sopra e sotto le onde
il vapore
ultima parte...
anche le grandi navi subirono una cura simile, con lo spazio disponibile ed il vapore a 50 atmosfere, una corazzata iowa filava a 40 nodi e sotto "pressione" anche di più.
però i consumi aumentavano a dismisura e sotto attacco le "capital ship" avrebbero "seminato" anche i loro preziosissimi trasporti, anche utilizzando speciali navi da rifornimento, non era possibile "rifornire" a 80 chilometri orari in mare aperto.
se un sommergibile fosse stato in grado di mantenere le velocità di attacco per un tempo sufficientemente lungo, non ci sarebbe stato scampo per nessuna nave, per quanto veloce.
la "trazione elettrica" era perfettamente in grado di fornire le centinaia di mw di potenza necessari a spingere il grosso sottomarino a 60 nodi, serviva una fonte di energia (elettrica) disponibile anche in immersione per caricare le batterie o, meglio, fornire direttamente l'energia, al motore.
i tedeschi avevano pensato ad una soluzione, la turbina walter, un ordigno micidiale che usava il vapore prodotto dalla combustione di nafta usando l'ossigeno prodotto dall'acqua ossigenata (perossido di idrogeno) che reagiva violentemente con l'idrazina, una combustione tipica dei motori a razzo delle v2 che produceva tanto calore e che "avanzava" tanto ossigeno da poter bruciare anche la nafta, il tutto produceva quantità industriale di vapore utile a spingere il sottomarino a velocità enormi ma, a parte le esplosioni "accidentali", con scarsa autonomia, consentita dai serbatoio di cstoff e tstoff (i micidiali carburanti e comburenti) che inzeppavano i mitici u-boat xxvii.
gli americani, negli anni '50, pensarono, meglio, di inserire in un sommergibile una piccola centrale elettrica alimentata dal vapore generato da una pila atomica.
il carburante era sufficiente per un anno di "crociera", il sommergibile poteva navigare a 40 nodi ed attaccare a 60 per un tempo virtualmente infinito.
il mondo non fu più uguale a prima, l'ultimo arrivato, il sommergibile, balzava in cima al vertice della catena evolutiva della guerra, prima marina e i globale. nessuna nave, per quanto veloce, era più al sicuro.
l'ultimo funesto tentativo fu quello del general belgrano, incrociatore argentino ex uss phoenix americano della seconda guerra mondiale, forse il suo comandante aveva letto del queen elisabeth e osò tentare, una uscita a tutta forza alla volta delle falkland, chiedere alle vecchie caldaie i 32 nodi, forse poteva sperare di scampare ad un sottomarino atomico, in grado di mantenerne 45, ma fece un grave errore, ad un certo punto invertì la rotta per poi tentare di nuovo la sortita, l'esitazione fù fatale il belgrano finì la sua corsa con 300 marinai al seguito silurato da un sommergibile atomico di sua maestà.
le navi dovevano andare più veloci e senza doversi portare appresso il corrispondente della produzione giornaliera di un giacimento saudita.
la "squadra" venne semplificata, con l'introduzione delle superportaerei a propulsione atomica e con la protezione esclusiva di altrettanto sofisticati incrociatori, sempre a propulsione atomica, tutti in grado di arrivare a oltre 30 nodi e di mantenerli a tempo indeterminato.
la difesa aerea e navale degli incrociatori era impenetrabile e la difesa subacquea era compito degli aeromobili imbarcati sulle portaerei.
ogni sommergibile sovietico veniva comunque "preso in consegna" appena uscito dai porti del baltico, non era più possibile lasciarli scorrazzare liberi negli oceani.
la potenza delle turbine a vapore e delle caldaie era enorme, il carburante non era più un limite.
quando i sottomarini dimostrarono la loro superiorità si pensò di farne basi missilistiche mobili in grado di avvicinarsi alle coste del nemico e lanciare i missili atomici senza preavviso.
l'evoluzione dei sistemi di ricerca era talmente sofisticato da rendere impossibile ad un sommergibile di rimanere nascosto sotto la superficie del mare.
gli americani preferirono installare veri missili intercontinentali su grandi sommergibili a propulsione atomica a cui non si chiedeva altro che di "stazionare" vicino alle coste americane, costantemente spiati dai "pescherecci" sovietici, i supersottomarini (grandi come incrociatori) hanno come unico scopo quello di "schizzare" a 30 nodi (ufficialii, la reale velocità è "classificata") in qualsiasi direzione, allontanandosi il più rapidamente possibile dall'ultima posizione conosciuta al momento del lancio dei missili sovietici, rendendo vano il tentativo di neutralizzazione e garantire, così, la risposta.
