantiere tosi di taranto il 16 aprile 1928.
il luigi settembrini fu varato il 28 settembre 1930 mentre il ruggiero settimo il 29 marzo 1931. lunghezza di 67,5 metri, larghezza di 6,6, immersione di 4 metri e dislocamento di 954 tonnellate in emersione e 1153 in immersione. l’apparato motore era costituito da due eliche, due diesel da 3000 hp e due elettrici da 1300 hp. le velocità massime erano rispettivamente di 18 e 8 nodi mentre le autonomie massime raggiungevano le 9000 e le 100 miglia. la profondità di collaudo era di 100 metri e l’equipaggio era di 6 ufficiali e 50 tra sottufficiali e marinai.
durante la loro dislocazione in mar rosso i "settembrini" fornirono buona prova svolgendo un intensa attività nella stagione che imponeva il maggior rischio agli uomini ed ai materiali.

settembrini (motto: sopra ogni cosa la patria)

nel 1933 entrambi i battelli, insieme al salpa e al serpente, costituirono l’ottava squadriglia e iniziarono una crociera in mar rosso. dopo due anni i due sommergibili furono nuovamente in mar rosso rimanendovi un anno in un servizio lungo e logorante tanto che ricevettero un elogio dal ministero.
durante la guerra di spagna, nel 1936-37, le due unità effettuarono ciascuna due missioni speciali della durata complessiva di 37 giorni.
nel 1937 furono per sei mesi dislocate fuori dalle acque metropolitane suddividendo mediamente la loro permanenza fra tobruk e lero.
nel quadro della generale riorganizzazione dei sommergibili, nel 1938 le due unità furono assegnate alla 41^ (poi 42^) squadriglia, costituita con tutte unità del tipo "cavallini" sempre con base a taranto.
settimo e settembrini nel 1939 furono destinati alla scuola comando (augusta) ove rimasero fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale; dopo i tre primi mesi di guerra entrarono a far parte del gruppo sommergibili di messina. il settembrini, allo scoppio della guerra, venne dislocato nel golfo di taranto in agguato protettivo poi effettuò la prima missione in mare aperto senza però incontrare unità nemiche.
nell’agosto del 40, durante la navigazione in superficie, avvistò due caccia nemici e si lanciò all’attacco. ma la nave avversarsaria riuscì ad evitare il siluro. un altro attacco contro un sommergibile inglese non ebbe successo. nella primavera del 41 il settembrini avvistò un incrociatore della classe “lender” con la sua scorta. il sommergibile italiano si portò all’attacco e lanciò una salva di due siluri che però mancarono il bersaglio. la reazione inglese sottopose il battello ad una forte caccia antisom che comunque non causò danni. nell’estate dello stesso anno, mentre navigava di fornte a tobruch, ingaggiò un forte combattimento con cannone e mitragliere, contro due motoscafi siluranti danneggiandoli e costringendoli alla ritirata.
la notte del 16 luglio finalmente riuscì a silurare e affondare una cisterna da 7000 ton. negli ultimi mesi del 42 il settembrini venne inviato alla scuola di pola dove rimase due mesi poi anche lui, come abbiamo visto per altri battelli, venne sciaguratamente utlizzato per trasportare rifornimenti in africa settentrionale.
tornato nuovamente a pola, dove rimase fino a luglio del ’43, l’8 settembre, giorno dell’armistizio, mentre si trovava in mare, ricevette l’ordine di recarsi ad augusta e da lì prima malta ed infine taranto dove venne sottoposto a grandi lavori per essere inviato successivamente nelle bermude come unità addestrativa per le squadre antisom americane. ma durante questo trasferimento, per un errore di manovra, fu speronato dal caccia americano frament.
era il 15 novembre 1944 e il settembrini affondò con la maggior parte del suo equipaggio. fino ad allora aveva effettuato 31 missioni di guerra percorrendo 21780 miglia.

