bentornato e come al solito complimenti per la storia. solo una domanda: quando parli di un lungo e logorante servizio nel mar rosso nel '33 a che evento ti riferisci?
mi piace quando mi vengono poste domande di questo tipo.
sufficientemente generiche da permettermi ampie divagazioni storiche.:biggrin:
quindi preparatevi a sorbirvi l’ennesimo pistolotto perché per rispondere bisogna partire dal 1911 e dalla guerra italo-turca, conseguenza delle ambizioni espansionistiche dell’italia ma non solo.
quando la francia iniziò l’occupazione del marocco violando gli accordi del 1902, ci si rese presto conto che nulla avrebbe potuto impedirne l’espansione ad est. …
fino al settembre del 1911 la cirenaica e la tripolitania erano province turche ma da tempo vi si era stabilita una importante comunità italiana che rappresentavano i grandi interessi di gruppi bancari.
l’italia dell’epoca temeva che il nord africa diventasse territorio sotto il controllo della germania (mentre il marocco era già sotto la sfera francese e l’egitto sotto quella inglese), limitando il ruolo centrale nel mediterraneo della nostra nazione.
così con la scusa di presunte violenze subite dai nostri concittadini in cirenaica e tripolitania, il 29 settembre 1911 l’italia dichiara guerra alla turchia. con una forza di 135.000 uomini si scatena l’offensiva italiana che il 5 ottobre occupa tripoli e bengasi. ma 18 giorni dopo una contro offensiva turca causa la morte di 400 bersaglieri. questo scatena una feroce rappresaglia che si concretizza nella strage di civili di sciara sciat. l’eccidio suscita lo sdegno e l’indignazione del mondo ma, fatto più grave, solleva il mondo arabo contro l’italia. la nostra flotta viene inviata in egeo e attacca le fortificazioni dei dardanelli causando l’intervento della flotta turca. la battaglia è impari vista la differenza tecnologica in campo e la turchia è costretta a chiedere la pace. il 18 ottobre 1912 viene siglata la pace di losanna e le terre conquistate vengono ribattezzate con l’antico nome romano: libia.
arriviamo così al 1922 e al trattato di washington già diverse volte nominato. il trattato ci concede parità con la francia nel campo delle navi da battaglia e rappresenta un passo notevole sia in campo politico che militare. rappresenta un riconoscimento per il nostro paese che viene inserito tra le prime cinque potenze mondiali. la raggiunta parità con i “cugini” transalpini sembrava assicurarci tranquillità da un attacco alle nostre coste.
la marina francese in realtà si presentava maggiormente attrezzata almeno per quanto riguardava i numeri. più navi da battaglia, più incrociatori (anche se superati), circa quaranta siluranti e trenta sommergibili anche se il ministro francese della marina, dichiarò:
“noi rifiutiamo la parità con l’italia perché la francia è bagnata da tre mari e possiede un vasto impero a sole diciotto ore da marsiglia…”
il trattato non limitava però la costruzione di siluranti e sommergibili e le due marine percorsero strade simili. l’italia realizzò 98 sommergibili contro i 79 francesi ma nel complesso le due marine si potevano considerare “speculari”. così negli anni 20 e 30 l’italia concentrò le sue forze a la spezia, da cui poteva controllare le acque liguri e della corsica, e taranto per il basso mediterraneo.
in questo contesto politico-militare,di grandi tensioni con la francia, arriviamo alla metà degli anni 30 quando si verifica l’incidente di ual-ual, una piccola località sperduta e sconosciuta della somalia della quale sia etiopia che italia rivendicavano il possesso. la francia si propose di risolvere la questione proponendo all’italia l’abbandono delle tesi espansionistiche e territoriali. l’italia intanto mobilitava le sue divisioni manifestando la chiara intenzione di usare la forza per una successiva espansione in africa.
il 3 ottobre l’italia aggredì l’etiopia mentre 50 nazioni votavano sanzioni contro di noi che ebbero il solo risultato di rafforzare l’orgoglio nazionale e spingere l’europa verso la seconda guerra mondiale.
ma la sopravvivenza di un impero coloniale in africa orientale, dipendeva esclusivamente dal consenso della gran bretagna a transitare per il canale di suez o da gibilterra.
la regia marina si trovò così coinvolta in una crisi con l’inghilterra, massima potenza navale dell’epoca, senza nessun piano di impiego.
mancavamo di esperienza nelle grandi distese oceaniche, mancavano basi di partenza e ritorno, mancavamo di combattimento oceanico.
nulla sapevamo di quanto la marina britannica aveva sviluppato in materia di ricerca e caccia antisommergibile.
quanto fin’ora esposto a dimostrare come la minaccia francese rappresentò un fondamentale fattore di pianificazione strategica e influenzò le scelte italiane.
in tale ottica devono essere inquadrate anche le campagne addestrative che offrirono il mezzo per collaudare e sperimentare nuove soluzioni in un contesto diverso da quello mediterraneo anche se, non sempre, gli insegnamenti tratti vennero tempestivamente tradotti in moderne tattiche subacquee.
in previsione di uno scontro contro nazioni europee che avevano interessi in mari tropicali, apparve naturale compiere alcune crociere con lo scopo di raccogliere informazioni sulle nostre capacità di operare in ambienti diversi e ben più ostici, dalle acque del “mare nostrum”. così alcuni nostri battelli vennero inviati "all'avventura", senza sistemazioni logistiche efficienti, senza preparazione adeguata (inoltre dal 1889 al 1905, la somalia italiana fu, prima un protettorato e poi divenne una colonia italiana quindi, avevamo interessi in zona).
crociere che comunque non impedirono in seguito il ripetersi di gravi avarie, soprattutto agli impianti di condizionamento e che causarono tra l’altro la perdita del macallè, affondato il 15 giungo 1940 dopo essersi incagliato a causa dell’avvelenamento dell’equipaggio da esalazioni di cloruro di metile.
la conferma di come non tutte le esperienze maturate comportarono necessariamente un adeguamento dei mezzi.