nella eterna e mai risolta lotta tra il vapore, il diesel, il gas e l'elettrico, la soluzione venne dal riduttore che permise la contemporanea convivenza di tutti gli attori.
la nafta vinse la sua guerra vincendo il tradizionalismo tipico della marina, poi quando il vapore sembrava perdere la sua guerra contro i diesel, comparve la propulsione atomica e le turbine da centinaia di mw trovarono finalmente il loro "vapore",
per primi i tedeschi esperti di applicazioni diesel (sommergibili fin dalla prima guerra mondiale) forzati dalle limitazioni delle sanzioni e dagli accordi di washington, che limitavano la stazza delle nuove corazzate, introdussero la motorizzazione diesel integrale nelle corazzate "tascabili", tanti cavalli in poco spazio e con poco peso, abbinarono ad ogni singolo asse di eliche due o più motori tutti collegati allo stesso riduttore, potenza modulare e tutto molto compatto, niente caldaie e niente vapore.
certo, con il mare mosso, bisognava stare molto attenti ai "fuorigiri" ma le "tascabili" tedesche possono essere considerate tra le migliori realizzazioni di sempre.
una volta messo il riduttore anche le turbine (a vapore e a gas) si divertirono a combinarsi con i diesel costruendo tutta una serie di famiglie che vengono sintetizzate dalla mirabile nomenclatura anglosassone.
le codag, codog, cogag e cogog descrivono tutta una serie di combinazioni di accoppiamento dei generatori ad un singolo asse d'elica.
combined diesel and gas (codag) indica un riduttore con che accoppia un motore diesel (meglio due) ad una turbina gas, che possono lavorare contemporaneamente, mentre una "or" al posto della "and" indica che i generatori sono in alternativa, spenti o l'uno o l'altro.
dalla combinazione delle tre "macchine" (d, g o v) ognuno può divertirsi ad inventare la motorizzazione che più gli aggrada, ed è possibile trovare il rappresentante di ogni configurazione nella storia delle costruzioni navali.
alla fine il sottomarino ha imposto la sua "legge" anche qui, quando si trattò di spingere il sottomarino "al massimo" (sia diesel che a vapore "nucleare) la soluzione vincente venne trovata nella particola soluzione diesel-elettrica.
il sottomarino, quando era un semplice "sommergibile", navigava per la maggior parte del tempo "a diesel" e relegava la "trazione elettrica" esclusivamente quando era in immersione (sotto alla quota snorkel), dove le batterie (imponenti) alimentavano i motori elettrici, piccoli e poco potenti, per assicura le 8 ore di autonomia ai faticosi 8 nodi di velocità.
quando il sommergibile diventò "sottomarino" i motori elettrici non potevano essere più "asfittici" dovendo spingere sott'acqua più di quello che poteva fare il diesel in superficie., morale il motore elettrico era il più "prestante" dei due e il diesel venne relegato a "caricabatterie", il sottomarino andava sempre "elettrico" ed il generatore diesel veniva spento od acceso "alla bisogna". questa soluzione aveva tutta una serie di vantaggi, le eliche potevano girare al regime "piaciuto" lento, lentissimo e quindi "silenzioso" non dovendo più sottostare alle leggi meccaniche del diesel.
il gruppo generatore (diesel e alternatore) poteva essere dislocato e disposto "a piacere" nel sottomarino, essendo collegato al motore (e quindi all'asse dell'elica) da cavi elettici e non più da colossali riduttori, i motori elettrici erano in grado di trasformare in coppia qualsiasi potenza, sostituendo il riduttore anche dal punto di vista filosofico.
nei sottomarini questi motori elettrici erano diventati delle "sanguisughe" di energia e nonostante l'aumento indiscriminato di accumulatori elettrici, l'autonomia di "inseguimento" della "preda" era limita a 2 o 3 ore.
con la disponibilità del "vapore atomico" fu un "gioco da ragazzi" sostituire i diesel ad accoppiare le turbine a vapore agli alternatori.
quando le portaerei americane divennero "atomiche" il ventre della nave era pieno di turbo-alternatori sparsi "a casaccio" che alimentavano i motori elettrici collegati con assi eliche, numerosi, e disposti secondo criteri dettati dalle eliche e non dai motori.
perché questa soluzione prendesse piede anche nelle applicazioni "convenzionali" ci volle del tempo, ma alla fine il diesel-elettrico ha preso sempre più piede, prima in piccole nicchie di applicazione (rimorchiatori e rompighiaccio) dove si è "fatto le ossa" per poi esplodere nelle applicazioni più nobili dove l'insuperabile libertà di "layout" ha rapito l'immaginazione degli eretici architetti navali che costruiscono le nuove navi da crociera.