settimo (motto:qualunque sacrificio non mi sgomenta)

dopo il perido che abbiamo visto trascorso con il gemello settembrini, il settimo venne inviato in missione al alrgo di capo passero per intercettare il traffico avversario. la mattina del 12 luglio 1940, mentre navigava in superficie per fare rientro ad augusta, venne attaccato da un “sunderland” con lancio di bombe che lo colpirono a poppa causando danni leggeri.
il 7 dicembre avvistò una squadra di caccia inglesi che navigavano in linea di fila e gli lanciò due siluri che non esplosero. dopo 7 missioni di trasporto verso l’africa, venne inviato a pola dove rimase fino all’8 settembre del 43 effettuando 93 uscite addestrative.
con l’armistizio, l’unità salpo da pola e si diresse prima ad ancona e in seguito a taranto dove rimase fino al termine del conflitto venendo impiegato per addestramento degli allievi.
nel 1948 venne radiato e demolito.
 

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dopo un perido di "vacanza", riprendiamo la grande storia del sommergibile italiano da dove l'avevamo lasciata.

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bentornato e come al solito complimenti per la storia. solo una domanda: quando parli di un lungo e logorante servizio nel mar rosso nel '33 a che evento ti riferisci?
 
bentornato e come al solito complimenti per la storia. solo una domanda: quando parli di un lungo e logorante servizio nel mar rosso nel '33 a che evento ti riferisci?

mi piace quando mi vengono poste domande di questo tipo.
sufficientemente generiche da permettermi ampie divagazioni storiche.:biggrin:

quindi preparatevi a sorbirvi l’ennesimo pistolotto perché per rispondere bisogna partire dal 1911 e dalla guerra italo-turca, conseguenza delle ambizioni espansionistiche dell’italia ma non solo.
quando la francia iniziò l’occupazione del marocco violando gli accordi del 1902, ci si rese presto conto che nulla avrebbe potuto impedirne l’espansione ad est. …
fino al settembre del 1911 la cirenaica e la tripolitania erano province turche ma da tempo vi si era stabilita una importante comunità italiana che rappresentavano i grandi interessi di gruppi bancari.
l’italia dell’epoca temeva che il nord africa diventasse territorio sotto il controllo della germania (mentre il marocco era già sotto la sfera francese e l’egitto sotto quella inglese), limitando il ruolo centrale nel mediterraneo della nostra nazione.
così con la scusa di presunte violenze subite dai nostri concittadini in cirenaica e tripolitania, il 29 settembre 1911 l’italia dichiara guerra alla turchia. con una forza di 135.000 uomini si scatena l’offensiva italiana che il 5 ottobre occupa tripoli e bengasi. ma 18 giorni dopo una contro offensiva turca causa la morte di 400 bersaglieri. questo scatena una feroce rappresaglia che si concretizza nella strage di civili di sciara sciat. l’eccidio suscita lo sdegno e l’indignazione del mondo ma, fatto più grave, solleva il mondo arabo contro l’italia. la nostra flotta viene inviata in egeo e attacca le fortificazioni dei dardanelli causando l’intervento della flotta turca. la battaglia è impari vista la differenza tecnologica in campo e la turchia è costretta a chiedere la pace. il 18 ottobre 1912 viene siglata la pace di losanna e le terre conquistate vengono ribattezzate con l’antico nome romano: libia.
arriviamo così al 1922 e al trattato di washington già diverse volte nominato. il trattato ci concede parità con la francia nel campo delle navi da battaglia e rappresenta un passo notevole sia in campo politico che militare. rappresenta un riconoscimento per il nostro paese che viene inserito tra le prime cinque potenze mondiali. la raggiunta parità con i “cugini” transalpini sembrava assicurarci tranquillità da un attacco alle nostre coste.
la marina francese in realtà si presentava maggiormente attrezzata almeno per quanto riguardava i numeri. più navi da battaglia, più incrociatori (anche se superati), circa quaranta siluranti e trenta sommergibili anche se il ministro francese della marina, dichiarò: “noi rifiutiamo la parità con l’italia perché la francia è bagnata da tre mari e possiede un vasto impero a sole diciotto ore da marsiglia…”
il trattato non limitava però la costruzione di siluranti e sommergibili e le due marine percorsero strade simili. l’italia realizzò 98 sommergibili contro i 79 francesi ma nel complesso le due marine si potevano considerare “speculari”. così negli anni 20 e 30 l’italia concentrò le sue forze a la spezia, da cui poteva controllare le acque liguri e della corsica, e taranto per il basso mediterraneo.
in questo contesto politico-militare,di grandi tensioni con la francia, arriviamo alla metà degli anni 30 quando si verifica l’incidente di ual-ual, una piccola località sperduta e sconosciuta della somalia della quale sia etiopia che italia rivendicavano il possesso. la francia si propose di risolvere la questione proponendo all’italia l’abbandono delle tesi espansionistiche e territoriali. l’italia intanto mobilitava le sue divisioni manifestando la chiara intenzione di usare la forza per una successiva espansione in africa.
il 3 ottobre l’italia aggredì l’etiopia mentre 50 nazioni votavano sanzioni contro di noi che ebbero il solo risultato di rafforzare l’orgoglio nazionale e spingere l’europa verso la seconda guerra mondiale.
ma la sopravvivenza di un impero coloniale in africa orientale, dipendeva esclusivamente dal consenso della gran bretagna a transitare per il canale di suez o da gibilterra.
la regia marina si trovò così coinvolta in una crisi con l’inghilterra, massima potenza navale dell’epoca, senza nessun piano di impiego.
mancavamo di esperienza nelle grandi distese oceaniche, mancavano basi di partenza e ritorno, mancavamo di combattimento oceanico.
nulla sapevamo di quanto la marina britannica aveva sviluppato in materia di ricerca e caccia antisommergibile.

quanto fin’ora esposto a dimostrare come la minaccia francese rappresentò un fondamentale fattore di pianificazione strategica e influenzò le scelte italiane.
in tale ottica devono essere inquadrate anche le campagne addestrative che offrirono il mezzo per collaudare e sperimentare nuove soluzioni in un contesto diverso da quello mediterraneo anche se, non sempre, gli insegnamenti tratti vennero tempestivamente tradotti in moderne tattiche subacquee.
in previsione di uno scontro contro nazioni europee che avevano interessi in mari tropicali, apparve naturale compiere alcune crociere con lo scopo di raccogliere informazioni sulle nostre capacità di operare in ambienti diversi e ben più ostici, dalle acque del “mare nostrum”. così alcuni nostri battelli vennero inviati "all'avventura", senza sistemazioni logistiche efficienti, senza preparazione adeguata (inoltre dal 1889 al 1905, la somalia italiana fu, prima un protettorato e poi divenne una colonia italiana quindi, avevamo interessi in zona).
crociere che comunque non impedirono in seguito il ripetersi di gravi avarie, soprattutto agli impianti di condizionamento e che causarono tra l’altro la perdita del macallè, affondato il 15 giungo 1940 dopo essersi incagliato a causa dell’avvelenamento dell’equipaggio da esalazioni di cloruro di metile.
la conferma di come non tutte le esperienze maturate comportarono necessariamente un adeguamento dei mezzi.
 
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durante un’altra discussione, e più precisamente da questi due post: http://www.cad3d.it/forum1/showpost.php?p=224211&postcount=22
http://www.cad3d.it/forum1/showpost.php?p=224443&postcount=36
avevo promesso (o minacciato, vedete voi) di parlare dei sistemi di comunicazione subacquea.
non è assolutamente una materia sulla quale possa ritenermi “ferrato” anzi, sono “abissalmente” (per restare in argomento) ignorante in merito, quindi se non sarò sufficientemente esaustivo, ne conoscete la ragione. ma tutto ciò che costituisce un sistema complesso che naviga in immersione mi appassiona. e’ quindi venuto naturale cercare da parte mia, ricercare qualche scarna informazione sull’argomento e tradurla in questo breve articolo dal titolo… il gatto e il topo.

il sottomarino è stata la prima piattaforma di combattimento stealth, anche se il suo pieno potenziale militare era inizialmente poco apprezzato. nel 1914, nonostante l'affondamento di tre incrociatori britannici in quasi lo stesso numero di minuti, il pensiero navale dichiarava che questa nuova minaccia subacquea sarebbe stata di breve durata, destinata a scomparire appena le contromisure fossero migliorate.
l’ us naval institute concluse nel suo “atti del mese di agosto 1925” che il sottomarino era da considerarsi troppo vulnerabile per essere utilizzato in conflitto.

la storia, naturalmente, è andata diversamente, e la lotta tra il gatto e il topo, ossia tra combattenti sottomarini e di superficie, iniziata con gli u-boot e proseguita con la guerra fredda, persiste tutt’oggi.
si tratta di una corsa agli armamenti che ha visto alternarsi periodicamente il vantaggio di uno o dell’altro, ma che nessuna delle due parti ha, almeno finora, dimostrato di essere in grado di vincere decisamente.
intanto sia le innovazioni di genere stealth, sia le tecnologie di rilevamento, continuano a essere sviluppate.

una nave militare, sia essa di superficie che subacquea, è costituita da due macrosistemi definiti: “piattaforma” ossia scafo, strutture e impianti e, “sistema di combattimento” ossia sistemi di comunicazione, sensori e, armi (delle quali se volete, potremo parlare in seguito).
i sistemi di comunicazione delle unità subacquee, sono caratterizzati da elevati requisiti di sicurezza e riservatezza, quindi le informazioni su di essi, sono poche e incomplete.
ciò nonostante, cercherò di dare un quadro quanto più completo di tali sistemi.
la differenza principale rispetto alle navi di superficie sono le differenti bande di frequenze utilizzabili. una nave di superficie utilizza alte frequenza, tra i 3 e i 30 mhz, per le comunicazioni a lungo raggio e, tra i 3 e i 300 ghz per le comunicazioni satellitari. un sottomarino però non può utilizzare le stesse frequenze perché queste non sono in grado di penetrare l’acqua. per poter stabilire una comunicazione bidirezionale (per poter ricevere e trasmettere) un battello è pertanto costretto ad emergere o perlomeno, a far emergere una antenna. ma questo aumenta considerevolmente le possibilità di essere scoperto. per ovviare a tale indesiderabile evento, si può impiegare una boa, filabile in superficie, grazie ad un cavo ombelicale lungo parecchie decine di metri. la boa contiene una fonte di potenza, un amplificatore per trasmissioni anche satellitari e, un timer che avvia la trasmissione preregistrata ad orari prestabiliti.

la sola ricezione invece presenta meno rischi. si utilizzano bande a bassissima frequenza (da 3 a 30 khz) vlf e elf, anche se questo sistema non è privo di problemi. la trasmissione di un segnale elf infatti, è possibile solo da stazioni terrestri molto potenti e dotate di antenne molto estese. il sottomarino deve essere dotato di una antenna filare rimorchiabile mantenendo il battello stabile in rotta e in quota. per tale motivo la maggior parte di battelli è dotata di antenne riceventi vlf di forma ovale posizionata sul cielo dalla falsa torre. il sottomarino deve essere portato a quota periscopica quindi, vicino alla superficie e di conseguenza rischiosamente “visibile”. le esigenze di integrazione con altre piattaforme, ha portato allo sviluppo di nuovi sistemi imbarcati uhf/vhf con componenti configurati in modo da non compromettere la “discrezionalità” del battello operante a quote molto ridotte. e’ un concetto che gli americani chiamano “ncw” ossia, network centric warfare. la distribuzioni di informazioni ottenute condividendo sensori e armi, vengono distribuite a tutti i partecipanti creando una procedura di comando unificata nota come “sistema dei sistemi”. per poter rendere pratico questo concetto, le unità subacquee devono essere munite di un sistema comprendente una antenna multifunzionale ad elevate prestazioni che permette il collegamento alla rete gps, comunicazioni in banda vlf/lf in sola ricezione, mf/hf in ricetrasmissione, vhf ricetrasmissione “line of sight” e vhf/uhf satellitare.
in generale, grazie alla miniaturizzazione e ai conseguenti sviluppi ottenuti dall’elettronica, si sono avuti grandi progressi circa le capacità del sistema di combattimento e dei tre sottosistemi che lo costituiscono:
- elettroacustica/elettronica/ottica
- le armi vere e proprie
- le possibilità di trattare le informazioni.

(segue...)
 

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(... segue)

questo progresso e la conseguente riduzione di pesi e ingombri ha avuto un duplice effetto sui sottomarini. e’ stato possibile equipaggiare anche i battelli di ridotte dimensioni con sistemi e impianti sofisticati e ha reso possibile dotare le unità maggiori di apparati all’avanguardia, capaci di prestazioni molto elevate.
la moderna guerra sottomarina impone infatti che le informazioni ottenute dalla rete di sensori, venga processata nel minor tempo possibile fornendo una visione accurata di ciò che avviene nell’area. questo è possibile grazie una vasta gamma di sensori elettroacustici (basi idrofoniche, sonar passivi, attivi, lineari, rimorchiati, misuratori di distanza, intercettatori di emissioni sonore, ecc. ecc.) e, grazie ad un database di “impronte”. una biblioteca di spettri di rumore riconducibili a vari tipi di unità avversarie e non. poiché i bersagli possono essere anche unità di superficie, al sistema di combattimento fanno capo anche tutti i sistemi elettronici ed elettro-ottici come radar, camere tv a bassa luminosità, periscopi tradizionali e visori ad intensificazione di luce, raggi infrarossi, laser misuratori di distanza…

e’ chiaro che per un mezzo particolare quale un sottomarino, la componente più significativa e complessa è rappresentata dai sensori elettroacustici.
il sonar passivo a bassa frequenza è in grado di isolare il rumore provocato da sorgenti non naturali (eliche, macchinari,ecc.) dai rumori ambientali. il rumore viene analizzato discriminando determinati segnali trasformandoli in rilevamenti. per un maggiore isolamento dalle sorgenti di rumore proprie, il sonar passivo è situato nella zona prodiera ed è costituito da un certo numero di trasduttori disposti “a ferro di cavallo” oppure a forma cilindrica o di sfera protetti da una cuffia in materiale sintetico. questo primo segnale, “ascoltato” grazie al sonar passivo, viene integrato con altre informazioni mano a mano sempre più precise,ottenibili dal misuratore passivo di distanza ossia, una serie di trasduttori (generalmente tre coppie) disposti su tutta la lunghezza dello scafo. questa rete è chiamata “flank array”. se però il bersaglio si trova a grande distanza oppure a causa del proprio rumore la combinazione dei due sistemi non da garanzia di efficacia, si può ricorrere al “sonar ad elementi lineari”, un sonar composto da elementi passivi rimorchiati dal battello che quando non utilizzato, è riavvolto all’interno dello scafo. base conforme e sonar rimorchiato formano un sistema multi-beam che fornisce una copertura di 360° eliminando il “tallone di achille” ossia la zona d’ombra poppiera. naturalmente l’uso del sonar rimorchiato costituisce una limitazione alla manovrabilità e inoltre, può causare incertezze sui rilevamenti a causa dei movimenti sia laterali che longitudinali. il sonar attivo oggi è visto come estrema risorsa poiché con le sue emissioni, rivela all’avversario la propria presenza e posizione. e’ ancora utilizzabile in ambiente “littoral” dove esiste una naturale “confusione” acustica. la dotazione di sensori comprende poi intercettori di emissioni acustiche nemiche, impianti attivi antimine, per la navigazione subacquea, e una rete di monitoraggio dei propri rumori emessi. in questo contesto di grandi quantità di informazioni rilevabili, ha assunto sempre maggiore importanza la capacità di processare i segnali e integrare i sistemi fra loro. quindi l’avvento dei microprocessori ha permesso di compiere notevoli progressi in tale direzione.

un sottomarino a propulsione convenzionale ha sempre la necessità di portarsi a quota periscopica o addirittura di emergere. per questo motivo necessita di una serie di sistemi.
il radar ormai è impiegato quasi esclusivamente quale ausilio alla navigazione perdendo le sue caratteristiche puramente operative.
il sistema esm è utilizzabile invece sia per la scoperta di radar nemici, sia per la classificazione e registrazione di parametri riguardanti radar terrestri (funzione elint, molto utile ad esempio nel caso di operazioni di infiltrazione in territorio ostile). e’ associato ad una banca dai elettronica e ad un sistema che processa i dati e che visualizza su un monitor rilevamento, frequenza, potenza di emissione, ecc. ecc.).
ma fra tutti i sensori di superficie, il più famoso e quello ancora più utilizzato, è il periscopio. combinando i sistemi tradizionali con sensori elettronici passivi, si sono ottenuti i moderni periscopi optronici. sensori televisivi e all’’infrarosso hanno trasformato il periscopio in un sistema sofisticato e complesso. i sensori elettronici appartengono a quattro categorie:
- telecamere tradizionali
- intensificatori di immagine o llltv (low level light television)
- telecamere termiche o all’infrarosso a definizione di immagine
- telemetro laser.
anche in questo caso i progressi hanno permesso di ridurre pesi e dimensioni consentendone l’impiego nei diametri ridotti di un periscopio. in pochi secondi una camera termica montata su un sostegno motorizzato posto in cima ad un periscopio, viene fatta emergere, compie una rotazione di 360° per poi essere rapidamente ammainata. l’immagine registrata viene quindi visionata con relativa calma dall’equipaggio. oggi esistono periscopi optronici di “seconda generazione”. si tratta di sensori multifunzionali comprensivi anchedi ricevitori esm, e gps. quelli di ultima generazione sono detti “alberi fotonici” e sono destinati ad essere imbarcai sugli americani classe virginia, sea wolf e su alcuni los angeles. su un unico albero estremamente compatto si trovano: sensore televisivo ad alta definizione a colori, camera termica da 3-5 micron, telecamera laser “eye-safe” con una portata di 15 km, antenna esm omnidirezionale e ricevitore gps.
parallelamente al’albero fotonico, è stato sviluppato l’albero modulare universale uum (universal modular mast) che può essere utilizzato indifferentemente per il sostegno di sistemi oprtonici, esm, snorkel, comunicazioni. la particolarità riguarda la compattezza e le ridotte dimensioni dei passaggi a scafo che rappresentano sempre un problema.

futuri sviluppi consentiranno una maggiore flessibilità progettuale che se spinta, potrà consentire di disegnare la falsatorre in maniera completamente differente migliorando significativamente il rendimento idrodinamico. il progettista non sarà più vincolato dal dover posizionare la camera di manovra in maniera tradizionale (verso prora e sul ponte più alto sormontata dalla falsatorre) ma potrà sfruttare in modo diverso le strutture razionalizzando gli spazi interni.
 

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ci vorrebbe la possibilità di mettere "mi piace" come su faccebouke quando si apprezza una cosa ma non si ha come il sottoscritto la competenza e gli argomenti per commentare.

complimenti exa...:finger:
 
ci vorrebbe la possibilità di mettere "mi piace" come su faccebouke quando si apprezza una cosa ma non si ha come il sottoscritto la competenza e gli argomenti per commentare.

complimenti exa...:finger:

in realtà c'è un modo, anzi di più.
il primo è lasciare un commento come il tuo che è il metodo più gradito.
poi il forum mette a disposizione la possibilità di votare la discussione o di assegnare un "punto" cliccando sull'icona a forma di bilancia.
quindi, grazie teq.
 
in realtà c'è un modo, anzi di più.
il primo è lasciare un commento come il tuo che è il metodo più gradito.
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quindi, grazie teq.
n'do' sta sta bilancia?
se la becco la sfonno!
:smile:
 

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